AVITO (M. Eparchius Avitus; o M. Maecilius Avitus)
Imperatore romano d'Occidente dal 455 al 456 d. C.
Pare più probabile il gentilizio Eparchius noto da una iscrizione cristiana (De Rossi, Inscr. Chr., 1, 344-355) che non Maecilius, che compare su un'unica moneta di dubbia autenticità.
Nato in Arvernia da illustre famiglia patrizia, nominato generale da Petronio Massimo, fu inviato a Tolosa per trattare la pace con Teodorico II (455). Essendo stato assassinato l'imperatore, si fece proclamare Augusto ad Arles. Tornato a Roma per combattere Genserico, vi fu accolto come liberatore ed il suo panegirico fu letto in senato dal genero Sidonio Apollinare. Combatté i Vandali con alterna sorte finché Ricimero, cui aveva affidato il comando, non gli si ribellò e, sconfittolo a Piacenza, lo costrinse ad abdicare (456). Ordinato vescovo di Piacenza morì poco dopo mentre cercava di raggiungere la Gallia.
Nelle poche emissioni monetarie da cui ci è nota la sua effige, egli compare sia diademato e di profilo, sia di prospetto e con elmo, ma l'incertezza, l'oscillazione di tipo iconografico rendono quanto mai incerta la ricostruzione di un ritratto sicuro; alle difficoltà presentate dalla varietà dei tipi si aggiunge la particolare inferiorità stilistica dei conî quanto mai poveri e stilizzati. Tratti senza dubbio individuali sono il naso aquilino, l'occhio tondeggiante con palpebre piuttosto spesse, le guance un po' flaccide, la forma allungata del volto e la barba corta e ricciuta (che per altro non appare in tutti i conî). Assai meno personali e anche più scadenti stilisticamente quei conî che ci danno un tipo del tutto diverso, molto giovanile, con naso dritto e lungo, mento piccolo e sbarbato e collo allungato.
Bibl.: Cohen, Médailles Impériales, VIII, Parigi 1892, p. 221 ss.; Pauly-Wissowa, II, 2, 1896, s. v. Avitus, n. 5; R. Delbück, Spätantike Kaiserporträts, Berlino 1933, p. 99, tav. 21.