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AZERBAIGIAN

di P. Cuneo - Enciclopedia dell' Arte Medievale (1991)
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AZERBAIGIAN

P. Cuneo

(medio persiano Āturpātākan; armeno Atrapatakan; gr. 'Ατϱοπατήνη; arabo Ādharbayjān)

Regione storica dell'Asia anteriore, oggi suddivisa tra l'U.R.S.S. (Rep. Socialista Sovietica d'A., con capitale Baku) e la Rep. Islamica d'Iran (prov. d'A., con capitale Tabriz). Geograficamente compreso tra le pendici sudorientali del Caucaso, la costa sudoccidentale del mar Caspio, le montagne del Kurdistan e l'altopiano armeno, l'A. include a N i bacini inferiori dei fiumi Kura e Arasse, al centro il bacino interno del lago di Urmia (o di Riżā᾽iya), a S il bacino del Qïzïl Üzen-Safīd Rūd. Sede tra il 63 a.C. e il 226 d.C. di un regno partico sotto gli Arsacidi, allorché il paese formava uno dei baluardi dell'espansione romana in Oriente, l'A. divenne poi, sino alla conquista araba del 640 ca., una provincia sasanide (con analoga funzione di contenimento della pressione bizantina) retta da un marzubān (governatore) con sede ad Ardabīl. Il periodo medievale si può far iniziare convenzionalmente con la conquista araba avvenuta tra il 18 e il 22 a.E./639-643, cui fece seguito un processo di islamizzazione che nella fase iniziale non ostacolò l'esercizio dei culti preesistenti: il mazdeismo, allora molto praticato, come testimoniano numerosi edifici monumentali (Takht-i Sulaymān), e il cristianesimo, da tempo radicato tramite l'Armenia presso le popolazioni dell'Albania caucasica; in questa regione, compresa tra il Kura e l'Arasse e denominata in arabo Arrān, sono note le chiese a pianta longitudinale di Mingechaur (sec. 5°-6°) a una navata, e di Kum (sec. 6°), a tre navate e quelle a pianta centrale di Kilisedağ, circolare con deambulatorio, di Liakit (sec. 5°-6°), tetraconca con deambulatorio, e di Mokhrenis (sec. 6°), tetraconca a nicchie.La cultura e la produzione artistica sviluppatasi nel primo periodo islamico (tra il sec. 7° e la prima metà dell'11°) nei principali centri regionali (Derbent o Bāb al-Abwāb, Shamākhā e Baku nell'estrema parte settentrionale, regioni del Dāghistān e dello Shīrvān; Bardha῾a, Baylaqān e Ganja nell'Arrān; Bājarvān nel Mūkān; Tabriz, Marāgha e Ardabīl nella parte meridionale del paese) esprimevano le nuove esigenze del culto e della vita civile con edifici che, pur adottando tipologie ben diffuse (moschea, scuola, caravanserraglio, bagno), assunsero caratteri locali, alquanto dissimili da altre regioni del califfato: ne sono prova i resti di due moschee della prima metà del sec. 8°, rinvenuti ad Aqsu e a Shamākhā, a pianta rettangolare con tre miḥrāb, e la moschea di Syundi, del sec. 9°, a pianta quadrata con cupola eccentrica su quattro pilastri liberi.Una seconda fase importante ebbe inizio verso la metà del sec. 11° con la conquista del paese - e di gran parte dei territori del califfato di Baghdad - da parte dei Selgiuqidi, avvenuta tra il 1038 e il 1194; da allora la popolazione per lo più iranica dell'A. e delle regioni circonvicine divenne in gran parte turcofona.In architettura si precisò ulteriormente, anche per la persistenza di tecniche e maestranze bizantine e armene, l'uso di strutture murarie a volta e a cupola, che nell'area settentrionale utilizzavano blocchi squadrati di pietra calcarea, nell'area meridionale mattoni cotti e rivestimenti di maiolica invetriata. Come in altre regioni del mondo musulmano, gli architetti (con le denominazioni di mi'mār, ustād o bannā) hanno lasciato talvolta i loro nomi, firmando le opere in apposite iscrizioni a parete.Tra i più importanti monumenti conservati o documentati con certezza sono da menzionare la moschea del Venerdì, di Urmiya, successivamente trasformata, e un mausoleo nella stessa città, il Sih-Gunbadh (1184-1185, opera di Abū Manṣūr ibn Mūsā). Altri tre mausolei si trovano a Marāgha: il Gunbadh-i Surkh (1147-1148, opera dell'architetto Abū Bakr Muḥammad), prismatico a base quadrata, solcato all'esterno da eleganti arcate cieche; la c.d. torre di mattoni (1167-1168) e l'elegante mausoleo poligonale Gunbadh-i Kabūd (1196-1197).Nelle regioni a N dell'Arasse vanno ricordati: il minareto cilindrico della moschea di Muḥammad a Baku (1078-1079) e quello slanciatissimo, ora perduto, di Shamkhor (sec. 12°); una serie di mausolei nella regione di Nakhichevān - dove si può individuare una scuola architettonica locale, attiva anche nel successivo periodo ilkhanide - due dei quali, la türbe ottagonale di Yūsuf ibn Quṣayr (1162) e la türbe di Mu᾽mina .Khatūn (1186-1187), dallo slanciato fusto decagonale ornato da nicchie a stalattiti, firmate da 'Ajam ibn Abū Bakr; il mausoleo Gulistān presso Julfa, decagonale su base quadrata (sec. 12°-13°); le prime fasi costruttive del complesso conventuale sul fiume Pirsagat (1256, opera dell'architetto Shaykh-Zāde Habubulla) che, analogamente a quanto avviene nei ribāṭ nordafricani, racchiude entro un recinto fortificato il mausoleo del fondatore, ornato di maioliche a lustro, la moschea con miḥrāb a stucco inquadrato da un'iscrizione cufica, alloggi per pellegrini, bacino per abluzione e altri ambienti.Tra le opere di ingegneria militare si conservano: la fortificazione di Alinja Kala presso Khanega (sec. 12°); la c.d. torre della Vergine a Baku (sec. 12°, costruita da 'Abd al-Majīd), unico elemento superstite di una cinta urbana ora scomparsa; la fortezza nella baia di Baku (1234-1235, dell'architetto Zayneddīn), dall'iscrizione in pietra con figure di uomini e animali.Con l'avvento degli Ilkhanidi (1256), dinastia di ceppo mongolo di remote tradizioni nomadi, già in contatto con ambienti sciamanici, buddisti e nestoriani (ma anche con il regno armeno di Cilicia, con il papato e con il regno di Francia), i motivi dell'Asia centrale e orientale si diffusero ulteriormente. Poco interessati dapprima alle forme di insediamento urbano e all'architettura, gli Ilkhanidi avviarono poi contemporaneamente un processo di iranizzazione, di islamizzazione e di urbanizzazione, dando forte impulso allo sviluppo delle città, all'architettura monumentale e alle arti figurative, soprattutto alla miniatura. Per motivi strategici e commerciali essi posero le loro successive capitali in A., dapprima a Marāgha (ove edificarono un complesso palazziale iniziato nel 1259 da Hulagu, dotato tra l'altro di scuola, biblioteca e di un osservatorio astronomico che si è in parte conservato), quindi, nel 1295, a Tabriz, rinnovata radicalmente nei suoi centri culturali e religiosi (tra i quali la moschea del Venerdì della cittadella o di 'Alī Shāh, del 1310-1320) e dotata di una nuova cinta di mura, mentre nelle vicinanze sorgevano i due principeschi sobborghi di Rashīdyya e di Ghāzāniyya, entrambi sedi di fondazioni assistenziali complessamente articolate. Tra il 1304 e il 1316 la capitale fu trasferita nel Sud del paese a Sultāniyya, della cui vasta area allora costruita resta .oggi solo il fastoso mausoleo del sultano Öljaytü, dominato da un'enorme cupola a doppio scafo su pianta ottagonale.Tra le architetture ilkhanidi dell'A. si possono ricordare: la sala del miḥrāb della Grande moschea di Marand, alcuni monumentali mausolei quali il Gunbadh-i Ghaffāriyya (1316-1317) a Marāgha - del tipo a pianta quadrata - e, nella stessa città, il Joy Borj (la 'tomba a torre') del 1330, a pianta circolare, analogo in questo al mausoleo a torre del sultano Ḥaydar a Khiav (1330) e alla distrutta tomba della figlia di Argich Āghā a Salmās, del 14° secolo.Al potenziamento del traffico carovaniero fu destinata una serie di ponti stradali (per es. quello tra Marāgha e Zanjān) e un sistema di luoghi di sosta (per es. i caravanserragli di Marand e di Sarchan, di cui si conservano alcuni resti). Nell'area settentrionale i monumenti più ragguardevoli sono i numerosi mausolei nella regione di Nakhichevān, tra cui quello di Karabaghlar, il cui fusto è formato da dodici elementi emicilindrici ricoperti di maioliche policrome, quello di Bardha῾a (1322), anch'esso cilindrico (opera dell'architetto Aḥmad ibn Ayyūb), quello di Kachin Dorbatli (1314), il cui vano interno cruciforme è racchiuso entro un tamburo dodecagonale, dotato di raccordi a stalattiti e di intarsi marmorei includenti figurazioni di animali affrontati; l'interessante impianto in diagonale della Grande moschea di Baku (1378-1379), edificata entro un lotto poligonale irregolare; il complesso di culto di Shaykh Khorasan a Khanega (sec. 13°-14°, costruito da Jamāladdīn) e le analoghe istituzioni edificate a Shikhovo (nella penisola di Apsheron) e ad Amirajani; alcune fortezze nella penisola di Apsheron: Mardakyan, Ramana e Nardaran (costruita nel 1301 dall'architetto Maḥmūd ibn Sa'īd), dove è anche un ḥammām (1388, opera di Gushtasif ibn Mūsā). Risale pure al periodo ilkhanide il radicale rifacimento, dopo un terremoto, della Grande moschea di Derbent (1368-1369, opera dell'architetto Tājaddīn), del tipo 'alto-mesopotamico', a sala trasversale e cupola sul vano del miḥrāb.Tra la fine del sec. 13° e quella del 14° operarono in A., e particolarmente a Tabriz, nelle residenze di Rashīdiyya e Ghāzāniyya, gruppi di miniaturisti, impegnati nelle botteghe di corte che, per commissione dei sovrani, illustravano i testi letterari, per lo più di soggetto epico o mitico, dei grandi poeti persiani Firdousī (sec. 10°-11°), Niẓāmı (sec. 12°), Sa'dī (sec. 13°), Ḥāfiẓ (sec. 14°); l'iconografia e lo stile denotano la confluenza di tradizioni pittoriche diverse, sia locali sia importate, islamiche ed esterne all'Islam, dando luogo tuttavia a elaborazioni di tipo originale.Alla 'scuola di Tabriz' del periodo ilkhanide (1291-1335), il cui maestro indiscusso fu Aḥmad Mūsā, si attribuisce il manoscritto miniato, ora smembrato, noto come Shāhnāma Demotte, caratterizzato, anche rispetto a opere successive, da scene d'intensa drammaticità in cui figurano personaggi in azione. L'attività di questa scuola proseguì ininterrotta sotto i Gialairidi (1335-1432), che succedettero agli Ilkhanidi nell'Iran nordoccidentale ereditandone la capitale Tabriz, e continuò pure a Baghdad dopo il 1382, quando questa dinastia vi trasferì la propria sede. Essa sopravvisse perfino dopo la devastante conquista di Tamerlano, perché molti artisti, trasferiti d'imperio nelle botteghe di Herāt e Samarcanda fondate dai sovrani timuridi, vi recarono il contributo del c.d. stile mongolo-islamico.Il Mus. archeologico etnografico e storico di Tabriz conserva materiali provenienti da Takht-i Sulaymān, ceramiche invetriate di epoca selgiuqide e mongola; il Muz. istorii Azerbajdžana di Baku conserva monete sasanidi, bizantine e arabe, un'iscrizione del sec. 5°-6° proveniente da Mingechaur, un'altra del sec. 10°-12° dalle mura di Baku, ceramiche, monete e una faretra in legno da una tomba di periodo mongolo. Possono essere ricordati inoltre lo Stepanakertskij istoričeskij muz. di Stepanakert, capitale del territorio autonomo del Larabal, nella Rep. Socialista Sovietica d'A., e il Mus. storico ed etnologico di Machač-Kala, capitale della Rep. Socialista Sovietica Autonoma del Dāghistān.

Bibl.: G. Le Strange, The Lands of the Eastern Caliphate, Cambridge 1905 (19302); A. Godard, Les monuments de Maragha (Société des études iraniennes et de l'art persan, 9), Paris 1934; id., Notes complémentaires sur les tombeaux de Marâgha (Adharbaidjân), Athār-é Īrān 1, 1936, pp. 125-160; M. Bahrami, Recherches sur les carreaux de revêtement lustré dans la céramique persane du XIIIe au XVe siècle, Paris 1937; J.C. Wilson, The Masjid-i-Jami' of Riza'iya, Bulletin of the American Institute for Persian Art and Archaeology 5, 1937, pp. 38-41; Arkhitektura Azerbajdžana. Epokha Nizāmī [L'architettura dell'A.; l'epoca Nizami], MoskvaBaku 1947; D.N. Wilber, The Architecture of Islamic Iran. The Il Khānid Period, (Princeton Monographs in Art and Archaeology, 29), Princeton 1955 (New York 19692); V. Minorsky, A History of Sharvān and Darband in the 10th-11th Centuries, Cambridge 1958; L.S. Bretanickij, K izučeniju gradostroitel'noj kul'tury srednevekovogo Azerbajdžana. XII-XV vv. [Per lo studio della cultura urbanistica dell'A. medievale. Secc. 12°-15°], Iskusstvo Azerbajdzana 7, 1959, pp. 61-159; K.V. Trever, Očerki po istorii i kul'ture Kavkazkoj Albanii, IV v. do n.e. VII v. n.e. [Saggi di storia e cultura dell'Albania del Caucaso, dal sec. 4° a.C. al 7° d.C.], Moskva-Leningrad 1959; R.M. Vaidov, Mingečaur III-VIII vv. [Mingechaur. Secc. 3°-8°], Baku 1959; V. Minorsky, s.v. Ādharbaydjān, in Enc. Islam2, I, 1960, pp. 194-197; M.A. Usejnov, L.S. Bretanickij, A.V. Salamzade, Istorija Arkhitektury Azerbajdžana [Storia dell'architettura dell'A.], Moskva 1963; L.S. Bretañickij, Zodčestvo Azerbajdžana: XII-XV vv. [L'architettura dell'A.: secc. 12°-15°], Moskva 1966; A. Salamzade, M. Usejnov, s.v. Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, Azerbajdžan, in EUA, XV, 1971, pp. 478-482; E.J. Grube, Persian Painting in the Fourteenth Century. A Research Report, AnnION 38, 1978, 4, suppl. 17; G.A. Dzhiddi, Srednevekovyi gorod Shemakha. XIV-XVII veka [La città medievale di Shamakha. Secc. 14°-17°], Baku 1981; A.A. Kudrjavcev, Drevnij Derbent [L'antica Derbent], Moskva 1982; A. Bausani, The Observatory of Marāghe (Soltaniye, 3), Quaderni del Seminario di Iranistica Uralo-altaistica e Caucasologia dell'Università degli Studi di Venezia 9, 1982, pp. 125-151; P. Cuneo, Le mura di Derbent. Note sulla topografia e la morfologia urbana di una cittàstato del limes islamico nell'area caucasica, Rivista degli Studi Orientali 59, 1985, 1-4, pp. 57-75; D.A. Akhundov, Arkhitektura drevnego i ranne-srednevekovogo Azerbajdžana [L'architettura dell'A. antico e altomedievale], Baku 1986.P. Cuneo

Vedi anche
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Vocabolario
manat
manat s. turco [dal russo moneta «moneta»], usato in ital. al masch. – Unità monetaria dell’Azerbaigian e del Turkmenistan.
gangia
gangia gangià s. m. [dal nome di Gandža (od. Kirovabad), città della Repubblica dell’Azerbaigian]. – Tappeto di lana, in genere di piccole dimensioni, ornato con disegni geometrici e con animali e fiori stilizzati, lavorato da popolazioni...
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