Avicebron (anche Avicebrol o Avencebrol) Nome con il quale è noto in Occidente il poeta e filosofo ebreo di Spagna Shĕlōmōh ben Yĕhūdāh Ibn Gĕbīrōl (n. forse Malaga 1020 ca
m. Valenza 1058 ca.). Il suo pensiero filosofico è esposto nel libro Fonte di vita che, perduto nell’originale arabo, è giunto in traduzione ebraica e latina. Alla sua base stanno le dottrine emanatistiche neoplatoniche e specialmente plotiniane, anche se alcune integrazioni sembrano contributi personali di Avicebron. Di particolare rilievo sono la teoria dell’ilomorfismo universale, secondo la quale non soltanto le sostanze corporee, ma anche quelle intelligibili, constano di materia e di forma (la possibilità delle cose è infatti sostanzialmente assimilata alla materia); e la concezione della volontà di Dio come principio creatore, con cui A. cerca di spiegare il passaggio dall’unità divina al dualismo materia-forma e di superare la necessità dell’emanazione del mondo da Dio attraverso la tesi del libero atto del volere divino. Entrambe le teorie ebbero una certa influenza sul pensiero latino medievale. Altre opere (in arabo) di A., sono il Kitāb iṣlāh al-akhlāq («Libro del miglioramento delle qualità morali»), trattatello di morale pratica, e forse anche il Mukhtār al-giawāhir («Scelta di perle»), raccolta di sentenze di varie fonti arabe. Ad A. si deve inoltre una produzione poetica di carattere profano (dallo stile e dai motivi prossimi alla poesia araba) e una di ispirazione religiosa che trova la migliore espressione nel poemetto (in ebraico) Keter malkūt («Corona regale»), dedicato all’esaltazione di Dio, attraverso la contemplazione delle meraviglie del creato.