BACHČISARAJ (A. T., 71-72)
Piccola città tartara della Crimea (9500 ab.), distante 32 chilometri da Simferopoli. Dal sec. XV, dopo l'anno 1454, Bachčisaraj divenne la capitale del regno tartaro, sostituendo l'antica capitale Eski Qrym. Il vanto di Bachčisarai è costituito dal suo palazzo e dai sepolcri dei khān, costruiti nel sec. XVI dal khān Menglī Ghirāy in mezzo a magnifici giardini, ai quali la città deve il nome (turco Baghčé Sarāyi "palazzo dei giardini"). Il palazzo offre un complesso di edifici appartenenti a varie epoche, molto danneggiati dall'incendio del 1716, quando tutto fu saccheggiato e bruciato dai soldati del Münnich. La descrizione dell'antico palazzo fu fatta dal capitano Mannstein, che prese parte alla spedizione Münnich (il manoscritto di questa descrizione si conserva nella sezione antichità dell'archivio centrale RSFSR). Sono rimaste dell'antico palazzo le magnifiche porte in ferro (1503) dalla tipica forma dei portoni del Rinascimento e, come ha provato recentemente N. Ernst, costruite da un architetto italiano "dallo straniero Aleviso Novo", che si recava dall'Italia a Mosca per certi lavori da eseguirsi nel Kremlino. Il palazzo bruciato fu restaurato e ricostruito circa il 1740 dal Khān Selāmet Ghirāy che pure fece costruire la moschea Khān Giāmi‛, il grande cortile del palazzo, la moschea più piccola nel palazzo e il pergolato nel giardino della Karem. Il khān Qrym Ghirāy fece erigere la celebre "fontana delle lagrime", cantata dal Puškin.
Nella storia diplomatica del sec. XVII Bachčisaraj è nota come luogo di conclusione della pace tra la Russia e la Turchia ("pace di Bachčisaraj" 1681).
Bibl.: N. P. Kondakov, Bachčisarajskij dvorec i ego restavracija (Il castello di B. o i suoi restauri), nell rivista Iskusstvo i chudožestvennaja promyšlennostj (Arte e industrie artistiche), n. 6, 1899; D. V. Ajnalov, Žipopis Bachčisarajskogo dvorca (La pittura del castello di B.), in Izvestija Tavričeskogo oblčestva istorii, archeologii i etnografii, I, 1927; W. Barthold, in Encicl. de l'Islām (in edizione francese, inglese, tedesca), I, Leida-Parigi 1913 segg.