Vedi BABILONIA dell'anno: 1958 - 1994
BABILONIA (v. vol. I, p. 954)
La Direzione delle Antichità dell'Iraq ha dato inizio nel 1978 a un grande progetto di valorizzazione di B., dove piccole campagne, prevalentemente di restauro, erano state effettuate con una certa continuità dopo la seconda guerra mondiale. Il nuovo progetto prevede invece una ripresa delle ricerche archeologiche su vasta scala nei grandi complessi monumentali, in modo particolare palaziali, in funzione di un restauro che contempla una ricostruzione vera e propria dei muri, condotta fino a considerevole altezza. Da quanto è stato reso noto tuttavia l'operazione non sembra ancora aver prodotto elementi decisivi per rispondere agli interrogativi connessi con la costruzione dei principali monumenti della città e in particolare con l'enorme innalzamento di quota dei pavimenti effettuato da Nabucodonosor II.
Per quanto concerne gli edifici monumentali, sono le ricerche dell'Istituto Archeologico Germanico che, malgrado si siano limitate a lavori di pulitura e a sondaggi, hanno prodotto precisazioni fondamentali sulla storia della ziqqurat Etemenanki. Al di sotto del livello di case che in età tarda (tra il periodo partico e quello islamico) si sono impiantate sui resti del massiccio interno in mattoni crudi, si sono potute accertare le tracce di una serie di operazioni edilizie successive concernenti il nucleo centrale quale è oggi conservato. Esse comportano per questi resti una data necessariamente anteriore ai grandi re neobabilonesi, pur non potendosi specificare meglio la cronologia.
Eccezionali sono i risultati degli scavi iracheni, effettuati in aree del centro cittadino che non erano state ancora investigate. Tali scavi hanno portato alla luce non solo strutture molto ben conservate, ma anche una serie di dati illuminanti sulla stratigrafia e l'evoluzione della città. Colpisce per l'eccezionale stato di conservazione il Tempio di Nabu ša-Kharē, situato a O della «Strada delle Processioni», all'incirca all'altezza del Tempio di Ištar di Akkad. I suoi muri in crudo raggiungono ancora un'altezza di oltre 4 m e sono ottimamente conservati, grazie al riempimento artificiale di sabbia pura che Nabucodonosor II effettuò prima di ricostruire il tempio in cotto. Pur rimanendo da determinare la data specifica della sua fondazione, il suo impianto è quello tipico delle costruzioni del periodo neobabilonese: perimetro rettangolare, fronti esterne a lesene e bancone alla base (kisu), con un centro cultuale principale e uno minore, entrambi con cortile a cella larga direttamente accessibile da questo ed entrambi dotati di una serie di altari. Una stanza era specificamente destinata allo svolgimento di cerimonie di abluzione, un'altra conteneva invece forni per la cottura delle tavolette cuneiformi. L'aspetto dell'edificio era semplice quanto severo, poiché la sua decorazione faceva uso esclusivo del bianco e del nero derivati dall'impiego di gesso e bitume; l'intonaco del cortile era dipinto in modo da formare uno zoccolo a fasce continue o contenenti campi quadrangolari alternati, con una cornice intorno alla porta della cella. Lo scavo del tempio e del settore vicino della «Strada delle Processioni» ha portato altresì alla luce nuovi testi di Nabucodonosor II, nei quali il re afferma di aver innalzato il piano stradale, effettuando tre riempimenti successivi. Di questi è riportata in maniera esplicita l'entità, che è rispettivamente di 6, 18 e 17 cubiti di spessore, per un totale di 41 cubiti. Il contesto archeologico nei vari tratti scavati della grande arteria conferma, anche se non nelle misure, questa operazione.
Altri risultati delle ricerche sono noti in via preliminare nel quartiere a O del Tempio di Ištar, in quello a O del teatro greco e nel «tell orientale», situato a NE della «Strada delle Processioni», a c.a 500 m dal centro di Babilonia. In quest'ultimo tell sono venuti alla luce i resti di case del tipo classico «a cortile», con le fronti esterne dalla tipica indentatura. Presentano due livelli di occupazione di età neobabilonese, cui fanno seguito due livelli di età partica. Numerose tombe partiche in giara (soprattutto bambini), alla cappuccina, a cassa, a sarcofago (a bagno o a pantofola) contraddistinguono il luogo, come del resto gli altri quartieri indagati. Caratteristiche analoghe mostrano le strutture domestiche dei due quartieri cittadini, dove si notano in particolare, presso il Tempio di Ištar, una casa con due sale maggiori affrontate su un ampio cortile interno e, presso il teatro, una grande casa a cortile centrale e fronti esterne indentate, abitata nei periodi neobabilonese, achemenide e partico. Nel complesso, le testimonianze rese note rientrano bene nel quadro dell'architettura domestica neobabilonese emerso dai vecchi scavi di Koldewey, ma ne ampliano in maniera significativa la documentazione.
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