BOLOGNETTI, Baldassare (Baltassarre)
Nato a Bologna, dalla famiglia de Surghi (così gli Annales, il Fantuzzi, il Memorabilium... Breviarium, mentre l'Ughelli e il Mazzuchelli affermano erratamente che il B. sarebbe appartenuto a "famiglia senatoria" bolognese), fu adottato dalla illustre casa dei Bolognetti. Non conosciamo né i nomi dei suoi genitori né la sua data di nascita. La prima volta che incontriamo il suo nome è nei Regesta priorum..., sotto l'anno 1570: "F. Balthasar de Bon." appare fra i "novitii" di stanza presso il convento dei serviti di Bologna. Nel 1573 egli viene ricordato fra coloro che furono ammessi "in numero studentium". E sempre nello stesso anno il suo nome, che vien dato come "F. Baldassar de Bononia", è citato tra i professi aggregati al convento bolognese. Nel 1579 troviamo il B. tra i "patres" ammessi al baccellierato, "con questa legge, che per tutto il mese di settembre habbino tenute conclusioni". Dopo la reggenza degli studi da parte del bolognese padre Cirillo Franchi - ricordato dal Tozzi come autore, fra l'altro, di un Echo de praecipuisSectariorum fructibusinterrogata respondent - il B. ebbe come reggente il padre Agostino Girucci di Arezzo, del quale restano, stando agli Annales e al Tozzi, In MagistrumSententiarum e Super Libros Physicorum. L'ambiente in cui il B. si formò era particolarmente vivo e scientificamente attivo. Lo Studio dell'Ordine in Bologna era senza dubbio il migliore che avessero i serviti. Reggente degli Studi nel convento di Siena nel 1581 secondo il Tozzi, il B. ottenne il 28 sett. 1585 il dottorato in teologia a Bologna, dove fu quindi aggregato al Collegio dei dottori di quella università.
Nel capitolo provinciale del 22 aprile 1587 il B. fu nominato "prior pro 1. anno" nel convento dei servi di Bologna: egli viene ricordato come "R. P. Mg. Balthassar". Nel 1588, non si sa per qual motivo, egli non è più priore. Nel capitolo provinciale del 22 maggio 1590 fu nominato primo definitore provinciale, in sostituzione del padre M. Dionillo da Bologna relegato per un triennio nel convento di Parma dal Sarpi, venuto a Bologna il 7 sett. 1589 come "Provinciae Romandiolae commissarius ac visitator". Nel capitolo provinciale dell'anno seguente (29 maggio) il B. fu eletto provinciale succedendo al padre Cesare da Bologna che egli volle accanto a sé come socio provinciale. Nel capitolo generale che ebbe inizio alcuni giorni dopo (10 giugno) a Parma e nel quale venne eletto generale Lelio Baglioni, il B. fu scelto dai padri capitolari, "ducti - come osservano gli Annales - fiducia, quod a S. Sede, cui acceptissimum cognoscebant Balthassarem, plurimum commodi, decoris, et gratiae Ordini nostro exinde foret", come procuratore generale. Il B. infatti era assai stimato da Gregorio XIV. Come cardinale, vescovo di Cremona, Nicolò Sfondrati aveva avuto modo di conoscere il B. quando nel 1587 aveva predicato la quaresima nella cattedrale di Cremona. Ma Gregorio XIV venne a morire proprio nel 1591 e le attese dei padri capitolari andarono quindi deluse.
Trasferitosi a Roma, dove rimase sino al 1594, il B. lasciò immediatamente il provincialato. Non sappiamo nulla circa la posizione da lui assunta nella lotta che si scatenò all'interno dell'Ordine fra il partito dei sostenitori del candidato del cardinale di S. Severina alla successione del Baglioni, Gabriele da Venezia (Colissoni, Dardano) e quello degli oppositori, fra i quali si trovavano e il Baglioni e Paolo Sarpi. Il fatto peraltro che il B. rimanesse in ombra durante il generalato del padre Gabriele, può far pensare che egli si trovasse dalla parte degli oppositori. Terminato il triennio come procuratore generale, abbiamo le prime notizie sul B. nel 1596. Nel capitolo provinciale tenuto a Bologna il 22 maggio egli fa eletto secondo definitore provinciale. L'anno seguente, nel capitolo provinciale dell'8 maggio, il B. è nominato "diffinitor capituli generalis". In questa carica egli viene riconfermato anche l'anno successivo. Essendo deceduto il generale Montorsi, fu deciso nel capitolo della provincia romagnola, celebrato a Modena il 10 maggio 1600, di presentare la candidatura del B. alla carica di generale dell'Ordine, in contrasto con quella, quasi certa del successo, di Alessandro Tortelli, che con l'appoggio dei Farnese di Parma era stato da Clemente VIII nominato il 1º maggio vicario generale dell'Ordine. Ma il B. non riuscì; fu eletto invece il Tortelli. Durante il generalato di quest'ultimo (1600-1601) e di Gabriele Dardano (1601-1604), il B. sembra essersi dedicato unicamente alle lezioni di teologia, che egli dava nello Studio bolognese, e alla predicazione. Il B. era infatti lettore pubblico di teologia presso lo Studio di Bologna e lo era divenuto per un intervento compiuto da Camillo Borghese, allora vicelegato a Bologna, presso "clarissim(os) Urbis illius senator(es)". Il Borghese, poi Paolo V, che lo apprezzava anche come oratore, era stato costretto nel 1588, secondo quanto risulta da un documento pubblicato dal Piermei, "cohortem adhibere ad... populi, Balthassarem in sacra Sancti Petroni aede conciones habentem audire cupientis, tumultus praecavendos, imo etiam e suggestu edictum publicare, quo Balth. audiendi ratio singulis praescribebatur". Nel 1600 il B. predicò anche nella chiesa di S. Marcello a Roma e fu presumibilmente in questa occasione che il cardinale Giangarzia Millini lo prese in particolare considerazione.
Il nome del B. ricompare nel Rotolus officialiumProvinciae Romandiolae pro anno 1604 fra i cinque candidati che erano stati scelti nel capitolo provinciale di quell'anno per esser proposti "ad officium generalatus". Il B. è citato al terzo posto dopo il padre M. Aurelio da Bologna e il padre M. Apollonio da Bologna. Nel capitolo provinciale, celebrato a Bologna alla presenza del generale Filippo Ferrari il 28 apr. 1606, il B. viene eletto definitore generale.
Durante le controversie veneto-pontificie (1606-1607) che videro Paolo Sarpi e Fulgenzio Micanzio difendere le ragioni di Venezia contro Paolo V e l'Ordine impegnato ufficialmente nella confutazione e condanna dei due serviti veneti, il nome del B. sembra, almeno a prima vista, restar fuori della mischia. Tuttavia, secondo la notizia fornita dal padre Bergantini al Mazzuchelli e da questo pubblicata negli Scrittori d'Italia, il B. avrebbe scritto "un libro Latino per occasione della controversia tra il Papa e la Repubblica intitolato: Contra septem Plagiarios, il quale sebbene non si continuò a stampare, succedendo l'accomodamento, fu nondimeno sparso scritto a mano". Il Bergantini osserva di aver desunto questa notizia da una "relazione al Governo di Venezia del Capitolo Generale dell'Ordine de' Servi dell'anno 1609" scritta dal Sarpi. Se quanto affermato dal Bergantini corrispondesse a verità - e non v'è motivo per dubitarne - alla lista dei serviti che scrissero contro il Sarpi (in ordine di tempo: Sermarini, Vigiani, Baglioni, Ducci, Seta, Vivoli, Bucherelli, Galgani, Bianchini) si dovrebbe aggiungere il nome del Bolognetti.
Nel 1608 il B. si affaccia dall'ambiente più o meno chiuso dell'Ordine sulla più ampia scena europea. Nel concistoro del 5 maggio 1608 veniva nominato legato presso l'imperatore Rodolfo II il cardinale Giangarzia Millini. Scopo della missione affidatagli era di fungere da mediatore fra l'imperatore e il fratello Mattia in modo da evitare alla Chiesa eventuali danni e pericoli che avrebbero potuto scaturire da una lotta fra Asburgo. Altro punto era quello della successione imperiale. In questa missione a Praga, il cardinal Millini volle con sé il Bolognetti.
Il 31 maggio egli scriveva da Bologna: "Io ho risoluto di menar meco in Germania con licenza del suo generale p. Baldassare Bolognetti dell'ord. de Servi, padre di molte lettere et integrità". In effetti, come appare dal Registro delle lettere del GeneraleFilippo Ferrari, il generale aveva "concessa licentia al P.M. o. Baldassare da Bologna d'andare co l'Ill.mo S. Card. Mellino". Il cardinal Bernerio, protettore dell'Ordine, si premurava di scrivere al Millini per ringraziarlo "che si sia degnata d'honorarla in eleggere ai suoi servitii il P. M. Baldassare Bolognetti per il viaggio in Germania". E al B. stesso comunicava: "Debbe la P. V. ringraziar Iddio dell'honor fattoli dall'Ill.mo mio S.r Card. Mellino in chiamarla ai suoi servigi per questa legatione in Germania". Senza tralasciare di aggiungere: "e si come mi rendo conto ch'ella servirà S. S. Ill.ma con ogni diligenza et affettione, così spero che questa servitù congionta con i suoi meriti, li sarà occasione di molt'utile, et ogni contento" (Lettere del Card.led'Ascoli, 1º giugno 1608).
Il Tozzi ascrive al B. sulla scorta del Bonfrizzieri, esplicitamente ricordato ma senza menzionarne il lavoro a cui ha attinto (tra l'altro il Bonfrizzieri è editore del terzo volume degli Annales), un'opera dal titolo Dogmata catholicae fidei. Non si sa per quale motivo il Tozzi citi il Bonfrizzieri quando una notizia del genere si trova già nel secondo volume degli Annales editi dal Garbi. Qui infatti si legge: "in lucem edidit data opportunitate dogmata quaedam Catholicae fidei, prout cum Haereticis illius temporis per Germaniam, vel disserendo, vel declarando explicaverat". L'affermazione degli Annales trova riscontro nella nota inviata dal padre Bergantini al Mazzuchelli. Riferendosi al Mazzuchelli, il Fantuzzi avrebbe desiderato sapere "se la citata opera di teologia dogmatica a Paolo V fu offerta in stampa o ms.". Secondo quanto riferiscono gli Annales, il B. avrebbe effettivamente pubblicato il suo lavoro. Anche se resta il problema del come il B. avrebbe potuto, nel giro dei pochi mesi che durò la legazione del Millini, scrivere e stampare questa sua opera che sarebbe stata poi presentata in dono a Paolo V. Certo è che, se questo lavoro fu scritto, esso va situato quasi naturalmente nel periodo della legazione del Millini e considerato come frutto di quella esperienza, anche se il B. poteva esser stato sensibilizzato per questo tipo di problematica sin dai tempi del suo studentato nel convento dei servi di Bologna.
Sempre a proposito della legazione Millini, troviamo una notizia di un qualche interesse nella Vita del Sarpi scritta dal Micanzio. Questi riferisce, a proposito del Poma e dei suoi complici che avevano attentato alla vita del Sarpi e che circolavano liberamente in Roma, che "un Prelato che ancor vive", tornato a Roma dalla legazione Millini, "riferì che i Cattolici di Germania ricevevano scandalo, che in Roma fossero trattenute persone ree di così esecrando delitto, onde gli Eretici prendevano occasione di pubblicare scritti nefandi contro la persona del Papa, e coll'Ignominia di tutto l'Ordine de' Cardinali". Non è chiaro se qui si tratti del Bolognetti. È possibile tuttavia che il B. - che il Micanzio ben conosceva per esser stato con lui reggente degli studi nel convento bolognese -, nonostante potesse aver condiviso l'atteggiamento assunto dalla Curia nei confronti del Sarpi durante l'interdetto, rifiutasse e condannasse l'attentato perpetrato contro il Sarpi non senza il consenso e forse l'iniziativa della Curia romana.
Nel capitolo generale tenutosi a Roma il 6 giugno 1609, poco dopo dunque la chiusura, almeno formale, delle controversie veneto-pontificie, Paolo V propose per il generalato una terna di nomi, dichiarando che solo quelli erano eleggibili. Il nome del B. appare al terzo posto dopo quelli del Vivoli e del Ducci: ambedue questi ultimi avevano partecipato, insieme con altri quattro terologi serviti, alla stesura della Difesa delle censure pubblicateda N. S. Paolo Papa V. Nella causa de' Signori Venetiani, un trattato scritto nel 1607 in nome dell'Ordine contro il Sarpi. Dopo il generalato del Vivoli (1608-1612) e del Ducci (dal 1612 al 1614, anno in cui morì), il B. fu finalmente nominato da Paolo V vicario generale dell'Ordine, laddove, secondo le costituzioni, come osservano gli Annales, essendo morto il Ducci nella provincia romana, la carica a cui fu chiamato il B. sarebbe spettata al definitore generale della provincia romana padre Angelo Maliorati. Nel 1615, anno in cui avrebbe dovuto celebrarsi il capitolo generale, Paolo V nominò il B., di sua iniziativa, vicario generale apostolico per altri tre anni. Questa nomina dovette provocare del malcontento nell'Ordine. Sembra trasparirne un'eco in quanto scrive il padre Gregorio Alasia, collaboratore del Giani nella preparazione degli Annales, in un manoscritto pubblicato dal Piermei: "Quest'anno (1615) non si fece Capitulo Generale come si nota ut supra... per haver fatto S. S.tà per sue lettere apostoliche Vic. gen. il P. R.mo Baldassare etc., se ben si arrogava più autorità di quella gli davano detti brevi, né mai ne volse dar copia all'autore di detti Annali".
Nel capitolo generale tenutosi a Bologna il 23 maggio 1618 il B. fu eletto generale per un sessennio. Durante i nove anni e mezzo in cui il B. fu a capo dell'Ordine - dopo tre candidature andate a vuoto, due proposte dalla provincia bolognese e una dallo stesso Paolo V - non sembra né che egli brillasse per particolari doti di governo né che abbia lasciato grande traccia di sé. Secondo il Rossi, durante il governo del B. "si scrisse sul Montesenario il libro delle Osservanze monastiche che però rimase manoscritto; si pubblicò una nuova edizione (1615) del testo delle Costituzioni dell'Ordine; si ottennero alcuni importanti privilegi e si pubblicarono gli Annali, prima edizione, in due volumi in folio (Firenze, 1618-22) compilati dall'annalista p. Giani; come fu anche stampato in precedenza (1616), il processo canonico per la santificazione di s. Filippo Benizi".
Ma, in concreto, per quanto riguarda il libro delle Osservanze monastiche non si sa cosa abbia fatto il Bolognetti. Si tratta di una raccolta che va inserita in tutto il rinnovato fervore che caratterizza la vita della Congregazione degli eremiti di Monte Senario che conosce, dopo il ristabilimento della vita eremitica e della rigida osservanza nel 1593, una forte spinta sotto il generalato del Montorsi e vede approvate le costituzioni speciali durante il generalato del Vivoli. Per ciò che concerne gli Annales, si tratta dell'esito di un lavoro che era stato organizzato e promosso durante il generalato del Vivoli. La stampa del processo canonico di Filippo Benizi va collocata anch'essa in una linea rimasta sempre viva nell'Ordine e che ha, nel periodo immediatamente precedente il generalato del B., nei generali Tavanti, Montorsi e Ferrari, i suoi più forti fautori. La nuova edizione delle costituzioni dell'Ordine non presenta in effetti alcun elemento che possa far pensare a particolari iniziative di un qualche peso prese dal Bolognetti. Il gruppo di documenti che di lui resta nell'Archivio generale dell'Ordine in Roma non aiuta a formulare un diverso giudizio.
Certamente il periodo che l'Ordine attraversava era estremamente critico (dopo i fatti veneti, una coltre di diffidenza gravava su di esso) e sia il papa sia il cardinal protettore non lasciavano spazio per un governo veramente autonomo. Il B., già inserito nel giro curiale attraverso la personale conoscenza di Paolo V e la protezione del cardinal Millini, del cardinal Bernerio prima e poi del cardinal Verallo, dal 1611 protettore dell'Ordine e, non per ultimo, attraverso le aderenze della famiglia Bolognetti, costituiva garanzia sicura per una stretta conformità ai voleri e alle indicazioni curiali. E per questo non gli mancarono riconoscimenti, né durante il pontificato di Paolo V né durante quello di Gregorio XV. A Gregorio XV della famiglia Ludovisi, già arcivescovo di Bologna, conosciuto dal B. sin da giovane e che con il padre era rimasto in rapporto di amicizia, appena eletto al pontificato (1621), il B. fu incaricato di portare le felicitazioni del Collegio dei dottori di Bologna. Da Gregorio XV il B. fu accolto con grande dimostrazione di affetto. Divenne suo familiare e da lui fu creato abate commendatario di S. Spirito, tesoriere segreto e consultore della S. Inquisizione. Era in stretti rapporti anche con il cardinal nepote Ludovico Ludovisi. Anzi, lo stesso Gregorio XV volle che il B. ne divenisse il teologo particolare. In questa qualità partecipò anche alle sedute dell'Accademia dei Virtuosi, fondata dal cardinal nepote sull'esempio di quella costituita da Carlo Borromeo durante il pontificato di Pio IV. Il 1º sett. 1621 il B. vi parlò "sopra la buona et cattiva fortuna in senso morale".
Successo a Gregorio XV Urbano VIII, ebbe fine la fortuna del Bolognetti. Al cardinalato a cui sembra fosse destinato da Gregorio XV venne sostituita da Urbano VIII la sede vescovile di Nicastro, proprio al limite dello scadere del tempo del generalato (11 marzo 1624, non 25 marzo come scrive il Fantuzzi). Secondo l'Ughelli, il B. avrebbe accolto "ludentis fortunae vim lubenti animo". Non dello stesso avviso sembra il Garbi negli Annales. In una nota che, nonostante gli encomi e le molte, belle espressioni dedicate al B., sembra lasciar trasparire un non proprio entusiastico ricordo lasciato nell'Ordine dal B., egli scrive che il B., creato vescovo, "sibi forte non satis in ea dignitate complacens, non diu superstes in sua cathedrali decessit". La relativa piccolezza del vescovado sufficientemente lontano da Roma e il fatto che il consacrante principale fosse appena un vescovo (la consacrazione fu impartita "a rev.mo Raphaele Invitiato, epo Cephalonien, et Zacynthien" il 24 marzo 1624) inducono a pensare che il B. aveva perduto molte delle sue aderenze presso la Curia. Fu con ogni probabilità il vicario generale Ferrari, già generale, successo al B. nel governo dell'Ordine per volere di Urbano VIII, che fece ottenere al B. nel 1624 la cittadinanza di Pavia, città nella quale il Ferrari era professore di astronomia e matematica. Questo sembra esser stato l'ultimo segno di onore tributato al B. per interessamento dell'Ordine. Per cinque anni vescovo di Nicastro. il B. morì in sede nel settembre del 1629 e venne sepolto nella cattedrale.
Fonti e Bibl.: Bologna, Arch. prov. dell'Ordine dei servi di Maria, Regesta priorum provincialiumRomandiolae ab anno 1570ad annum 1608, ff. 12, 35v, 36v, 54 e 54v, 95, 100v, 103v, 111, 130, 134, 138, 146, 169, 176; Roma, Arch. gen. dell'Ordine dei servi di Maria, Reg. PP.Gen. Flor., 46: Registro delle lettere delGenerale Filippo Ferraridall'Anno 1604 fino all'Anno 1609; Ibid., Ep. PP. Gen., 1: Lettere del Card.le d'Ascoli protettoredel N. O.; Ibid., Reg. Priorum Gen., 46: Registrum BalthassorisBolognetti (1614-1618),Vicarii Generalis Apostolici; Ibid., ibid., 47: Registrum Epistolarum VicariiGeneralis ApostoliciP. M. Bolognetti,anni 1617, (comprende lettere dal 18 marzo al 23 agosto 1617); Ibid., ibid., 48: Registrum Generalis BalthassarisBolognetti,ab a. 1618 ad a. 1624; Ibid., Ms. 230 Diversi,1624, f. 72 (Aggregazione alla cittadinanza di Paviadel p. Bolognetti); Ph. Tozzi, De scriptoribusOrdinis Servorum B. M. V., a cura di P. Branchesi, Bologna 1964, pp. 26, 78, 92; Annales Sacri Ordinis Fratrum Servorum B. Mariae Virginis, II, Lucae 1721, pp. 287, 340, 371, 429, 457, 484, 600 ss.; P. B. Gams, Series episcoporum..., Graz 1873, p. 906; Series chronologicaProcuratorum Generalium Ordinis nostri, Romae 1897, p. 13; Memorabilium Sacri OrdinisServorum B. M. V. Breviarium, a cura di A. F. Piermei, IV, Romae 1934, pp. 66 s., 204, 223-225; P. Gauchat, Hierarchia catholica mediiet recentioris aevi, IV, Monasteru 1935, p. 256; P. Branchesi, Series priorum provinc. Romandiolae O.S.M. (1276-1297), in Contributi di storiogr.servitana, 2, Vicenza 1964, p. 282; G. N. Alidosi-Pasquali, Li dottori bolognesi in teologia,filos., medicina ed arti liberali, Bologna 1623, pp. 36 s.; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, IX, Venetiis 1721, p. 410; G. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, pp. 1482 s.; F. Micanzio, Vita del P. F. PaoloSarpi, in Opere di Paolo Sarpi, VI, Helmstat (ma Verona), 1765, pp. XXIX, LVII-LVIII; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittoribolognesi, II, Bologna 1782, pp. 241-243; D. Taccone-Gallucci, Cronotassi dei metropolitani,arcivescovi e vescovi della Calabria, Roma 1902, p. 414; L. von Pastor, Storia dei Papi, XII, Roma 1930, pp. 527-534 (anche per la legazione Millini, cfr. fondi documentari dell'Arch. Segr. Vaticano ivi menzionati); A. M. Rossi, Manuale di storia dell'Ordine dei Servi di Maria(MCCXXXIII-MCMLIV), Roma 1956, pp. 107, 109, 110; F. Russo, La diocesi di Nicastro, Napoli 1958, p. 256; B. Ulianich, P. Sarpi,il generale Ferrari e l'Ordine dei Serviti durante lecontroversie veneto-pontificie, in Studi in onore di A. Pincherle, II, Roma 1967, pp. 582-645; Dict. d'Hist. et Géogr. Ecclés., IX, p. 663.