avvampare
. Il verbo si legge nella Commedia nella forma intransitiva e con uso figurato. In Pg VIII 84 segnato de la stampa / ... di quel dritto zelo / che misuratamente in core avvampa, il dritto zelo, inteso come " giusto amore " (Benvenuto, Buti, Anonimo; Sapegno) piuttosto che come " giusto sdegno " come i più interpretano, " arde nel cuore senza eccessi ". In Pd XXV 82 l'apostolo Giacomo attenua l'elogio di D., che, esaminato intorno alla seconda virtù teologale, afferma di essere stato validamente rafforzato nella speranza dall'Epistola del santo: è cosa naturale, dice, che io trasmetta ad altri l'amore ond'io avvampo; il che, del resto, avviene dello stesso Dante. Questo ardere e risplendere d'amore dell'apostolo è anticipato dalla terzina precedente, ricca di termini attinenti alla luce e al calore (vivo seno di quello incendio, lampo, baleno).
L'uso transitivo del verbo, col significato di " offendere con la vampa ", " bruciare ", è attestato nel Fiore: sì 'l recava [il brandone, cioè la fiaccola] ... / per avvampar chiunque l'è davanti; sentì 'l caldo / di quel brandon, che così l'avvampava (XVII 4 e 10). Lo stesso significato in Chiaro La salamandra 7.