Babele
. Da sempre l'uomo ha cercato di avvicinarsi a Dio; per questo ha costruito i suoi templi di preferenza sulle montagne. Nella pianura della Mesopotamia, priva di montagne, gli uomini costruirono delle grandi torri, o piuttosto delle terrazze sovrapposte a forma di torri, per erigervi i loro templi, le ziggurat. La città di Babilonia ne possedeva una di nome B. (Bāb-ilāni, " porta degli Dei "). Gli antichi Ebrei, che poterono vedere le rovine di questa o di altre ziggurat, ne fecero il punto di partenza e il centro del racconto di Gen. 11, 1-32: gli uomini in principio parlavano una sola lingua ma, nel loro orgoglio, vollero rendersi uguali a Dio costruendo una torre che s'elevasse sino al cielo. Dio, allora, per punirli e impedire che l'orgoglio umano andasse a buon fine, li disperse creando le diverse lingue, di modo che essi non riuscivano più né a comprendersi né a sentirsi.
Un'etimologia popolare del nome B. (" confusione ") serviva mirabilmente a spiegare la costruzione della torre come l'origine della confusione delle lingue umane; tuttavia è provato (v. P. Toynbee, Dante's obligations to the ‛ Magnae derivationes ' of Uguccione da Pisa, in " Romania " XXVI [1897] 537-554) che per Babel, come per l'etimologia di molti nomi ebraici, D. attingesse alle Magnae derivationes di Uguccione. In Pg XII 34 D. riprende la spiegazione biblica della torre di B. simbolo dell'orgoglio umano (Sennaàr del v. 36 è infatti un altro nome biblico della Babilonia). Parimenti, in VE I VI 5 e VII 4-6, D. riprende il racconto e aggiunge (VI 5) che i soli Ebrei hanno conservato la lingua di Adamo, sicché la lingua ebraica è la lingua santa per eccellenza. In VII 4-6, nella pittoresca descrizione dei lavori di costruzione della torre, è possibile vedere all'opera i costruttori medievali. In I VIII 3-6, D. allude al fatto che al principio della ‛ confusione ' di B. si determinarono i tre idiomi fondamentali, da cui comincia la differenziazione progressiva (v. ADAMO: Lingua; LINGUA). Della torre di B. parlerà ancora Adamo nella ‛ ritrattazione ' di Pd XXVI 124 ss.: La lingua ch'io parlai fu tutta spenta / innanzi che a l'ovra inconsummabile / fosse la gente di Nembròt attenta: / ché nullo effetto mai razïonabile, / per lo piacere uman che rinovella / seguendo il cielo, sempre fu durabile (cfr. anche If XXXI 77-78).