AVENCHES (A. T., 20-21)
Villaggio della Svizzera, capoluogo di distretto, cantone di Vaud, situato, a 480 m. s. m., a S. del Lago di Morat, sulla ferrovia Lyss-Losanna; nel 1920 aveva 1730 abitanti. Della città romana, chiamata Aventicum (v. sotto), molti resti sono ancora visibili, cioè gran parte delle mura, il cui circuito misurava sette chilometri, con le porte, un anfiteatro non ancora scavato completamente, un teatro assai ben conservato, la colonna detta Cigonier, gli avanzi d'un tempio e un'importante collezione di oggetti trovati durante gli scavi, oggi nel museo; speciale menzione merita la bella mano votiva di bronzo e un bassorilievo con la lupa che allatta Romolo e Remo. La città abbandonata per molto tempo fu riedificata nel Medioevo. Notevoli sono la torre del Duecento che contiene il museo, la chiesa di S. Maria Maddalena, romanica, restaurata circa il 1500, con resti di affreschi e il castello ricostruito nel 1565 circa. Le case sono sul tipo di quelle di Berna, con loggiati.
Storia. - Aventicum, detto anche Aventiculum (Itin. Ant., 352), Helvetiorum, era la città principale degli Elvezî (v.); onde erra Tolomeo (II, 9, 10) quando la dice città dei Sequani.
Il primo ricordo che ne abbiamo è da Tacito (Hist., I, 67 segg.) a proposito della campagna dei Vitelliani del 69 d. C. Allora, secondo la narrazione dello storico, gli Elvezî, che avevano tenuto per Galba, furono assaliti e sconfitti da uno dei legati di Vitellio, Alieno Cecina, e la città sarebbe stata distrutta se per essa non avesse impetrato e ottenuto grazia dall'imperatore un'ambasceria, capitanata da tal Claudio Cosso, forse originario della stessa Aventico. La sua fortuna data però soltanto dal tempo di Vespasiano. Un cronista del sec. VII, Fredegario (I, 2, 36), attribuisce addirittura a questo imperatore la fondazione della città, e a Tito il completamento e l'abbellimento di essa (Vespasianus... Aventicum civitatem aedificari praecepit. A filio suo postea expletur...), ma quanto si è detto vieta di prendere alla lettera le sue parole. Certo a Vespasiano si deve la concessione del privilegio di colonia al popolo degli Elvezî: colonia che prese il nome di Pia Flavia Constans Emerita Helvetiorum foederata. Occorre notare che tal nome, che si ripete in due iscrizioni di Aventicum, non si riferisce propriamente alla città, ma a tutto il popolo degli Elvezî: gli abitanti di Aventicum sono detti coloni o incolae Aventicenses. L'appellativo di Emerita fa credere che l'imperatore deducesse in mezzo ai nativi del paese un nucleo di veterani, l'altro di foederata che il diritto accordato fosse il diritto latino, non quello di piena cittadinanza romana.
Aventicum, il centro degli Elvezî, era sulla strada che da Augusta Praetoria (Aosta) attraverso il Gran S. Bernardo giungeva ad Augusta Rauracorum (Augst presso Basilea; Itin. Ant., loc. cit.; Tab. Peut.), arteria di primaria importanza per le comunicazioni fra l'Italia e il Reno: d'altro canto passava per essa, e s'incrociava con la prima, la strada che, correndo trasversalmente all'incirca in direzione est-ovest, per la valle dell'Aare e i passi del Giura congiungeva Vindonissa (Windisch) e l'alta valle del Reno con il paese degli Allobrogi e la Gallia Lugdunense. Tra la fine del sec. I e la metà del III sorse e si sviluppò la città, della quale restano ancora notevoli avanzi (v. sopra).
Alla metà del sec. III, al tempo di Galliene, Aventicum dovette subire danni dalle invasioni degli Alamanni; e tali danni dovettero essere assai gravi, se nel secolo seguente Ammiano Marcellino (XV, 11, 12) diceva di essa: Desertam quidem civitatem, sed non ignobilem quondam, ut aedificia semidiruta nunc quoque demonstrant.
Dopo la riforma dioclezianea fece parte della provincia Maxima Sequanorum. Sede episcopale, ne abbiamo ricordo come tale sino al cadere del sec. VI: non è improbabile tuttavia, che, pur mantenendone nominalmente il titolo, il vescovo risiedesse già negli ultimi tempi in altre città della regione.
Dea eponima della città era Aventia, divinità d'origine celtica.
Bibl.: C. Bursian, in Mitth. antiquar. Gesellschaft. in Zürich, XVI, i; Th. Mommsen, in Corp. inscr. lat., XIII, ii, p. 5 segg.; E. Secrétan, Aventicum: son passé et ses ruines, Losanna 1905, ecc.