avvallare
. È usato come intransitivo (e intransitivo pronominale) nel senso proprio di " scendere a valle, in basso ": in vegnon di là onde 'l Nilo s'avvalla (lf XXXIV 45), e in Or avvalliamo omai tra le grandi ombre (Pg VIII 43), cioè nella valletta dei principi (cfr. Guittone O cari frati 187 " laid'è di gran monte avallare / e nel valle afondare ", Tutto ch'eo poco 55 " non deggio temere / (tanto sono avallato) / di più basso cadere ").
Per estensione, con costrutto transitivo, vale " chinare ", " piegare ", in Pg XIII 63 l'uno il capo sopra l'altro avvalla, dove indica l'atto dei ciechi che a' perdoni appoggiano l'uno il capo sull'altro per suscitare compassione; e in XXVIII 57 volsesi... non altrimenti / che vergine che li occhi onesti avvalli, " inclinet ad terram " (Benvenuto), " cali giuso " (Buti).
In Pg VI 37 ha valore metaforico ed è riferito alla cima del giudizio divino che non s'avvalla, " non diminuisce " (Landino), " non si mitiga ", resta qual era prima, anche se il fuoco di amore dei sopravvissuti riesce a pagare in un punto il debito che gli espianti avrebbero pagato in lungo periodo di tempo.