temporali, avverbi
Gli avverbi temporali sono ➔ avverbi e locuzioni avverbiali (➔ avverbiali, locuzioni) che indicano il momento in cui si svolge un’azione indicata dal predicato, o quello in cui è dato registrare una certa condizione (➔ temporalità, espressione della).
Possono essere suddivisi in tre gruppi, secondo che facciano riferimento a un momento in modo più o meno determinato, o in modo indeterminato. Ci sono inoltre quelli che possono essere definiti ibridi, in quanto si incrociano con gli avverbi di quantità (➔ quantità, avverbi di) o con quelli di maniera (➔ maniera, avverbi di).
Tra gli avverbi temporali indicanti un momento determinato, misurabile, vanno menzionati dapprima quelli che fanno riferimento all’unità-giorno. Questi possono situare l’evento espresso dal verbo nella giornata in corso (oggi), oppure, prendendo quest’ultima come parametro, collocarlo il giorno prima (ieri) o il giorno dopo (domani). Il limite massimo, rispetto all’oggi, entro cui esistono avverbi temporali specifici, non supera il secondo giorno, precedente (l’altro ieri, l’altr’ieri) o seguente (dopodomani, posdomani). La situazione può essere rappresentata dallo schema seguente (Serianni 1988: XII, § 29): l’altro ieri – ieri – oggi – domani – dopodomani.
Per indicare il giorno successivo al giorno dell’enunciazione (oggi) si trovano anche le varianti dimani (desueto), l’indomani o la locuzione il giorno dopo (solo con la terza persona).
Gli avverbi ieri, oggi (con le varianti oggidì, oggigiorno), domani, vengono anche adoperati per indicare genericamente il passato, il presente e il futuro. In quest’uso, spesso, essi figurano insieme, come nel titolo del celebre film di Vittorio De Sica: Ieri, Oggi, Domani.
Gli avverbi che si riferiscono all’unità-giorno possono unirsi ai nomi mattina, pomeriggio, sera, notte per precisare la designazione. Se ci si riferisce alla giornata in corso si adopera, solo in unione con pomeriggio, l’avverbio oggi (oggi pomeriggio); altrimenti si userà il deittico questa (che va a formare una locuzione avverbiale) o la sua forma abbreviata sta-: si hanno così le forme questa mattina o stamattina; questa sera o stasera; questa notte o stanotte. Si può anche avere la locuzione questo pomeriggio. Se ci si riferisce al giorno precedente si ha ieri mattina (o iermattina); ieri pomeriggio; ieri sera (o iersera); ieri notte (o iernotte). Allo stesso modo, se ci si riferisce al giorno seguente, si avranno le locuzioni domani mattina (con la variante domattina); domani pomeriggio; domani sera (desueto domandassera); domani notte (o domani a notte). Anche per riferirsi a due giorni precedenti o a due giorni seguenti si hanno le forme ieri l’altro mattina / sera, ecc., dopodomani mattina / sera, ecc.
In questo primo gruppo rientrano anche gli avverbi o le locuzioni avverbiali indicanti l’unità-anno. Per indicare l’anno in corso si ha quest’anno; per l’anno precedente si adopera l’anno scorso (con le varianti l’altr’anno, un anno fa e altre diatopicamente marcate). Per più anni precedenti si adoperano le locuzioni X anni fa / or sono. Per l’anno successivo si usano l’anno prossimo / fra un anno / l’anno venturo e altre varianti regionali, come ’st’altr’anno. Le considerazioni svolte per l’unità-anno valgono anche per l’unità-mese, l’unità-settimana, l’unità-ora.
Gli avverbi temporali possono anche far riferimento a un momento, senza però fornire una misurazione precisa, come accadeva negli avverbi visti in § 2. Ecco i casi principali:
(a) ora / adesso / mo’ (dialettale) collocano un’azione o uno stato nel presente:
(1) ora chiamo Lucia
(2) sono tornato adesso
(3) mo’ vengo
(b) finora indica che un’azione o uno stato si sono protratti fino al momento presente:
(4) finora non sono riuscito a contattarlo
(c) prima pone l’azione o lo stato descritti dal verbo in un tempo precedente al momento dell’enunciazione:
(5) prima Maria non era così suscettibile
(d) dopo / poi collocano l’azione in un momento successivo a quello dell’enunciazione:
(6) uscirò dopo
(7) poi le parlerò
(e) presto / subito indicano che l’evento si è svolto, si svolge o si dovrà svolgere in brevissimo tempo, immediatamente, prima del tempo previsto:
(8) presto ti passerà
(9) sono corso subito da Carla
(f) tardi esprime il fatto che un evento si è compiuto, si compie o avrà luogo parecchio dopo il momento previsto:
(10) arriverò tardi stasera
(g) talvolta / talora indicano che un’azione si svolge a intervalli irregolari:
(11) talvolta / talora si dimentica di essere una signora
(h) spesso indica la frequenza, l’abitualità di un’azione o di uno stato:
(12) spesso vado al cinema
(i) sempre / ognora (poetico) indica la continuità dello svolgersi di un’azione o del perdurare di uno stato:
(13) vengo sempre in questo ristorante
(j) mai indica che l’evento non si è svolto, non si svolge, né si svolgerà in nessun tempo:
(14) non uscirò mai con sua sorella
(k) già / or(a)mai vengono usati per esprimere che l’evento si è compiuto, è giunto a maturazione:
(15) Marco è già partito
(16) ormai è un uomo
(l) ancora esprime la continuità di un’azione o di uno stato (17); se reiterato nelle interrogative, esprime insofferenza verso qualcuno o qualcosa (18):
(17) piove ancora
(18) ancora Edda, ancora?
(m) allora ha il significato di «un tempo»:
(19) allora avevamo poco, ma eravamo più felici.
Talvolta l’indicazione temporale viene fornita da avverbi o da locuzioni avverbiali che, a rigore, non rientrerebbero tra gli avverbi temporali veri e propri, ma apparterrebbero agli avverbi di maniera o di quantità (in quest’ultimo caso, si tratta più precisamente di aggettivi indicanti quantità uniti al nome tempo, poi eliminato: è poco [tempo] che non la vedo). Si segnalano qui i più frequenti:
(a) velocemente / rapidamente / in fretta / in un batter d’occhio sono sinonimi di subito o di presto:
(20) Si era sbrigato in fretta dal disarmare la Provvidenza (Giovanni Verga, I Malavoglia)
(21) La donna in un batter d’occhio, portò giù la tavola della pasta (Federigo Tozzi, Il podere)
(b) solitamente / di solito sono sinonimi di spesso:
(22) Io non amo di essere dipinto come solitamente io vo (Ugo Foscolo, Epistolario)
(c) un poco / un po’ stanno per «un po’ di tempo»:
(23) aspetta un poco / un po’
(d) molto / tanto / troppo / parecchio stanno per «molto tempo»:
(24) Fa piacere, non è vero, Andrea?, rivedersi dopo tanto (Gabriele D’Annunzio, Il piacere)
(e) abbastanza significa «per un tempo sufficiente»:
(25) non hai sofferto abbastanza?
(f) appena vale «subito dopo che, da poco»:
(26) Ma la mattina, a pena aperte le imposte, un senso di sollievo incominciò a diffondermisi per tutto l’essere (D’Annunzio, Giovanni Episcopo).
Diversi avverbi temporali sono usati in funzioni non strettamente temporali, cioè a scopi pragmatici o di deissi testuale.
Dal valore modale-temporale degli avverbi sempre e ancora, indicanti la ripetizione di determinate azioni o comportamenti, deriva a questi avverbi una funzione deittico-testuale, cioè di rimando a un determinato cotesto (che può essere il cotesto di un’opera letteraria o di un qualunque altro messaggio; ➔ deittici):
(27) sempre nel De vulgari eloquentia, Dante afferma che una delle caratteristiche che deve possedere il volgare illustre è di essere cardinale
(28) ancora ieri Luigi mi diceva che sarà molto difficile convincere Maria
L’avverbio ancora può anche essere impiegato con funzione pragmatica per segnalare che un fenomeno negativo si protrae e incitare qualcuno a smettere:
(29) ancora?! non volete smetterla di far chiasso?
Con funzione pragmatica viene adoperato anche l’avverbio ora (e la sua variante regionale mo’), ad indicare disappunto o perplessità sul da farsi in una difficile situazione:
(30) Ed ora come faccio? (Giuseppe Giacosa & Luigi Illica, La Bohème, quadro I).
Dardano, Maurizio & Trifone, Pietro (1997), La nuova grammatica della lingua italiana, Bologna, Zanichelli.
Serianni, Luca (1988), Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria. Suoni, forme, costrutti, con la collaborazione di A. Castelvecchi, Torino, UTET.