maniera, avverbi di
Avverbi di maniera (detti anche di modo o qualificativi) è la denominazione tradizionale di una vasta categoria di ➔ avverbi che esprimono il modo o la maniera in cui ha luogo l’evento indicato dal predicato, oppure specificano l’ambito o il grado in cui una determinata proprietà si applica:
(1) ha confessato spontaneamente
(2) parlar chiaro [o bene o male]
(3) un libro particolarmente bello
(4) politicamente scorretto.
L’avverbio di maniera può essere analizzato da più punti di vista: oltre che semanticamente, anche dal punto di vista morfologico e quantitativo.
Dal punto di vista morfologico l’avverbio di maniera (al pari della maggior parte degli altri avverbi) può essere:
(a) una forma semplice, cioè costituita da una sola parola (per es., bene, male), passibile di ➔ alterazione (per es., diminutivo: benino, accrescitivo: benone) e di gradazione (per es., superlativo: benissimo);
(b) una forma complessa: o derivato in -mente da aggettivi qualificativi (come deliziosamente, con il superlativo deliziosissimamente) o da aggettivi di relazione (manzonianamente «alla maniera di Manzoni»; ➔ relazione, aggettivi di); o derivato in -oni deverbale (carponi, ciondoloni) e a volte denominale (bocconi, ginocchioni); o ottenuto per ➔ conversione di aggettivo (parlare chiaro con il superlativo chiarissimo; esatto «esattamente»; affermativo «sì») o locuzione avverbiale (➔ avverbiali, locuzioni), del tipo alla + aggettivo femminile (alla grande, alla svelta, all’italiana, ecc.).
Dal punto di vista sintattico, l’avverbio di maniera può:
(a) collegare due frasi (si parla allora anche di avverbio testuale o connettivo): Piera non è stata accettata nel club e allo stesso modo Stefania è stata rifiutata;
(b) combinarsi con una frase, formando così un avverbio di frase: semplicemente, hai sbagliato!;
(c) formare da solo una frase: ottimamente!, perfettamente! certamente!;
(d) combinarsi con un costituente di frase, e in particolare:
(i) con un sintagma verbale, formando avverbi di predicato (per es., risponde brillantemente), avverbi argomentali (per es., si è comportato signorilmente), avverbi circostanziali (per es., ha risposto correttamente) e avverbi attributivi (per es., è partito tranquillamente);
(ii) con un sintagma nominale: specialmente i suoi amici si sono comportati male; solamente Paolo ha risposto;
(iii) con un sintagma aggettivale: straordinariamente bello;
(iv) con un sintagma avverbiale: è particolarmente tardi;
(v) con un pronome: specialmente lui ha sbagliato;
(vi) con un sintagma preposizionale: lo ha fatto espressamente per lui.
Gli avverbi di maniera formano una classe chiusa nel caso degli avverbi in -oni; una classe aperta, invece, nel caso dei derivati in -mente, pur con restrizioni semantiche.
In quanto classe aperta deaggettivale (derivante cioè da aggettivi), dal significato spesso prevedibile, gli avverbi in -mente non sono per lo più riportati nei dizionari, se non quando il significato non è prevedibile dalla base; in tal caso sono spesso sotto-lemmi, anziché lemmi autonomi.
In un dizionario medio come De Mauro (2000), con circa 130.000 lemmi, gli avverbi sono complessivamente 5260: tra questi, quelli in -mente sono 4351, quelli in -oni 44 (denominali e deverbali), gli avverbi (non in -mente) e aggettivi invariabili 267, poiché gli altri 628 lessemi sono solo avverbi; le locuzioni avverbiali, di modo e non, sono infine ben 2342, di cui circa 80 quelle dalla struttura alla + aggettivo femminile (o nome).
Quanto alla frequenza e vitalità (seguendo ancora De Mauro 2000, che distingue 11 marche d’uso: fondamentali, alto uso e alta disponibilità, costituenti il vocabolario di base, e quindi comuni, basso uso, obsolete, letterarie, regionali, dialettali, esotismi, tecnico-specialistiche), possiamo ripartire i nostri sottoinsiemi come si vede nella tab. 1: dei derivati in -mente il solo marcato come fondamentale è talmente (è talmente bravo); i tre elementi di alto uso sono invece: artisticamente (che significa «in modo artistico» e «dal punto di vista artistico»), attualmente (avverbio di tempo) e solamente. Rientra invece tra gli avverbi comuni, per es., praticamente. I derivati in -oni indicano posizioni irregolari del corpo umano, per lo più deverbali (per es., barcolloni, carponi, ciondoloni, penzoloni, rotoloni, ruzzoloni, tastoni, tentoni), qualcuno denominale (per es. bocconi, ginocchioni). Locuzioni avverbiali con la struttura alla + aggettivo femminile (o nome) comuni sono, per es., alla carlona, alla chetichella, alla cieca, alla follia, alla romana, alla sans façon, alla svelta, alla lettera. Locuzione avverbiale di basso uso è, per es., alla grossa «approssimativamente»; obsoleti e letterari alla presta, alla reale.
Per quanto riguarda specificamente la formazione degli avverbi in -mente, essa risponde a tre regole, che comportano l’aggiustamento della vocale finale della base aggettivale:
(a) o → a + -mente: con aggettivi a due uscite (masch. -o / femm. -a), la vocale finale diventa -a dinanzi al suffisso -mente: simpatico + -mente → simpatica-mente;
(b) e → e / CC oppure C ≠ l, r + -mente: cioè con aggettivi ambigenere a una sola uscita in -e preceduta da più consonanti (pedestre → pedestre-mente) o da consonante diversa da /l, r/, la finale -e resta invariata dinanzi al suffisso -mente: cortese → cortese-mente;
(c) e → Ø / V (l, r) + -mente: con aggettivi ambigeneri a una sola uscita in -e preceduta da /l, r/, la vocale finale -e è cancellata dinanzi al suffisso -mente: facile → facil-mente, maggiore → maggior-mente.
Storicamente, il riaggiustamento in -a nel caso degli aggettivi a due uscite è dovuto al fatto che in latino l’antecedente di questi avverbi era un sintagma nominale: lenta mente «con mente lenta», «in maniera lenta»; successivamente, per ➔ grammaticalizzazione, le due parole si sono fuse (➔ univerbazione).
Quanto alla cancellazione di -e per le basi terminanti in /l, r/, il processo (chiarito da Castellani 1960: 271-272) ebbe inizio nel fiorentino con le basi piane (igual-mente) per estendersi poi alle sdrucciole (per es. sìmile-mente → sìmil-mente → simil-mènte), nell’arco compreso fra la seconda metà del Duecento e la seconda metà del Trecento, diventando l’apocope la norma con basi piane e sdrucciole alla fine del Quattrocento.
Un centinaio sono le (presunte) eccezioni nella formazione degli avverbi in -mente (Sgroi 2004 e 2005), in realtà riconducibili pur sempre alle suddette regole, se si tiene conto delle varianti cronologiche delle basi dei derivati, o delle diverse basi etimologiche o di pressioni interne dei paradigmi derivazionali dei suffissati. Per es., l’avverbio violentemente presuppone l’antica base violente, mentre il corrente violento (< lat. violentum) ha dato luogo alla forma violentamente, non accolta dai lessicografi. L’avverbio unanimemente è regolarmente costruito a partire da unanime (< lat. tardo unanimem) e coesiste con unanimamente, costruito su una base in -o unanimo (< lat. unanimum). L’attuale leggermente presuppone come base l’antico aggettivo leggère (← fr. ant. legier), mentre il moderno leggero (altro possibile adattamento della base etimologica) ha dato luogo al disusato leggeramente. La base frivolo (< lat. frīvŏlum) spiega il derivato frivolamente, scalzato tuttavia da frivolmente come conseguenza della pressione del paradigma degli avverbi in -olmente (ben 157 stando a De Mauro 2000) su quelli in -olamente, appena quattro: oltre frivolamente, anche ridicolamente, solamente e subdolamente.
Per analoga pressione strutturale anche il normale ridicolamente costruito sulla base dell’agg. ridicolo (< lat. ridĭcŭlum) è passato a sua volta nella schiera dei più forti diventando ridicolmente. Il normale benevolo (< lat. benĕvŏlum) non ha dato luogo al derivato *benevolamente, anche perché era già esistente la variante benevole da cui il corrente benevolmente.
Se la comune base crudo (< lat. crūdum) dà conto del regolare crudamente, il derivato crudemente, assente nella lessicografia ma in uso presso parlanti colti meridionali, presuppone una base *crude- non documentata, che si può tuttavia spiegare come risultato dell’attrazione di un sinonimo comune come crudelmente.
Il corrente altrimenti, in considerazione della irregolare formazione (altri + -menti) e della notevole allomorfia nell’italiano antico, si configura come calco-adattamento del fr. autrement < lat. altĕra mente; non diversamente il derivato parimenti «ugualmente, nello stesso modo», in considerazione della anomala formazione (pari + -menti), si configura come calco dell’ant. fr. perment.
Particolare è il sei-settecentesco, avverbio scherzoso, precipitevolissimevolmente, non derivato in -mente, ma ottenuto per incrocio (o parola macedonia; ➔ parole macedonia) di precipitevolissim(amente) + (precipit)evolmente.
Castellani, Arrigo (1960), Una particolarità dell’antico italiano: “igualmente - similemente”, «Studi linguistici italiani» 1, pp. 85-108 (poi in Id., Saggi di linguistica e filologia italiana e romanza (1946-1976), Roma, Salerno Editrice, 1980, 3 voll., vol. 1º, pp. 254-279).
De Mauro, Tullio (2000), De Mauro. Dizionario della lingua italiana, Torino, Paravia, con CD-Rom.
Serianni, Luca (2000), Italiano. Grammatica, sintassi, dubbi, con la collaborazione di A. Castelvecchi; glossario di G. Patota, Milano, Garzanti.
Sgroi, Salvatore C. (2004), “Morfologi, vi esorto alla storia!” Pseudo-eccezioni nelle regole di formazione degli avverbi in -mente, «Studi di grammatica italiana» 23, pp. 87-190.
Sgroi, Salvatore C. (2005), Precipitevolissimevolmente: derivato o che?, «Quaderni di semantica» 51, 1, pp. 145-50.