NOGAROLA, Bailardino
NOGAROLA, Bailardino (Bailardino da Nogarole). – Figlio di Zonfredo di Pietro, nacque probabilmente a Verona attorno al 1270.
Apparteneva a una ramificata domus aristocratica attestata dal 1120, una tra le poche gravitanti su Verona che potesse fregiarsi del titolo capitaneale, che identificava l’alta aristocrazia del regno italico. Il castello di Nogarole (in posizione strategica al confine tra il Veronese e il Mantovano) fu forse concesso in feudo ai da Nogarole dai marchesi d’Este. Schierati contro la pars Comitis sin dal primo Duecento, i da Nogarole assecondarono negli anni Sessanta e Settanta il consolidamento in Verona dell’egemonia di Mastino I Della Scala, signore di fatto dopo la sconfitta di Ezzelino III da Romano (1259). Non fu casuale, dunque, il cruciale evento dell’ottobre 1277, che indirizzò gli orientamenti politici della famiglia: Antonio da Nogarole (appartenente ad altro ramo) fu ucciso insieme con Mastino I; ne seguì il conferimento dell’arbitrium al fratello Alberto I e l’inizio della signoria scaligera.
Trascorsa la minore età sotto la tutela dei parenti o degli stessi Della Scala, già nel 1293 Nogarola fu testimone nel monastero di S. Zeno a fianco di Bartolomeo Della Scala, primogenito del signore. L’anno successivo, in occasione di una grande ‘curia’ fu creato cavaliere, col fratello Antonio e con Bartolomeo e Cangrande (infante di tre anni), due dei tre figli legittimi di Alberto I; poco dopo ne ottenne in moglie una figlia, Caterina. Alla morte di costei, sposò, il 24 gennaio 1306, Contessa da Fogliano, nipote di Giberto da Correggio, quando Alboino Della Scala (il terzo figlio di Alberto I) sposava Beatrice da Correggio.
Questa intrinsichezza di rapporti coi signori di Verona spiega la presenza del giovane Nogarola alla stipula di importanti accordi diplomatici (come a Mantova nel 1299) e la sua partecipazione a spedizioni militari (Riva del Garda, 1301); rende inoltre plausibile l’ipotesi di Ferreto de’ Ferreti, che nel De Scaligerorum origine poëma presenta Nogarola come l’educatore del giovane Cangrande I. Fu a Nogarole che risiedette Matteo Visconti bandito da Milano torriana; a Nogarola il notaio veronese Ivano di Bonafine «de Berinzo» dedicò un’importante raccolta di specimina di cancelleria, l’Eloquiumsuper arengis, poco dopo il 1310; tramite lui, infine, Nicolò da Lozzo (il cui figlio Guido aveva sposato Enida, figlia di Nogarola e di Caterina Della Scala) nel dicembre 1311 cedette il suo castello nel Padovano a Cangrande I.
Nel 1311 – anno della spedizione di Enrico VII in Italia – la carriera di Nogarola conobbe uno snodo importante: nel febbraio si mise in luce come capo della delegazione inviata a Milano al re dei Romani; «vir magne industrie» (Ferreti, 1908, I, p. 308), raggiunse lo scopo di non far riammettere in città i fuorusciti. Nella seconda metà dello stesso anno fu nominato vicario regio in Bergamo e appoggiò invano la riconquista di Casalmaggiore da parte dei Bresciani intrinseci. In data imprecisata ebbe anche il vicariato su Lonato, nel territorio bresciano.
Nel ventennio successivo fu tra i principali collaboratori di Cangrande Della Scala, perlopiù impegnato nelle guerre contro Padova. Dal 1312 al 1329, a eccezione del biennio 1317-18 (quando fu sostituito da Uguccione della Faggiola), fu podestà di Vicenza. In tale veste sventò, nel 1313, un tentativo dei fuorusciti di tradire la città, informandone Cangrande, che poté cogliere una clamorosa vittoria sbaragliando il campo avverso; e non mancò di partecipare a trattative diplomatiche (Albertino Mussato, nel De gestis Italicorum, narra una elegante schermaglia tra loro intercorsa). Ma prese parte anche attivamente alle operazioni belliche, assediando Monselice, prendendo possesso di Montagnana (dicembre 1317) e assediando Cittadella (estate-autunno 1319).
Trascorsi gli anni Venti, per buona parte, al governo di Vicenza, giocò nuovamente un ruolo attivo nelle trattative fra Ludovico il Bavaro e Cangrande I, se non a Trento (gennaio 1327) sicuramente a Marcaria (Mantova) e poi a Milano, dove si adoperò insieme con Spinetta Malaspina per mediare tra il re dei Romani e Azzone Visconti. Prese poi parte all’ingresso in Padova di Cangrande I (10 settembre 1328) e ricevette Taddea da Carrara, divenuta moglie di Mastino II, al suo arrivo a Verona (26 novembre 1328). Nell’occasione, Cangrande I creò cavalieri Nicolò e Cagnolo, figli di Nogarola, e Dinadano di Antonio, suo nipote.
Lungi dall’emarginarlo, la morte improvvisa di Cangrande I (23 luglio 1329) rese ancor più cruciale il suo ruolo politico, quando gestì il delicato trasferimento del potere ai nipoti, Mastino II e Alberto II, e fu inviato a colloquio con il Bavaro a Trento (novembre 1329). Tra l’aprile 1330 e il luglio 1331 fu podestà di Padova, la ‘seconda capitale’ dello stato scaligero, e sempre nel 1330 fu legato a Venezia, ottenendone la cittadinanza de intus. Una seconda podesteria padovana (dal maggio 1335 all’8 giugno 1336) coincise con un periodo di estrema tensione politica con Venezia. Nogarola partecipò, il 29 maggio 1336, a un incontro diplomatico con Jacopo Piacentino, notaio della cancelleria veneziana, ma ciò non valse a evitare la guerra mossa dalla Repubblica contro gli Scaligeri. Negli ultimi anni della sua vita scomparve dalla politica attiva, ma non per caso la procura di Mastino II al plenipotenziario che trattò la pace di Venezia (gennaio 1339) fu stesa nel castello di Nogarole.
Nel testamento, fatto il 6 maggio 1339, quando era ancora in vita Contessa da Fogliano, menziona alcune figlie (tra le quali Enida, vedova di Guido da Lozzo e poi di Guido Bonacolsi) e il figlio Cagnolo, erede universale, l’eventuale matrimonio del quale venne assoggettato alla volontà dei signori. In quel momento estremamente critico per la signoria veronese, questa clausola testimonia una fedeltà scaligera inossidabile, rafforzata da un codicillo dell’ottobre 1339, quando Nogarola indicò come erede Mastino II in caso di premorienza senza eredi maschi di Cagnolo. Fu quello che poi accadde negli anni Cinquanta, e la gigantesca eredità di Nogarola costituì un nucleo rilevante del patrimonio gestito, nella seconda metà del Trecento, dalla fattoria signorile.
Morì probabilmente negli ultimi mesi del 1339, forse a Nogarole.
Nogarola appartiene a una tipologia piuttosto diffusa di grandi aristocratici attivi nella complicata vita politica del Trecento italiano: provetti uomini di governo non meno che d’arme, a loro agio nei palazzi comunali, nelle corti signorili, sul campo di battaglia ma nello stesso tempo titolari di diritti signorili. Una così indefettibile fedeltà alla sua città e ai suoi signori non fu frequentemente replicata nei decenni successivi, quando altre grandi casate legate agli Scaligeri (Dal Verme, Bevilacqua) seguirono logiche più spregiudicate di affermazione.
Fonti e Bibl.: A. Mussato, De gestis Italicorum post Henricum VII, in Rer. ital. script., X, Milano 1727, coll. 587 s.; Le opere di Ferreto Ferreti vicentino, I, a cura di C. Cipolla, Roma 1908, p. 308; G. Sandri, B. N. e le sue ultime volontà (1270-1339), in Id., Scritti, a cura di G. Sancassani, Verona 1969, pp. 309-364 (fondamentale, con rinvio alle fonti e alla bibliografia precedente); G. Mantese, La scoperta dell’inventario di B. N. e l’inserimento della nobilissima famiglia veronese nella vita di Schio (Vicenza), in Scritti in onore di mons. Giuseppe Turrini, Verona 1973, pp. 405-410, 464-474; G.M. Varanini, La Curia di Nogarole nella pianura veronese fra Tre e Quattrocento. Paesaggio, amministrazione, economia e società, in Studi di storia medievale e di diplomatica, IV (1979), pp. 52-54; Vicenza nel Trecento. Istituzioni, classe dirigente, economia (1312-1404), in Storia di Vicenza, II, L’età medievale, a cura di G. Cracco, Vicenza 1988, pp. 142, 147, 150 s., 154, 175 s., 182, 188, 232, 335, 337; G.M. Varanini, Archivi di famiglie aristocratiche nel Veneto del Trecento e Quattrocento. Appunti, in Un archivio per la città, a cura di L. Marcadella, Vicenza 1999, pp. 26-28, 36 s.; Id., L’egemonia della famiglia da Nogarole e l’età scaligera, in Nogarole Rocca nella storia. Gli uomini, la terra, l’acqua, il confine, a cura di B. Chiappa - G.M. Varanini, Nogarole Rocca 2008, pp. 49 s.; Id., Appunti sull’Eloquium super arengisdel notaio veronese Ivano di Bonafine «de Berinzo» (1311 c.), in Italia medioevale e umanistica, L (2009, ma 2011), pp. 101-103, 116.