DE' ROSSI, Azaria (Bonaiuto)
Erudito e critico ebreo del sec. XVI. Nacque a Mantova fra il 1511 e il 1514; dimorò in Ancona, Bologna, Venezia e negli ultimi tempi della sua vita a Ferrara, ove morì nel 1578. La sua opera principale è il Mĕ'ür ‛Ēnaym (Il luminare degli occhi), divisa in tre parti: 1) Qül 'Ĕlühīm (La voce di Dio), descrizione del terremoto di Ferrara del 1570 e indagini sulle sue cause; 2) Hadrat zĕqēnīm (La gloria dei vecchi), traduzione ebraica della lettera del pseudo Aristea sull'origine della versione dei Settanta; 3) 'Imrē bīnāh (Parole di intelligenza), la parte più voluminosa e più importante dell'opera, nella quale vengono esaminate criticamente, con novità di metodo e indipendenza di criterio, molte svariate questioni di storia e di cronologia giudaica. L'opera, immeritamente dimenticata nei secoli XVII e XVIII, fu tenuta in grandissimo onore dagli studiosi del sec. XIX che celebrarono il suo autore come il "fondatore della critica storica" presso gli Ebrei. La prima edizione è di Mantova 1573. Egli scrisse anche versi in italiano, in ebraico, in aramaico e in latino.
Bibl.: B. Levi, La vita e gli scritti di A. D. R., Padova 1868; Baron, La méthode historique d'Azaria de' Rossi, Parigi 1929.