AZIMUT
. In astronomia si dice azimut d'un astro, l'angolo 1ra il semimeridiano del luogo d'osservazione dalla banda del punto sud e il semicircolo verticale passante per l'astro; e si conta da 0° a 360° nel senso S.-O.-N.-E. (v. astronomia sferica).
Lo stesso vocabolo si usa anche in geodesia, nel modo seguente: sia fissata la posizione di un ellissoide di riferimento che nei calcoli geodetici si suppone coincidere con la superficie del mare, prolungata idealmente sotto i continenti, e sia M un vertice di una triangolazione geodetica, o meglio la sua proiezione sul detto ellissoide. Le operazioni geodetiche permettono di calcolare l'angolo che la tangente all'ellisse meridiana per M forma con la tangente alla sezione secondo la quale il piano, che contiene la normale in M all'ellissoide e un altro vertice N della triangolazione, taglia l'ellissoide medesimo. Quest'angolo è l'azimut geodetico od ellissoidico del punto N visto da M e si conta per tutti i 360° dal meridiano sud verso ovest, o, secondo altri autori, dal meridiano nord verso est.
Se N appartiene all'ellissoide, oltre che la tangente alla sezione normale in M passante per N, si può anche considerare la tangente alla linea geodetica che unisce sull'ellissoide M con N, e questa tangente con quella meridiana forma l'azimut (ellissoidico) della geodetica.
Apposite formule permettono di passare dall'azimut geodetico dì un punto N, situato a una certa altezza h sul livello del mare, all'azimut geodetico della proiezione N′ di N sull'ellissoide di riferimento, e dall'azimut relativo alla sezione normale in M e passante per N′ all'azimut relativo alla geodetica che congiunge M con N′. Le differenze sono sempre molto piccole e generalmente trascurabili di fronte agli errori di osservazione.
In tutti i casi gli azimut calcolati sono relativi alla posizione e alle dimensioni dell'ellissoide di riferimento adottato.
Il vocabolo (che negli scrittori italiani dei secoli XVI-XVII, p. es. in Galileo, suona azzimutto) deriva dall'arabo as-sumūt (nella pronunzia araba spagnuola as-simūt), ch'è il plurale di as-samt "la direzione" e che dagli scrittori europei del sec. XII fu creduto un singolare: significava la direzione d'un astro o d'un qualsiasi punto celeste rispetto ai punti est od ovest, direzione misurata dall'arco del circolo orizzontale giacente fra i punti est od ovest e il circolo verticale o d'altezza passante per l'astro dato. Quindi la sola differenza dall'uso astronomico moderno stava nel latto che l'azimut si contava dagli Arabi, come dai nostri autori medievali, soltanto da 0° a 90°, procedendo nelle due direzioni opposte nord e sud a partire dal punto est o dal punto ovest. In seguito a un curioso equivoco sorto dalle traduzioni latine di alcuni testi arabi, il vocabolo azimut, soprattutto in scritti sull'astrolabio, fu adoperato anche in un altro senso nei secoli XI-XVII (p. es. G. Chaucer, J. Stöffler, Egnazio Danti, Galileo), cioè per designare i circoli verticali la cui proiezione era segnata sulle lamine mobili dell'astrolabio. Per tutto ciò si veda C. A. Nallino, Etimologia araba e significato di asub e di azimut, in Rivista degli studî orientali, VIII (1919), pp. 389-395.