AVARNA, Carlo, duca di Gualtieri
Nacque a Palermo nel 1757. Di antica e nobile famiglia, s'investì marchese di Castania, duca di Gualtieri e barone di Sicaminò Grappida il 15 genn. 1812 in seguito alla morte del fratello Bartolomeo, senza figli e discendenti. Percorse tutti i gradi della carriera amministrativa. Con cedola data in Palermo il 26 ott. 1800 fu nominato ministro della Regia Azienda di Messina; con diploma del 4 luglio 1810 fu nominato conservatore generale del Real Patrimonio. Nello stesso anno, come primo magistrato, fece parte della giunta incaricata di deliberare sui limiti delle facoltà del sovrano nei confronti delle proposte del parlamento. Nominato pari temporale nel 1812, nel conflitto tra parlamento e corona prese risolutamente le parti del re.
Di principî assolutistici e convinto che l'autorità dei re, come ironicamente scrisse il Palmieri, dovesse essere "illimitata quanto quella di Dio", non mostrò simpatie per la costituzione del 1812, sicché, se ebbe la stima del sovrano, si alienò completamente l'animo dei liberali.
Durante il governo imposto dal Bentinck e capeggiato dal principe di Belmonte si tenne assente dalla scena politica; ma, caduto il governo per il dissidio sorto tra i principi di Castelnuovo e di Belmonte e ritornato al potere il re, che in quel frangente aveva nominato vicario il figlio Francesco (febbr. 1813), fu nominato ministro dell'Interno, carica che mantenne fino al 1815, fino cioè all'abolizione della costituzione del 1812.
Dopo i moti separatisti del '20, essendo stato istituito il ministero per gli Affari di Sicilia, ebbe dal re affidato, come persona di particolare fiducia, quel dicastero che avrebbe avuto il compito di conciliare le aspirazioni dei Siciliani con la politica accentratrice del governo. Fedele alla dinastia borbonica, godette ancora la stima di Francesco I, che nel 1828 lo nominò presidente del Consiglio, carica che mantenne fino alla morte, avvenuta a Napoli il 18 maggio 1836.
Al suo governo si attribuiscono il regolamento organico del Consiglio di stato emanato dal re il 13 luglio 1833, la soppressione delle Regie Cacce, la regolamentazione della istituzione dei maggioraschi, la riduzione del dazio sul macinato e l'economia dei bilanci per la riduzione del deficit. Favorevole alla politica accentratrice di Ferdinando II si alienò sempre più l'animo dei Siciliani.
Bibl.: N. Palmieri Saggio storico e politico sulla costituzione del Regno di Sicilia infino al 1816, Losanna 1847, p. 254; P. Balsamo, Sulla istoria moderna del Regno di Sicilia, memorie segrete, Palermo anno I della Rigenerazione (1848), p. 126; N. Nisco, Ferdinando II ed il suo regno, Napoli 1884, pp. 28 s.; F. San Martino De Spucches, La storia dei feudi e dei titoli nobil. di Sicilia, II, Palermo 1924, p. 337.