BAGNACAVALLO, Bartolomeo Ramenghi, detto il
Pittore romagnolo, detto il B. dal luogo ove nacque, passò nella piccola città la sua prima giovinezza, occupato nello studio della pittura e delle armi. A Bologna egli studiò col Francia, ma attratto dalla fama di Raffaello, passò a Roma alla scuola di questo artista, rimanendovi sino al 1520. Da Roma tornò a Bologna, dove lavorò molto e con fortuna, e dove nell'agosto del 1542 morì.
Di gran parte dell'attività del B. non rimane ora più traccia. Restano nondimeno a Bologna varie opere del B. tanto nella pinacoteca, quanto nelle chiese. Nella sagrestia di San Pietro è un Crocifisso con la Maddalena, segnato: Bartolom. Ramen. Bagnacav. F. MDXXII; in Santo Stefano è la Vergine incoronata dal Figlio, "così bella e avvenente - scrive il Baruffaldi - che muove ammirazione"; ma oggi si può mal giudicare per le cattive condizioni dell'affresco; e lo stesso si può dire per le pitture della chiesa dei Servi, rovinate dal restauro. Ammirevoli, per quanto anch'esse guaste, sono la Visitazione di San Vitale e le figure della sagrestia di San Michele in Bosco, specie quelle di S. Agostino e S. Gregorio.
Dal complesso di queste opere risulta che il B. non fu artista né eccezionale né uniforme, ma che pur raggiunse qualche volta grandiosità. Tra influssi ferraresi, bolognesi e romani, fu un vero eclettico; talvolta però la sua ammirazione per Raffaello lo portò non solo a imitare il maestro, ma a copiarlo addirittura, come nella infelice Trasfigurazione di San Michele in Bosco e nella Sacra Famiglia del Collegio di Spagna.
Altre opere del B., oltre a quelle in Bologna, già rammentate, esistono in Italia e fuori d'Italia, come i disegni della galleria degli Uffizî a Firenze e i dipinti del museo di Berlino e del Louvre; ma va soprattutto ricordato il quadro del museo di Dresda con la Vergine e il Bambino Gesù sulle nuvole e i Ss. Gemignano, Pietro, Paolo, e Antonio da Padova in basso; e va considerato come l'opera migliore del B.; per contratto era stato commesso a Girolamo da Treviso.
Figlio del maestro fu il pittore Giovan Battista Ramenghi, che appare fra gli aiuti del Vasari a Roma nella decorazione del palazzo della Cancelleria, e del Primaticcio alla corte di Francia. E pittori furono i suoi nipoti Bartolomeo, Giovan Battista e Scipione Ramenghi.
Bibl.: A. Venturi, Storia dell'arte italiana, IX, iv, Milano 1929, pp. 354-362 (con la bibl. precedente).