bad bank
<bäd bäṅk> locuz. sost. ingl., usata in it. al femm. – Istituzione, denominata anche collection bank, creata appositamente allo scopo di assorbire attività in sofferenza o titoli tossici di una banca o di un altro istituto per risanarne il bilancio, ripristinarne la credibilità e, in ultima analisi, salvaguardarne la capacità competitiva. In questo modo vengono tutelati i diritti dei creditori o dei risparmiatori, sacrificando invece gli azionisti ed eventualmente i sottoscrittori di obbligazione dell’istituzione madre. Normalmente, questo processo si svolge sotto la supervisione e la garanzia di una istituzione di vigilanza e/o di controllo. La b. b. ha nel mercato finanziario un ruolo simile a quello che, più in generale, nel settore economico svolge la bad company (v.). In Italia, un emblematico, e per certi versi anomalo, caso di b. b. si è verificato con la crisi di Banca Italease, specializzata nel leasing immobiliare. La banca si è trovata con un altissimo volume di crediti incagliati (poco meno di 4 miliardi di euro) e di partite in sofferenza (oltre 500 milioni di euro) collegate alle difficoltà di alcune grandi società immobiliari. L’anomalia è dovuta al fatto che la banca stessa è rimasta b. b., trasferendo parte delle proprie attività e tutte le passività a un pool di istituti creditizi e istituzioni finanziarie, in grado di assorbire le perdite connesse in cambio dei vantaggi legati all’acquisizione della vecchia clientela di Banca Italease o di eventuali vantaggi fiscali. Un caso classico di b. b. si è invece verificato in Irlanda nel 2009 con la creazione di una b. b. pubblica (governativa), la National asset management agency (NAMA), che ha salvato alcune banche in dissesto rilevandone gli asset problematici con il denaro reperito attraverso l’emissione di obbligazioni governative. L’operazione è stata criticata poiché, in definitiva, il costo del suo finanziamento è ricaduto sui contribuenti.