BALDACCHINO
Tipo di copertura di varie forme, con valore protettivo e simbolico, onorifico e decorativo, destinato a persone e cose.Il termine b. (lat. medievale baldekinus), derivato da Baldacco, antico nome tedesco della città di Baghdad, dalla quale fin dal sec. 11° venivano importati preziosi tessuti di seta, ebbe in un primo tempo il generico significato di 'stoffa ricca'; passò poi, a partire dal sec. 13°, a indicare un drappo sostenuto da aste o da un telaio, sospeso a una volta o appoggiato alla parete, a formare una specie di edicola.L'origine del b. è, tuttavia, ben più antica del termine che lo designa. Una trattazione dal punto di vista artistico non può dunque iniziare dai primi esempi definiti b., che sono piuttosto tardi, ma deve comprendere i vari tipi di coperture, mobili o fissi, accomunati nel significato profondo, se non nelle forme esteriori, usati in epoca medievale e designati con termini molto vari, come coelum, conopeum, papilio, umbraculum, divum, mappula, pallium, velum, tegurium, tegumen o tectum, questi ultimi tre riferiti piuttosto a b. fissi.L'idea di fornire un riparo a persone di grande autorità, e il conseguente significato sacrale che tale riparo viene ad assumere, attraversa l'intera storia dell'umanità. Precursori del b. vanno considerati (Meissner, 1959) le tende dei popoli nomadi, gli ombrelli degli Assiri, le coperture su quattro colonne degli Egiziani, le edicole a forma di frontone di tempio nelle stele funerarie greche, le nicchie a conchiglia e le edicole con timpano romane. Il valore simbolico di tali coperture passò, probabilmente per tramite orientale - lo stesso termine potrebbe esserne una spia -, al cristianesimo, che se ne servì per connotare la dignità o la santità dell'oggetto sottostante e ne fece largo uso: si ebbero così b. per uso processionale, b. posti su troni o cattedre vescovili, tombe, altari, fontane e fonti battesimali, pulpiti, reliquiari, statue e, infine, letti.Stabilire la priorità e quindi la derivazione di un uso dall'altro è impresa ardua; sembra tuttavia legittimo indicare nel b. su trono - e nel b. processionale a esso strettamente legato sia dal punto di vista simbolico sia da quello funzionale - la derivazione più diretta dei b. precristiani, di valore quindi originariamente profano e comunque destinato a persone; il b. su cose (altari, tombe, ecc.) ne rappresenta, in un certo qual modo, una 'estensione', con riferimento ai martiri sepolti, ai santi, allo stesso Cristo e ai suoi rappresentanti terreni.
Nato come essenziale attributo della aspirazione di tutti i regimi monarchici a isolare ed elevare al di sopra degli altri il detentore del potere, il b. protegge inizialmente il signore dal sole o dalla pioggia e quindi ne sottolinea la posizione di preminenza, simboleggiando talora la volta celeste.È Bisanzio, dove confluiscono elementi preistorici e indogermanici, antico-mesopotamici, greci ed ellenistico-romani (Alföldi, 1950), che con la singolarità della sua rappresentazione del b. sul trono come emblema del potere monarchico esercitò il suo influsso sia verso l'Oriente sia verso l'Occidente.Il b. sul trono divenne parte fissa della pompa del sovrano anche in Occidente fin dal primo Medioevo, come testimoniano avori e dittici che mostrano con grande frequenza personaggi autorevoli sotto coperture che possono - in alcuni casi un po' estensivamente - essere definite b. (Brescia, Civ. Mus. Cristiano, dittico di Boezio, sec. 5°; Firenze, Mus. Naz. del Bargello, dittico d'avorio con figura d'imperatrice, sec. 6°).Nel periodo carolingio e poi in quello ottoniano, probabilmente per una maggiore presa di coscienza del valore simbolico di questo elemento, si diede grandissima importanza al b. (Roma, S. Paolo f.l.m., Bibl. dell'abbazia, Bibbia di S. Paolo f.l.m., c. 1r, sec. 9°; Monaco, Bayer. Staatsbibl., Clm 14000, c. 5v, Evangeli di St. Emmeram di Ratisbona, sec. 9°; Clm 4453, c. 24r, Evangeliario di Ottone III, sec. 10°; Parigi, BN, statuina per il gioco degli scacchi, carolingia o postcarolingia). Reinle (1976), tuttavia, sottolineando l'assenza di un b. sul trono di Carlo Magno ad Aquisgrana, ha ipotizzato per quest'epoca l'esistenza di tale elemento in Occidente solo in ambito figurativo.Dal mondo profano l'uso del b. sul trono passò al mondo religioso. Le rappresentazioni di Cristo, della Vergine, degli apostoli, degli evangelisti o di altri personaggi su troni coperti da b. sono frequenti per tutto il Medioevo (Ravenna, Mus. Naz., dittico multiplo da Murano con Cristo in trono nel pannello centrale, sec. 6°; Siena, Palazzo Pubblico, Maestà di Simone Martini; Orvieto, duomo, Madonna in trono con angeli del Maestro Sottile; Chartres, cattedrale, vetrata con Madonna in trono detta Notre-Dame-de-la-Belle-Verrière; ecc.).Nelle chiese e nelle abbazie molti b. di stoffa o di pietra vennero posti sui troni dei vescovi, sui seggi tripartiti del celebrante, sui sedili del coro, a indicare i posti d'onore per monaci e canonici. Come afferma Gandolfo (1980, p. 366): "il baldacchino diverrà in breve l'elemento fondamentale di una tipologia che nel corso successivo del XIII secolo ha la sua espressione più compiuta nella cattedra papale della chiesa superiore di Assisi. Con essa la configurazione della funzione papale sul piano rappresentativo acquisisce una connotazione monarchica e universalistica".Le numerose immagini e i pochi esempi rimasti mostrano varie tipologie di b.: piccole architetture di piante diverse (quadrate, rettangolari o semicircolari) con tetto a spioventi, a piramide, a volta o a semicupola su colonne; una combinazione di elementi architettonici (sostegni e coperture) e drappi (vela); infine b. interamente di stoffa su colonnine.
Direttamente derivato dal b. sul trono, e con la stessa valenza simbolica, è il b. mobile processionale: un grande drappo di forma rettangolare o quadrata, sostenuto da aste, in genere in numero di quattro, a volte anche di sei o di otto. Il telo detto anche cielo, originariamente di lino bianco, quindi di stoffe sempre più pregiate, oppure dipinto, era fissato alle aste - a loro volta spesso intagliate, dipinte, dorate o rivestite di tessuto e concluse da una sfera, una punta di lancia, un pomo, figure di angeli o di evangelisti - tra le quali poteva piegarsi (uso romano) o restare teso (uso nordico). Intorno al cielo pendeva un bordo (drappellone) con elementi frastagliati (lambrecchini), orlato di galloni, frange o nappe.Il b. era usato sia in cerimonie profane di particolare importanza (per es. incoronazione dei sovrani inglesi a partire dal 1189) sia in solennità religiose alle quali partecipava il papa (processioni eucaristiche, riti della settimana santa, celebrazioni pontificali) e, in seguito, anche il vescovo (insediamento nella cattedra).Le prime segnalazioni del b. processionale, designato con termini diversi, risalgono al sec. 12°: l'Ordo romanus di Bernardo di Porto (1143); l'Ordo romanus di Cencio Camerario, il futuro papa Onorio III (1192-1198); il De sacro altaris mysterio (II, 7) di papa Innocenzo III (1198-1216). Quest'ultimo illustra anche il significato simbolico del b. processionale, vedendo nel suo uso il riconoscimento del papa quale rappresentante di Cristo: il drappo è principalmente il simbolo della Sacra Scrittura, le quattro aste che lo sorreggono rappresentano i quattro sensi secondo cui essa viene letta: storico, allegorico, tropologico e anagogico. Guglielmo Durando (Rationale divinorum officiorum, IV, VI, 11) aggiunge che le quattro aste simboleggiano anche gli evangelisti.Data la deperibilità del materiale, non restano b. processionali di epoca medievale. La loro esistenza è tuttavia documentata, oltre che dalle descrizioni citate, anche da tardive immagini (Venezia, Gall. dell'Accademia, tela di Gentile Bellini con il Miracolo della Croce caduta nel giorno di s. Lorenzo; Siena, duomo, libreria Piccolomini, affreschi del Pinturicchio).
L'uso del b. sull'altare sembra partire da Roma, dove si diffuse nel corso del 6° secolo. Una sorta di 'anticipazione' è stato considerato (Reinle, 1976) il fastigium d'argento con figure donato da Costantino alla basilica Lateranense e descritto nel Lib. Pont. (I, p. 172).L'uso del b. sull'altare (da alcuni studiosi riferito alle prescrizioni liturgiche, peraltro assai tarde, di ricoprire l'altare, figura di Cristo, con drappi e lini) deriva probabilmente dai b. che già in epoca costantiniana venivano posti sulle tombe dei martiri (Teasedale Smith, 1974). Nel tardo sec. 4°, quando sulle tombe delle chiese cimiteriali cominciarono a essere elevati gli altari, il b. servì a proteggere le offerte e venne gradualmente associato all'altare nel servizio commemorativo dei defunti. Uno dei primi esempi (inizi sec. 5°) è il b., oggi frammentario, che si elevava sull'altare della doppia tomba dei martiri Alessandro ed Evenzio nel complesso catacombale di S. Alessandro sulla via Nomentana. Nella basilica romana dei Ss. Simplicio, Faustino e Viatrice si ha, probabilmente, la prima separazione tra la tomba, situata in una camera dietro l'abside, e l'altare coperto dal b.; esso rimane, comunque, un segno di onore per i martiri. Nel sec. 6° il b. si diffuse nelle chiese cittadine destinate al culto regolare sugli altari dedicati ai martiri le cui reliquie non sempre erano presenti, ma al cui posto erano brandea o ampolle con oli: b. d'argento furono donati da papa Simmaco alla chiesa di S. Andrea Apostolo e a quella dei Ss. Silvestro e Martino (Lib. Pont., I, pp. 261-262). Un ulteriore passaggio è testimoniato dal b. di S. Clemente del sec. 6° - la cui esistenza è stata ricostruita sulla base di resti attualmente separati e reimpiegati - in cui non esistevano né le reliquie del santo, né una confessio con brandea. Durante i secc. 8° e 9°, in seguito alla traslazione delle reliquie di santi e martiri nelle chiese sotto gli altari, l'uso del b., come testimonia ancora il Lib. Pont. (II, pp. 16, 57, 115-116), divenne sempre più frequente a Roma e si diffuse anche altrove.Nel 789 Carlo Magno in un editto ordinò "ut super altaria teguria fiant vel laquearia" (Caroli Magni Capitularia, in MGH. LL, I, 1835, p. 64). Un esempio carolingio di quest'uso è costituito dal c.d. ciborio di Arnolfo di Carinzia (v.; Monaco, Schatzkammer der Residenz). L'uso si diffuse fino a diventare quasi obbligatorio, come testimoniano gli statuti di alcune sinodi del sec. 13° (Münster, 1279; Colonia, 1280; Lüttich ed Exter, 1287; Cambrais, 1300; ecc.).Il b. sull'altare presentava una grande varietà di forme e di materiali: poteva essere in stoffa, in legno e anche in argento, oppure poteva consistere in una struttura più solida detta ciborio (v.).Nessun b. medievale di stoffa si è conservato; la documentazione è dunque affidata alle pitture e più ancora alle miniature. I b. potevano essere sostenuti da un telaio sul quale la stoffa era drappeggiata (Istanbul, Arkeoloji Müz., patena d'argento detta di Stuma, sec. 6°), oppure, in prevalenza nei territori d'Oltralpe, sospesi sull'altare con una cornice rigida, tonda o quadrangolare (Lione, Bibl. Mun., 517, Libro d'ore, sec. 15°).I b. di legno, spesso decorati con pitture, si possono suddividere in due tipi. Il primo, più antico, è costituito da una copertura quadrata o rettangolare su quattro sostegni (Barcellona, Mus. d'Art de Catalunya, b. della fine del sec. 12°; Vich, Mus. Arqueologic-Artistic Episcopal, b. degli inizi del sec. 13°; Gerona, cattedrale, b. del sec. 14°). Nel secondo tipo, diffuso soprattutto nel sec. 15°, il b. è direttamente collegato, per mezzo di due travi, alla parete o al retablo posti dietro l'altare.
L'uso dei b. sulle tombe risale all'epoca paleocristiana. Si è già accennato, trattando di quelli su altare, all'uso romano di coprire con b. le tombe dei martiri. Come attesta il Lib. Pont. (I, p. 176ss.), Costantino commissionò un b. per la tomba di Cristo a Gerusalemme e uno per quella di s. Pietro a Roma. Il primo doveva essere poligonale, così come lo rappresentano numerose ampolle e piatti del sec. 6° provenienti dalla Terra Santa (Monza, Mus. del Duomo, ampolla con la Risurrezione; Leningrado, Ermitage, piatto d'argento con l'Ascensione, la Risurrezione e la Crocifissione) e probabilmente uno dei lati minori del secchiello di Pola (Pola, Arheološki muz. Istre, inizi sec. 5°). La raffigurazione di un altro lato del secchiello di Pola, gli scavi e la conseguente ricostruzione (Ward Perkins, 1956, p. 202, fig. 20) mostrano invece il b. della tomba di s. Pietro costituito da due costoloni diagonali arcuati al punto di intersezione da cui pendeva una lampada. Le rappresentazioni di strutture simili, sempre connesse alle tombe dei martiri (si vedano quelle su due medaglie a Roma, BAV, dei secc. 4° e 5°, una delle quali raffigurerebbe il b. che probabilmente lo stesso Costantino fece erigere sulla tomba di s. Lorenzo, distrutto nel sacco di Roma del 410; Lib. Pont., I, p. 181) e i numerosi resti di colonne e di architravi ritrovati presso le catacombe di Roma e nei dintorni attestano la diffusione di quest'uso. I progetti per la realizzazione di b. sulla tomba di s. Ambrogio nell'omonima chiesa di Milano e su quella di Paolino da Nola nel S. Felice di Nola, anch'essi del sec. 4°, dimostrano poi che non si trattava di un uso esclusivamente romano. Leclercq (1910) classifica fra le tombe a b. i sarcofagi collocati in nicchie scavate e coperte da quattro arcate in alcune catacombe (per es. a Molinello, Massa Carrara).Alcune tombe medievali, derivate dalle aediculae romane, presentano un timpano a imitazione del tempio classico. Tra i primi esempi sono la tomba di Abelarda, moglie di Roberto il Guiscardo, nella SS. Trinità a Venosa e quella del camerario Alfano di Salerno in S. Maria in Cosmedin a Roma, entrambe del primo quarto del 12° secolo. Questa tipologia si sviluppa in due diverse direzioni: da un lato nelle aediculae oblunghe sostenute da tre coppie di colonne sotto cui si trovano, isolati, i sarcofagi; dall'altro nelle tombe a b. appoggiate o incassate alla parete. Esempi del primo tipo sono le tombe della cattedrale di Palermo (quelle di Ruggero II, Costanza, Federico II, Enrico VI), del duomo di Monreale (quella di Guglielmo I, costruita dopo il 1183 per volere di Guglielmo II, nota da stampe e descrizioni antecedenti all'incendio del 1811) e quelle che si trovavano un tempo nel nartece di S. Lorenzo f.l.m. a Roma (due perdute, due ora nel portico occidentale della basilica), databili al 12° secolo. Tra le tombe del secondo tipo si ricordano molti monumenti cosmateschi (Roma, S. Maria Maggiore, tomba del cardinale Rodriguez; S. Maria sopra Minerva, tomba del vescovo Guglielmo Durando; S. Maria in Aracoeli, tomba del cardinale Matteo d'Acquasparta; Anagni, duomo, tomba del vescovo Pietro Caetani, ecc.), il sepolcro di Clemente IV (m. nel 1268) e quello di Adriano V (m. nel 1276), entrambi in S. Francesco alla Rocca di Viterbo, oggi molto manomessi (D'Achille, 1990; Iazeolla, 1990). In area tedesca l'esempio più antico e famoso di tomba a b. a muro è quello del vescovo Corrado di Lichtenberg (m. nel 1299) nel duomo di Strasburgo.Le vere e proprie tombe a b. sono quelle gotiche, che vennero erette numerosissime in tutta Europa. Viollet-le-Duc (1868) le fa derivare dall'uso di collocare, sulla lastra dove era scolpita o incisa l'effigie del morto, negli anniversari o in occasioni solenni, ricchi b. di stoffa: per es. le magnifiche tombe di rame dorato e smaltato che si vedevano prima del 1793 nella chiesa di Villeneuve presso Nantes, i cui disegni sono nella Coll. Gaignères, tra cui quella di Alice contessa di Bretagna e di sua figlia Iolanda, databile al 1272. Come testimoniano ampiamente - per gli esempi non conservati - i disegni della Coll. Gaignères, queste tombe erano poste solitamente sotto le arcate del coro e i loro b. erano liberi, costituiti da una o più volte poggianti su colonne o pilastri raccordati da archi. Tra gli innumerevoli esempi, uno dei più interessanti è la tomba del vescovo Renaud de la Porte (sec. 14°) nella cattedrale di Limoges, dove un magnifico b., diviso in tre piccole volte ogivali con delicate nervature e gâbles finemente lavorati, occupa tutto lo spazio compreso tra due pilastri del coro. È significativo che talvolta in questi monumenti funebri interamente coperti da b., proprio sulla testa della figura giacente sia scolpito un altro b. più piccolo (per es. nella tomba di Filippo l'Ardito nella chiesa dei Cordeliers di Parigi), derivato forse dal timpano o dall'archeggiatura triloba che inquadrava frequentemente, con la stessa funzione onorifica, le figure nelle lastre tombali (come nella lastra di Muñoz de Zamora in S. Sabina a Roma).
L'esempio più tipico di b. medievale, quello più ampiamente e direttamente documentato, è rappresentato dalla copertura in pietra, fissata al muro e aggettante, posta sopra le statue, all'esterno e all'interno di edifici religiosi e civili. Più che una funzione pratica, come riparo dalla pioggia o dalla polvere, questa struttura, presumibilmente di origine francese, aveva anch'essa un significato simbolico; successivamente, nel periodo gotico, con l'affermarsi della tendenza a sviluppare la spazialità intorno alla figura, il b., così come il piedistallo, serviva anche a fornire alla statua la sua giusta ambientazione e sottolineatura.Prima che sulle statue, motivi inizialmente decorativi e riempitivi, poi più propriamente architettonici, si trovano sino alla fine del sec. 10° sopra le figure in avori e miniature e successivamente nei rilievi. In Francia a partire dal sec. 12° si diffuse l'uso, diventato presto quasi generale, di collocare b. al di sopra delle statue esterne. In alcuni casi si tratta di una semplice lastra scavata all'interno a formare una piccola volta (facciata della chiesa di Moissac), in altri di strutture più riccamente decorate (Dinan, Saint-Sauveur). È nel periodo gotico che il b., libero dalla scultura e senza appoggi, diventa totalmente autonomo (i primi esempi di questo tipo sono quelli dei portali laterali della cattedrale di Chartres del sec. 12°), quindi si trasforma in un piccolo monumento assai decorato e dal sec. 14° (ma un primo esempio è già nella facciata ovest della cattedrale di Reims) addirittura isolato.Più tardo e meno frequente è l'uso del b. in altri paesi; in Germania risulta adottato dalla metà del sec. 13° (il primo esempio noto è quello nel portale di Adamo nel duomo di Bamberga).Le piante e le forme dei b. sono praticamente infinite e non sempre stilisticamente conseguenti agli usi architettonici coevi. Meissner (1959) distingue due tipologie: il b. additivo e quello divisivo. Il primo ha un nucleo poligonale (visibile su 5/8) intorno al quale si dispongono arcate da cui si elevano piccole torri; di esso esistono due sottotipi: il b. a torre di edifici (Chartres, cattedrale, portali nord e sud) e quello a corona di edifici (Amiens, cattedrale, portale ovest). Derivato dal primo e largamente diffuso nel sec. 14°, il tipo divisivo presenta uno schema, con maggiore slancio verticale, che restò fisso fino alla fine del Gotico (cornice decorata a traforo e pinnacoli, corpo della torre e copertura).Con il Tardo Gotico gli elementi naturalistici e gli effetti pittorici acquistano sempre maggior importanza fino ad annullare totalmente le linee architettoniche dei baldacchini.
Il b. poteva trovarsi anche su pulpiti, reliquiari, fontane e fonti battesimali, letti.L'esistenza, in epoca medievale, di pulpiti con b. - che erano prevalentemente di stoffa e non operavano quindi ancora la funzione di amplificare la voce - è testimoniata, oltre che dalla descrizione di Paolo Silenziario di quello del 562 della Santa Sofia di Costantinopoli (Descriptio ambonis; PG, LXXXVI, coll. 2251-2264), dagli esempi in pietra a cupola di S. Eufemia a Grado (di controversa datazione, forse della fine del sec. 13°) e di S. Marco a Venezia (sec. 14°).Di stoffa erano prevalentemente i b. sui reliquiari, come quello con pietre preziose e oro che Enrico VII donò al duomo di Colonia insieme alle reliquie dei Magi o quello di broccato italiano sopra l'urna con le reliquie di s. Enrico di Svezia nel duomo di Uppsala (sec. 13°).Molto più frequenti dovevano essere i b. che, sottolineando il senso sacro dell'acqua, si trovavano sulle fontane negli atri o nei chiostri; un b. sostenuto da sei colonne di porfido era sul cantharus che papa Simmaco fece erigere al centro dell'atrio dell'antica S. Pietro (Lib. Pont., I, p. 252). A testimonianza di quest'uso, in mancanza di esempi superstiti, si potrebbero citare le numerose miniature con la fontana della vita o quella del paradiso. Non è rimasto integro nessun b. neppure su fonti battesimali; tuttavia, come osserva Reinle (1976), le fondamenta di quelli paleocristiani di Colonia, Boppard e Losanna, con i resti di basi di colonne, e il fonte battesimale di Callisto (Cividale, Mus. Cristiano), originariamente coperto da un tegurium, permettono di ipotizzare l'esistenza di b. anche su queste strutture.L'ultimo tipo, decisamente profano, di b. è quello su letto che, come attestano le rappresentazioni pittoriche e alcuni monumenti funebri della fine del Duecento, tra cui quelli di Arnolfo di Cambio, esisteva già in epoca medievale. Rispetto agli altri tipi visti finora, questo mantenne più spiccato il carattere pratico: il b. serviva sia a isolare il letto dal resto della stanza sia a proteggerlo dagli insetti e dal freddo. Con il tempo la sua funzione divenne puramente ornamentale e sopravvisse fino all'epoca moderna. Inizialmente a forma di padiglione a volta, divenne in seguito una specie di tenda che scorreva su una cornice fissata sopra al letto (Assisi, S. Francesco, basilica superiore, Storie di Isacco; Siena, Mus. dell'Opera della Metropolitana, trittico della Natività della Vergine di Pietro Lorenzetti; Pisa, Mus. Naz. e Civ. di S. Matteo, polittico con Storie di s. Domenico di Francesco Traini).
Il concetto di 'sistema a b.' è stato introdotto in architettura da Sedlmayr (1933), il quale individua nella volta retta da sostegni, che chiama b., l'elemento costitutivo degli spazi architettonici interni, spazi che risultano formati da molte 'celle' a b. chiuse all'esterno da una parete limite.Sedlmayr (1933) distingue vari 'sistemi a b.' tutti derivati da quello romano-ellenistico della fine del sec. 1°, ma distinti per le forme del cielo, degli elementi portanti e della pianta. Testimonianza dell'esistenza di un 'sistema a b.' giustinianeo (sec. 6°), e quindi dell'interpretazione, in ambito bizantino, dello spazio interno come b., sarebbero, secondo lo studioso, numerose miniature: in esse il ciborio su quattro colonne è simbolo dell'interno della chiesa che, come immagine del cosmo, è costituita dal cielo (la volta spesso decorata da stelle, anche in ambito non bizantino) e dalla terra (le parti inferiori).Gli altri sistemi architettonici definiti 'sistemi a b.' da Sedlmayr (1933) sarebbero: il 'sistema aquitanico', di cui esistono due sottotipi e il cui primo esempio è la cattedrale di Cahors del 1110; il 'sistema lombardo', che nasce autonomamente tra il 1120 e il 1130 e la cui forma completa si trova nel S. Ambrogio di Milano, e infine il 'sistema gotico', che si sviluppa nell'Ile-de-France a partire dal 1110.Jantzen (1961), che accetta il concetto di 'sistema a b.' per l'architettura giustinianea e per certi gruppi di sistemi architettonici più tardi, ritiene una forzatura il suo trasferimento nell'interno spaziale gotico, anche perché qui, a suo giudizio, il vertice del b. si innalza a tal punto da non avere più rapporto con i sostegni e sfuggire alla misura umana.
Bibl.:
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