azzardo morale
Condizione in cui un soggetto, esentato dalle eventuali conseguenze economiche negative di un rischio, si comporta in modo diverso da come farebbe se invece dovesse subirle.
Quando un individuo deve dedicare tempo ed energie per rendere meno probabile il verificarsi di un rischio che implica un certo danno, è incentivato a farlo se il danno, almeno in parte, è a suo carico e non se ricade su altri o sulla comunità. Tale è la situazione del settore assicurativo, allorché un comportamento corretto da parte dell’assicurato riduce la probabilità del verificarsi di un evento negativo (guida prudente per evitare danni a terzi, alla propria persona e alla propria autovettura, custodia attenta di beni per contenere furti o deterioramenti, manutenzione appropriata per eliminare il degrado di beni mobili o immobili). Nel caso in cui i comportamenti negligenti dell’assicurato fossero osservabili, per scongiurare l’a. m. (ingl. moral hazard) basterebbe congegnare contratti con risarcimento subordinato alla verifica della diligenza dell’assicurato. Dal momento che spesso nel mondo reale tale verifica è impossibile, ci si trova in presenza di una situazione di asimmetria informativa (➔).
Le situazioni del mondo reale cui si adattano schemi interpretativi di a. m. sono molto più generali di quelle assicurative. Il modello tipico è il rapporto principale-agente (➔). Esso si concretizza quando un soggetto, l’agente, agisce per conto di un’altra parte, detta principale, non in grado di effettuare un monitoraggio preciso dello sforzo dell’agente. In questi casi si cerca di costruire contratti in cui gli interessi delle due parti coincidano, al fine di indurre l’agente a comportamenti ottimali anche per il principale. Una delle applicazioni di maggior interesse della teoria agente-principale spiega la struttura del capitale dell’impresa (M. Jensen e W.H. Meckling, Theory of the firm: managerial behavior, agency costs and ownership structure, «Journal of Financial Economics», 1976, 3, 4) ossia il rapporto ottimo fra capitale proprio e debiti dell’impresa.
Problemi di a. m. sono stati evocati anche per analizzare la crisi finanziaria del 2007-10. Si è sostenuto che istituzioni finanziarie la cui dimensione è sufficientemente grande da innescare, in caso di fallimento, una crisi sistemica non possono essere lasciate al loro destino: il loro fallimento dovrebbe comunque essere evitato (➔ too big to fail). Una tale situazione infatti crea a. m. per i manager e per gli azionisti, i quali tenderanno ad assumere comportamenti molto più rischiosi di quanto farebbero se dovessero valutare la prospettiva dei danni a loro derivanti in caso di fallimento. ● L’a. m. non va confuso con la selezione avversa (➔). Anche in questa si ha un problema di asimmetria informativa, legato direttamente all’informazione, tuttavia, e non alla difficoltà del principale di ottenere informazioni sulle azioni dell’agente (problema dell’informazione nascosta e non dell’azione nascosta). Un problema di selezione avversa, per es., si ha quando un soggetto portatore di una certa malattia cerca nell’ignoranza dell’assicuratore di stipulare una polizza malattia.