Azerbaigian
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(V, p. 692; App. II, i, p. 343; III, i, p. 198; v. urss, XXXIV, p. 816; App. I, p. 1098; II, ii, p. 1065; III, ii, p. 1043; IV, iii, p. 754; V, v, p. 698)
Geografia umana ed economica
Popolazione
Paese del Caucaso orientale affacciato sul Mar Caspio, l'A. (7.669.000 ab., secondo una stima ONU del 1998, su un territorio di 86.600 km²) partecipa dei caratteri culturali (ceppo linguistico turco-tataro, religione musulmana, vivacità demografica) propri di quell'Asia centrale ex sovietica che inizia sulla sponda opposta del più grande lago della Terra. Già repubblica dell'Unione Sovietica, divenuta indipendente dopo spinte secessioniste manifestatesi nel corso degli anni Ottanta, è entrata nell'ambito della CSI.
Dell'A. fanno parte una provincia autonoma e una repubblica autonoma, che rappresentano due anomalie geopolitiche in un certo senso 'incrociate'. La prima, il Nagorno-Karabah, enclave abitata prevalentemente da popolazione di etnia armena (circa 200.000 ab.), ha proclamato unilateralmente nel 1992 la propria indipendenza con l'aiuto dell'Armenia (v. oltre: Storia) e si è a più riprese collegata anche territorialmente con essa tramite un 'corridoio' presidiato da truppe armene, nonostante la reazione militare dell'A. e quella diplomatica della Turchia. La seconda, il Nahičevan, è un'exclave che, pur popolata da Azeri (un po' più di 300.000 unità), è separata dal resto dell'A. in quanto circondata dal territorio della stessa 'nemica' Armenia, e che nel 1992 ha proclamato una propria effimera indipendenza. Le minoranze armene, nel complesso, rappresentano circa il 5% della popolazione; altrettanti sono i Russi.
Baku (Baki), uno dei grandi centri mondiali per l'economia petrolifera, capolinea di uno dei primi oleodotti costruiti nel mondo (e altri ne sono in progetto per il Duemila), è la capitale dello Stato e la città principale: conta oltre 1,7 milioni di ab. nella sua estesa agglomerazione urbano-industriale (impianti petroliferi, petrolchimici, chimici, meccanici), ricca di verde ma anche fortemente inquinata. Fra le altre città spiccano Gandža (Gäncä) e Sumgait (Sumqayit), porto peschereccio sul Mar Caspio e cospicuo centro di attività di trasformazione (stabilimenti siderurgici, metallurgici e alimentari), entrambe con popolazione tra 250.000 e 300.000 abitanti. Decisamente più modeste sono le altre città.
Condizioni economiche
L'economia conta su una solida agricoltura, favorita dalla disponibilità di risorse idriche. Infatti il fiume Kura e i suoi affluenti forniscono quell'acqua (proveniente dalle nevi e dai ghiacci del Caucaso) che il clima asciutto nega (i rilievi che s'innalzano a O bloccano la strada ai venti umidi del Mar Nero). Perciò lungo i fiumi si sviluppano, a spese della steppa e del deserto, vaste oasi irrigue coltivate con piante subtropicali che hanno bisogno di molta acqua, come il cotone e il riso. Nell'estremità sud-orientale del paese, altimetricamente depressa, climaticamente calda e più piovosa, bonificata e irrigata, si coltivano anche tè, agrumi e tung (pianta da olio di origine cinese). Il tabacco e i vigneti prosperano anche nelle aree asciutte (compreso il Nahičevan), e l'A. è uno dei pochi paesi asiatici produttori di vino. Notevolmente diffusi sono l'allevamento dei bovini e degli ovini, e la bachicoltura.
In campo minerario e industriale, l'A. occupa, com'è noto, un posto di rilievo nella storia mondiale del petrolio. L'estrazione continua oggi in misura tutt'altro che disprezzabile e in ogni caso crescente, soprattutto sulla piattaforma continentale del Caspio, al largo della penisola di Apšeron (anche con l'intervento di capitali e tecnologie occidentali); essa è affiancata dalla produzione di gas naturale e nuove prospezioni nel campo degli idrocarburi paiono promettere per l'inizio del terzo millennio un rinnovato sviluppo del settore. Interessante anche l'estrazione di un minerale di alluminio, l'alunite (Alunitdag, nell'A. occidentale), e di minerali di ferro (Daškesan). Una notevole industria chimica si affianca a quella estrattiva degli idrocarburi, mentre alle attività agricole e di allevamento, oltre che a una buona tradizione artigianale di tipo orientale, sono connesse le industrie del cotone, della seta e della lana. *
bibliografia
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Le Caucase post-soviétique: la transition dans le conflit, éd. M.-R. Djallili, Paris-Bruxelles 1995.
I. Heleniak, The changing nationality composition of the Central Asian and Transcaucasian states, in Post-Soviet geography and economics, 1997, 6, pp. 357-78.
Storia
di Luisa Azzolini
Le sorti della Repubblica dell'A., indipendente dal 1991, rimasero legate all'esito del conflitto nel Nagorno-Karabah, regione autonoma dell'A. a maggioranza armena, che dalla seconda metà degli anni Ottanta aveva catalizzato gli opposti nazionalismi armeno e azero. Il conseguente conflitto fra A. e Armenia pregiudicò non solo la costruzione di un'area regionale caucasica economicamente integrata, ma anche l'edificazione di nuovi stati democratici dalla dissoluzione delle repubbliche sovietiche. Il protrarsi della guerra, infatti, finì per relegare in secondo piano l'attuazione di uno stato di diritto in A., l'avvio di riforme economiche, l'elaborazione di una politica estera autonoma e non condizionata da necessità militari, la formazione di una nuova classe dirigente e di un esercito nazionale in grado di rappresentare gli interessi di uno stato sovrano e non legati a gruppi locali, a clan o a singole famiglie.
I rovesci militari subiti dall'esercito azero nel biennio 1992-93 e la conquista da parte delle forze armene del Nagorno-Karabah di un quinto del territorio nazionale (con conseguenti massicce immigrazioni di Azeri nelle altre regioni del paese) provocarono la destituzione di due presidenti della Repubblica, il comunista A. Mutalibov, nel maggio 1992, e il leader del Fronte popolare, A. Elcibej, nel giugno 1993. A Elcibej, una delle rare figure di dissidente politicamente attivo nell'A. sovietico, succedette l'uomo forte del vecchio establishment comunista, H. Aliev, confermato al potere da un'elezione plebiscitaria nell'ottobre 1993 e nuovamente nell'ottobre 1998.
L'entrata in vigore, nel luglio 1994, di un cessate il fuoco in seguito a negoziati condotti sotto l'egida dell'OSCE (Organization for Security and Co-operation in Europe) fra A., Armenia e Nagorno-Karabah, provocò un'ondata di proteste e disordini violentemente repressi dalle forze governative. L'incapacità di risolvere con una vittoria militare la questione del Nagorno-Karabah (nonostante l'impiego di truppe mercenarie di Mujahiddin) e l'adeguamento forzato a una situazione né di guerra né di pace con gravi conseguenze economiche e sociali per la popolazione civile, rischiava di delegittimare il nuovo presidente esattamente come le sconfitte sul campo avevano delegittimato i suoi predecessori. Tuttavia Aliev, contrariamente a questi ultimi, riuscì a sedare i tentativi di insurrezione e a mantenere il potere, imprimendo al regime un carattere fortemente autoritario. La ribellione, nel settembre 1994, di un corpo speciale fedele al ministro degli interni R. Djavadov offrì ad Aliev l'occasione per dichiarare lo stato di emergenza, mentre l'ammutinamento di settori dell'esercito vicini al primo ministro S. Gusseinov provocarono l'allontanamento di quest'ultimo con l'accusa di aver fomentato i disordini per impedire, a vantaggio della Russia, la ratifica di un accordo fra l'A. e un consorzio di società americane ed europee per lo sfruttamento del petrolio azero. Nuovi tentativi eversivi, compiuti nel marzo 1995 con il sostegno di Djavadov, vennero soffocati nel sangue e permisero ad Aliev, adducendo a motivo il coinvolgimento dell'ex presidente Elcibej, di bandire il Fronte popolare e altri movimenti di opposizione, di limitare la libertà di stampa e di espressione.
In queste condizioni, il 12 novembre 1995 l'A. andò alle urne per le prime elezioni legislative dell'era post-sovietica. Dei 31 partiti ufficialmente registrati, solo otto poterono prendervi effettivamente parte, di cui due di opposizione (uno era il redivivo Fronte popolare). L'esito del voto, caratterizzato da numerose irregolarità segnalate dagli osservatori internazionali, assegnò la vittoria al Partito del nuovo Azerbaigian guidato da Aliev (numerosi seggi rimasero vacanti e ulteriori tornate elettorali si svolsero nei mesi successivi). Contemporaneamente venne approvata, tramite referendum, una nuova Costituzione (in sostituzione di quella sovietica del 1978), che affermava il carattere laico e democratico dello Stato. In base a essa, il presidente, eletto a suffragio universale per cinque anni, detiene il potere esecutivo insieme con il consiglio dei ministri di nomina presidenziale, mentre il potere legislativo viene esercitato da un Parlamento monocamerale composto da 125 deputati.
Anche dopo il 1995 proseguirono i negoziati con il governo armeno per una soluzione diplomatica della questione del Nagorno-Karabah, sempre con l'avallo dell'OSCE e con la mediazione del gruppo di Minsk (di cui fanno parte nove paesi dell'OSCE) e della Russia in particolare. Continuavano però a restare in sospeso la definizione dello status da accordare al Nagorno-Karabah, e la smobilitazione completa delle forze armene dal territorio azero. Il processo negoziale subì ulteriori rallentamenti a causa delle elezioni legislative e presidenziali che si svolsero nel Nagorno-Karabah nell'aprile e nel novembre 1996 nonostante il veto opposto dal governo di Baku, della nomina del presidente del Nagorno-Karabah, R. Kocharian, a capo del governo armeno nel marzo 1997 e, quindi, delle elezioni di quest'ultimo alla presidenza della repubblica armena nel maggio 1998.
Nel corso dell'avanzata armena del 1992-93 e durante la presidenza del filo-turco Elcibej, l'A. si avvicinò alla Turchia che rafforzò il blocco energetico imposto dal governo azero ai danni dell'Armenia chiudendo le proprie vie commerciali e gli spazi aerei. All'asse Baku-Ankara si contrappose un asse Erevan-Teheran, motivato, fra l'altro, dalla presenza di un'importante comunità azera in Iran di cui il governo iraniano temeva eventuali sollevazioni nazionalistiche. Negli anni successivi, tuttavia, il presidente armeno L. Ter-Petrossian ottenne dalla Turchia la riapertura degli spazi aerei verso l'Armenia, mentre il gruppo di Minsk, con in testa la Russia, prese progressivamente le distanze da Baku adottando una politica di stretta neutralità. Mosca era interessata essenzialmente all'acquisizione del petrolio azero per le industrie russe e al suo trasporto attraverso oleodotti russi: in questo senso la scelta della neutralità, o addirittura la concessione di forniture di petrolio all'Armenia nel 1994, facevano parte di una strategia politica finalizzata al riconoscimento azero degli interessi di Mosca in quell'area. Né la debole posizione internazionale consentiva all'A. di sottrarsi all'influenza della Russia, nonostante i tentativi di rivendicare la propria identità e indipendenza proprio in contrapposizione a essa, per es. opponendosi all'installazione di basi militari russe in territorio azero.
bibliografia
E.-M. Auch, Aserbaidschan: Demokratie als Utopie?, Köln 1994; D.A. Trofimov, Islam in the political culture of the former Soviet Union. Central Asia and Azerbaijan, Hamburg 1995; C. Croissant, Azerbaijan, oil and politics, Commack (N.Y.) 1998.