Balcani
L’intero territorio della Penisola Balcanica, che oggi comprende la Bulgaria, la Grecia, parte della Turchia (Tracia orientale), le repubbliche ex iugoslave di Croazia, Slovenia, Serbia, Montenegro e Macedonia, la Bosnia-Erzegovina, l’Albania; a questi Stati si aggiunge di solito la Romania, che ha condiviso profondamente la storia balcanica. Il significato originario del termine B. era esclusivamente geografico e indicava la catena montuosa che divide in senso longitudinale la Bulgaria (dal turco balkan, «montagna»). Cominciò a essere usato (insieme all’espressione Penisola Balcanica) per designare la parte europea dell’impero ottomano nel 19° sec., mentre comparivano sulla scena internazionale nuovi protagonisti, come la Grecia, la Serbia, il Montenegro, la Bulgaria e la Romania, nelle aree abbandonate via via dai turchi sotto la pressione dei movimenti indipendentisti e delle potenze europee che li appoggiavano. L’anno 1878 fu decisivo per l’assetto degli equilibri geopolitici dell’area. Il 3 marzo la Russia, vittoriosa sulla Turchia, firmò il trattato di pace detto di Santo Stefano, dal nome del villaggio turco dove fu stipulato, che impose agli sconfitti la cessione di gran parte dei loro possedimenti europei. Vennero così sancite l’indipendenza del Montenegro, della Serbia, della Romania e l’autonomia della Bulgaria posta sotto l’influenza della Russia. Venne soprattutto ratificata l’egemonia zarista nell’area, aspetto che suscitò l’opposizione di Gran Bretagna e Austria-Ungheria, che nel giugno convocarono una conferenza internazionale a Berlino per rettificare i termini del trattato. Le potenze europee convenute nella capitale tedesca in funzione antirussa ridimensionarono e divisero il nascente Stato bulgaro e sancirono il protettorato austriaco sulla Bosnia. L’indipendenza di Romania, Serbia e Montenegro venne confermata. A Berlino si definì così un assetto della Penisola Balcanica che solo la Prima guerra mondiale avrebbe modificato. Nella prima metà del 20° secolo, un lungo periodo di conflitti, che culminò nella Grande guerra, impegnò i giovani Stati nazionali, desiderosi di consolidare ed estendere i propri territori, e vide ripetuti mutamenti dei confini politici ed esodi forzati delle popolazioni civili coinvolte nelle operazioni militari; ne nacquero due nuovi Stati, l’Albania e la Iugoslavia. In seguito a tali conflitti, il termine B. divenne, presso l’opinione pubblica occidentale, sinonimo di conflitto etnico e religioso, di crudeltà contro popolazioni inermi, di instabilità sociale e politica. Dopo la Seconda guerra mondiale intellettuali e studiosi tentarono di liberare il concetto di B. dalle sue connotazioni negative. In seguito alla caduta dei regimi comunisti, che per oltre quarant’anni ne avevano controllato le tensioni sociali ed etnico-religiose, l’area balcanica è stata investita da una nuova fase di instabilità e di violenti conflitti, che ha determinato la divisione della Iugoslavia.