Avanti!
(USA 1972, Che cosa è successo tra mio padre e tua madre?, colore, 144m); regia: Billy Wilder; produzione: Billy Wilder per Phalanx-Jalem; soggetto: dall'omonimo testo teatrale di Samuel Taylor; sceneggiatura: Billy Wilder, I.A.L. Diamond; fotografia: Luigi Kuveiller; montaggio: Ralph E. Winters; scenografia: Fernando Scarfiotti; costumi: Annalisa Nasalli-Rocca; musica: Carlo Rustichelli.
Un ricco industriale americano muore a Ischia durante le vacanze e il figlio Wendell giunge sull'isola per sbrigare le questioni burocratiche relative all'espatrio della salma. Ma è giorno di vacanza, gli uffici sono chiusi e Wendell dovrà attendere la settimana seguente. Nel frattempo conosce una signorina inglese, Pamela Piggott, giunta anch'ella a Ischia per riprendersi la salma della madre, morta in auto col padre di Wendell. Si viene così a scoprire che i due si vedevano ogni anno sull'isola per le vacanze da molti anni, intrattenendo una storia d'amore molto discreta. Ma le salme scompaiono e i due figli si scontrano: Wendell è impaziente, sbrigativo, Pamela, serena, affabile. Lui sospetta addirittura che la ragazza abbia sottratto i cadaveri per accondiscendere al volere dei due defunti: rimanere insieme sull'isola anche da morti. In realtà, il rapimento è stato compiuto dai fratelli Trotta, che intendono avere del denaro per i danni alla loro vigna causati dall'auto uscita di strada. Sistemata la questione, Wendell si ritrova oggetto di un ricatto: un cameriere l'ha fotografato mentre prendeva il bagno nudo insieme a Pamela. Fortunatamente in tutta la sua avventura ischitana Wendell può contare sull'abilità e l'efficienza di Carlucci, il direttore dell'hotel, che sistema per lui ogni problema. Il cameriere però non vuole denaro, ma un visto per gli Stati Uniti, da cui è stato espulso come indesiderabile, poiché intende sfuggire alla sua amante Anna, che è incinta e che infine lo uccide. Nel frattempo arriva dagli USA l'amico J.J. Blodgett del Dipartimento di Stato per dare una mano a Wendell. Questi però si è ormai innamorato di Pamela e mette nella cassa il corpo del cameriere, sotterrando invece sull'isola il padre insieme alla madre della ragazza. I due si lasceranno, ma con la promessa di rivedersi ogni anno a Ischia per un mese di vacanze. Come i loro genitori.
Uno dei film più commoventi e teneri del grande regista, una commedia dal "fascino viennese" (G. Colpart) trapiantata sull'isola mediterranea e condita del divertito ‒ ma qui mai amaro ‒ cinismo dell'autore. Due concezioni della vita si scontrano, non solo nelle persone di Wendell e Pamela, ma anche e soprattutto nell'americanismo efficientista (Wendell, J.J.) e nel ritmo indolente ma arguto degli italiani (i Trotta, i funzionari locali, in certa misura lo stesso factotum Carlucci). Nella Ischia di Billy Wilder non una persona, un luogo, un oggetto sono quel che appaiono: tutto ha una maschera, un'apparenza dietro la quale sta una verità nel cui riconoscimento si identificano il senso e il valore della vita. L'Italia di Wilder ha un retrogusto da terzo mondo, è il paese dell'arte di arrangiarsi, ma sempre attraverso un understatement rispettoso, che è la forma nazionale della critica a chi rappresenta il paese più ricco e potente del mondo. L'arroganza pragmatica di Wendell deve arrendersi davanti a un orologio che misura il tempo in modo radicalmente diverso da quello della produzione. E in un luogo del genere ciò che sta dietro le apparenze, pur nella mediazione di una parola cauta e ossequiosa, deve prima o poi emergere. Bare che custodiscono falsi cadaveri, camerieri che sono affiliati mafiosi, gaudenti vecchietti che fan finire in barella le giunoniche infermiere che li assistono (non nella malattia ma nell'impenitente divertimento di una discoteca che porta in camera da letto): in questo continuo gioco di porte che si aprono ("Avanti!") e si chiudono sbattendo nessuno è quel che sembra. E la morale è che la vita è troppo ricca per poterla rinchiudere nei prevedibili schemi di causa ed effetto cui Wendell come americano è abituato.
Da una commedia che è insieme uno scontro fra culture e una girandola di equivoci e piccoli colpi di scena Billy Wilder ha creato una sorridente riflessione sulla vita e sulle sue ragioni. Mascherati da professionisti intenti al nostro lavoro e allineati ai modelli della morale comune, non ci accorgiamo di come essa scivola via rubandoci i piaceri teneri e veri dell'affetto, della simpatia, della fiducia, il godimento della natura e della bellezza, la riscoperta del corpo anche in un'età che un malinteso decoro vorrebbe insensibile e muto. C'è qualcosa di implacabile nel destino dei figli dei due anziani amanti estivi, chiamati da circostanze al di fuori del loro controllo a iterare la scelta dei genitori, come fosse questo l'unico modo di render loro veramente onore, di mostrare di avere davvero capito l'importanza che essi attribuivano al loro rapporto e di viverlo vicariamente per amore dei defunti. Ma non si tratta solo di rispetto: Wendell e Pamela, il magnate americano e la figlia della modesta manicure inglese, arrivano a conoscersi e ad amarsi come forse mai sarebbe accaduto al di fuori di quell'isola incantata dove nessuno sembra aver voglia di lavorare e dove il tempo ha perso (se mai l'ha avuto) ogni valore di consumo.
Tratto da una pièce dello stesso autore di Sabrina (1954), questo film non è poi tanto distante dall'altro capolavoro wilderiano nella sua esemplificazione di uno scontro fra opposti modi e valori di vita. Tuttavia, qui il vero protagonista, come si diceva, è il tema della maschera: in un primo momento falso valore adottato in omaggio alle convenzioni sociali, in seguito finzione che rende sopportabile la commedia che ognuno di noi è chiamato a interpretare. Ma una finzione che, paradossalmente, permette di vivere qualcosa di vero. Sia pure una volta all'anno, "dal 15 luglio a Ferragosto".
Interpreti e personaggi: Jack Lemmon (Wendell Armbruster Jr.), Juliet Mills (Pamela Piggott), Clive Revill (Carlo Carlucci), Edward Andrews (J.J. Blodgett), Gianfranco Barra (Bruno), Franco Angrisano (Arnoldo Trotta), Pippo Franco (Mattarazzo), Franco Acampora (Armando Trotta), Giselda Castrini (Anna), Raffaele Mottola (ufficiale ai passaporti), Lino Coletta (Cipriani), Harry Ray (Dr. Fleischmann), Guidarino Guidarini (maître d'hôtel), Giacomo Rizzo (barman), Janet Agren, Yanti Sommer (infermiere), Antonio Faà Di Bruno (portiere), Aldo Rendine (Rossi), Maria Rosa Sclauzero, Melù Valente (hostess).
F. La Polla, La maschera come opposizione e come integrazione in Billy Wilder, in "Cineforum", n. 234-235, maggio-giugno 1973.
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