BALDACCIO d'Anghiari
Nacque a Ranco, presso Anghiari, verso il 1400. Abilissimo conduttore di fanti, spesso al servizio di Firenze, si guadagnò la cittadinanza fiorentina nel giugno 1437; nel febbraio 1438 sposò Annalena Malatesta. Nel maggio 1440 combatteva in Umbria sotto il Piccinino; poi allontanatosi da lui, occupò Fighine, presso Chiusi e, il 1° luglio, Suvereto, nello stato di Piombino, che restituì per denaro solo il 24 gennaio 1441. Dopo aver combattuto in Emilia per il papa, concluso un armistizio (14 agosto 1441), si decise ad occupare Piombino d'accordo con il pretendente Emanuele d'Appiano, ma l'impresa fallì (20 agosto 1441) ed egli si ritirò col grosso delle truppe presso S. Miniato. Intanto Lucca, Siena e Piombino si lagnavano aspramente di lui con Firenze; altre invasioni si aspettavano di ora in ora; le proteste del contado fiorentino, spogliato dalle soldatesche, trovavano larga eco in città. D'altra parte il possesso di Fighine presso Chiusi, e di Ranco, Sorci e Borgo alla Collina nel contado aretino; l'ostentazione di poter tutto osare impunemente e di proporsi l'acquisto di un proprio stato; la protezione di Neri Capponi, e forse anche del papa; la scoperta di un trattato in Pistoia che stava accrescendo di banditi le già troppo numerose schiere dell'avventuriero, umiliavano e insospettivano Cosimo de' Medici. Per di più Baldaccio, venuto a Firenze il 4 settembre, accettò di aiutare il conte d'Urbino in una guerricciola allora sorta contro Alberico de' Brancaleoni. Tale intervento minacciava di estendere pericolosamente le ostilità e aggravava il sospetto di oscure intese con l'irrequieto pontefice e col Piccinino. Il gonfaloniere di giustizia Bartolomeo Orlandini, creatura dei Medici e a Baldaccio, anche per privati rancori, ostilissimo, chiamatolo in Palazzo Vecchio, il 6 settembre 1441, lo fece prendere, ferire, buttar giù dalle finestre e la testa mozza porre in mostra al popolo.
Bibl.: L. Passerini, B. d'A., in Arch. stor. it., s. 3ª, III, parte 2ª, pp. 131-166; R. Cardarelli, B. d'A. e la signoria di Piombino, ecc., Roma 1922.