AZERBAIGIAN
Demografia e geografia economica. Storia. Bibliografia. Architettura. Bibliografia.
Demografia e geografia economica di Michele Castelnovi. – Stato della Trans caucasia. Il Paese è il maggio re nella regione caucasica, sia per popolazione (9.514.887 ab. nel 2014, secondo una stima UNDESA, United Nations Department of Economic and Social Affairs) sia per estensione (86.600 km2). Dal 1989 al 2007, il saldo migratorio è stato negativo; dal 2008, l’immigrazione compensa l’emigrazione (nel 2013, con 2300 ab. in più). Negli ultimi anni l’etnia azera ha superato il 91,5% degli abitanti, principalmente per il rientro di azeri dai Paesi circostanti (attratti dalle prospettive occupazionali) e per la progressiva emigrazione dei russi e degli armeni, anche a causa del conflitto per il controllo della provincia del Nagorno-Karabah (Dağliq Qarabağ) tra il 1992 e il 1994, con scontri e tensioni che durano fino a oggi. Le componenti armena e russa sono entrambe diminuite dal 5,6% del 1989 all’1,5% registrato nel 2009, quando risultavano censiti solo 119.300 armeni. Sono rilevate anche altre minoranze – sia etniche sia religiose – di lezghi (2%; concentrati nel Nord, sunniti), ebrei, turchi, tatari, avari, ucraini, tutte in netta diminuzione negli ultimi dieci anni. Tra gli azeri, la maggioranza segue la religione islamica sciita (come in pochi altri Stati: Irān, ῾Irāq e Baḥrein), nel quadro di un regime repubblicano laico. L’adesione alla confessione sciita, assieme alla letteratura e a molte tradizioni nel vivere quotidiano, deriva da una lunga storia di relazioni con la cultura persiana.
Ancora oggi gran parte del territorio dell’A., in prevalenza montuoso, è abitato da popolazioni rurali (pastori e contadini) dedite a un’economia di sussistenza scarsamente orientata al commercio internazionale, anche se – soprattutto dal 2000 – la percentuale della popolazione addensata nelle città è in continua crescita. Nei grandi centri urbani, e soprattutto attorno alla capitale, Baku (2.122.000 ab.), sul Mar Caspio, è cresciuta un’intensa attività industriale legata all’estrazione e alla commercializzazione degli idrocarburi (che forniscono il 95% delle esportazioni). L’estrazione di petrolio è quasi triplicata tra il 2004 e il 2013: da 15.549 a 43.457 migliaia di tonnellate; il gas è aumentato più di sette volte, da 4995 migliaia di m3 nel 2004, a 29.245 nel 2013. La maggior parte delle estrazioni è effettuata nel Mar Caspio, suscitando timori per lo stato dell’ambiente. Inoltre, la posizione geografica dell’A. (tra i bacini petroliferi del Caspio e i grandi consumatori a nord del Mediterraneo) garantisce a questo Paese un ruolo importante nel tracciamento e nella realizzazione di oleodotti e gasdotti, con conseguenti ricadute diplomatiche.
Dal punto di vista geopolitico, l’A. appare molto attivo nella regione, con forti comunanze d’intenti con la Turchia (con cui l’A. condivide un brevissimo confine di 17 km mediante l’exclave di Nahichevan, a est del monte Ararat), con i membri del Consiglio per la cooperazione tra Paesi turcofoni e del GUAM (Georgia, Ucraina, Azerbaigian, Moldavia); inoltre, ha stipulato accordi sull’estrazione degli idrocarburi con la Russia.
Storia di Riccardo Mario Cucciolla. – L’entrata in funzione dell’oleodotto BakuTbilisi-Ceyhan (TBC) nel 2006 e la messa a regime del giacimento Shah Deniz nel 2007 comportarono una crescita economica esponenziale trainata dall’aumento dei prezzi di gas e petrolio e dall’ampliamento delle esportazione di idrocarburi: solo nel primo semestre del 2007, la crescita reale del PIL dell’A. raggiunse la soglia straordinaria del +35% migliorando generalmente gli indici economici e sociali del Paese.
La crisi economica globale del 2008 e la conseguente contrazione della domanda aggregata mondiale di idrocarburi frenarono bruscamente questo successo economico, rendendo necessaria la riforma di un sistema fin troppo dipendente dalle esportazioni di idrocarburi. Allora, il presidente Ilham Aliev promosse una serie di riforme strutturali – finalizzate ad attirare gli investimenti, semplificare il sistema fiscale e creare una maggiore accessibilità al mercato e ai meccanismi di credito – ma l’obiettivo di diversificare l’economia rimase incompiuto.
Nell’ottobre 2008, Aliev venne riconfermato per un secondo mandato presidenziale con l’87,34% dei voti in un’elezione che fu fondamentalmente boicottata dalle opposizioni. Nel marzo 2009 un emendamento costituzionale, confermato da un referendum con oltre il 90% dei consensi, conferì al governo il potere di limitare la libertà di informazione e rimosse i limiti costituzionali nel numero di mandati presidenziali, permettendo ad Aliev di rinnovare il proprio impegno politico a vita.
Le elezioni parlamentari del novembre 2010 videro la conferma del dominante Partito nuovo Azerbaigian (YAP) – forza politica del presidente – che in base a stime OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) ottenne 73 deputati. I restanti seggi vennero assegnati a candidati indipendenti affiliati al governo, mentre i due principali partiti di opposizione Müsavat e Fronte popolare dell’Azerbaigian diventavano formazioni extraparlamentari. Ancora una volta, la regolarità delle elezioni venne contestata dagli osservatori internazionali.
Nella primavera 2011, una serie di proteste antigovernative che reclamavano un miglioramento delle condizioni civili, sociali e democratiche vennero duramente represse da parte delle autorità che arrestarono numerosi attivisti, giornalisti e membri dell’opposizione. Malgrado i miglioramenti degli indici economici e sociali, dovuti al rinvestimento dei proventi degli idrocarburi, ci fu un’accentuazione delle proteste e delle relative repressioni, proseguite anche durante lo svolgimento dell’Eurovision song contest, svoltosi a Baku nel maggio 2012, e nei mesi successivi. Le elezioni presidenziali dell’ottobre 2013 riconfermarono Aliev per un terzo mandato con l’84,54% dei voti e furono nuovamente criticate dalla comunità internazionale.
Baku proseguì una politica estera bilanciata e multivettoriale nei confronti di Russia, Occidente e partner orientali, mentre rimasero ostili le relazioni con Erevan, persistendo scontri con le forze armene del Nagorno-Karabakh (v. stati non riconosciuti) che dal 1994 occupavano 7 distretti dell’Azerbaigian.
Bibliografia: S. Bolukbasi, Azerbaijan: a political history, London-New York 2011; S.E. Cornell, Azerbaijan since independence, Armonk (N.Y.) 2011.
Architettura di Leone Spita. – L’architettura in A. ha avuto negli ultimi dieci anni un notevole impulso perché il Paese – grazie alle scoperte offshore e alle nuove tecniche estrattive che hanno rilanciato la produzione di petrolio e gas naturale – è tornato a essere, come già nel primo boom petrolifero (1872), una destinazione mondiale di investimenti e traffici. Da sottolineare al contempo la profonda sproporzione tra le nuove costruzioni – pressoché assenti a Ganja e Sumgait (seconda e terza città dell’A.) – e la capitale, in cui è proprio l’architettura a dare la misura dello sviluppo economico di una città che contiene un quarto della popolazione del Paese e da sola ne trascina tutta l’economia.
A Baku lo skyline è stato trasformato dal progetto dell’anglo-americano Barry Hughes, tre grattacieli di vetro e acciaio, illuminati da 10.000 led che proiettano l’immagine di fiamme che avvolgono di fuoco le torri (Flame Towers, 2013), un tributo all’A. il cui significato è «Terra del fuoco»; così come dal bianco e iperbolico centro culturale dello studio Zaha Hadid Architects intitolato all’ex presidente dell’A. (Heydar Aliyev center, 2013); e dai poliedri trasparenti dell’arena per concerti sulla costa cittadina (Baku Crystal hall, 2011). Dei tempi passati sotto l’Unione Sovietica è rimasta traccia solo in alcuni edifici governativi. La capitale si è rinnovata con grande rapidità: dal sistema di verde del Park Boulevard – che segna la riva del Mar Caspio – al vasto progetto Port Baku resident (2012). Si segnala inoltre l’ambizioso piano urbanistico Baku White city il cui masterplan è stato affidato allo studio Atkins e approvato nel 2010.
L’inarrestabile sviluppo non ha però intaccato la città murata, testimonianza della ricchezza che Baku aveva raggiunto già nel Medioevo e nel 2009 il World heritage committee ha lodato l’A. per gli sforzi nel preservare le vecchie mura e il tessuto della città storica. L’A. si è inoltre fatto carico di un piano pluriennale (2003-10) per la protezione ambientale di Sumgait sulla costa settentrionale della penisola di Apšeron: fondata nel 1946, la città è stata una sede di rilievo mondiale di industrie siderurgiche e petrolifere sovietiche e fino al 2007 era considerata una dei luoghi più inquinati del pianeta.
Bibliografia: N.V. Iljine, Memories of Baku, Seattle 2013; L. Spita, Baku. Sulla via della seta del XXI secolo, «Abitare la Terra», 2013, 35, pp. 30-35.