CENCI, Baldassare
Nacque a Roma il 4 genn. 1647 da Virginio e da Vittoria Veraspi. Venne avviato giovanissimo alla carriera ecclesiastica, mentre il fratello Tiberio, destinato alla carriera civile, raccolse alla fine del secolo l'eredità dell'antica famiglia patrizia. Addottoratosi in utroque nel 1672 presso la Sapienza di Roma, vi frequentò anche i corsi di teologia scolastica. Nel 1672 venne consacrato e ottenne la nomina a referendario utriusque signaturae. Entrò quindi nella Congregazione della Fabbrica di S. Pietro, dapprima come "ponente" (relatore) delle cause di competenza della Congregazione, quindi come giudice. Deciso assertore dell'autorità e del prestigio della Chiesa, e pertanto della politica antigallicana di Innocenzo XI, il 26 sett. 1685 il C. fu inviato vice legato ad Avignone.
Era un momento assai delicato nei rapporti fra la Francia e la S. Sede, per il lungo conflitto originato dalle pretese assolutiste di Luigi XIV e giunto sotto il pontificato di Innocenzo XI, in più occasioni, al limite di una clamorosa rottura.
Alla annosa controversia per la régale e alla grave questione delle sedi vescovili vacanti, si erano più recentemente aggiunte quelle delle franchigie doganali e della libertà di quartiere; infine. la mancata nomina del candidato francese, il cardinale Wilhelm di Fürstenberg, alla sede di Colonia, causata anche dall'intervento della S. Sede a favore del candidato imperiale, il principe Giuseppe Clemente di Baviera, fece, svanire ogni speranza di accordo pacifico e nel settembre 1688 le truppe francesi occuparono Avignone.
Il C. venne arrestato dal De la Trousse, comandante delle truppe firancesi; quindi, rilasciato, si ritirò dapprima nellabbazia di S. Ponzio, nelle terre del duca di Savoia, poi a Nizza. Ma anche da questi luoghi egli continuò a reggere la legazione, dopo aver lanciato la'scomunica contro gli invasori, e negando l'annessione del Contado Venassino alla Francia, proclamata dal Parlamento di Provenza.
Con la morte di Innocenzo XI e i primi accordi fra il re di Francia e il nuovo pontefice Alessandro VIII il C., che per il suo atteggiamento aveva ricevuto ampi elogi da Roma, ritornò in Avignone per riprenderne pieno possesso in nome della S. Sede. Egli vi restò, ancora fino alla metà del 1691, continuando a occuparsi degli affari della legazione e dei problemi connessi al pur breve periodo dell'occupazione francese.
Richiamato a Roma nell'agosto 1691, il C. ebbe numerosi attestati in riconoscimento della sua azione in difesa dei diritti della Chiesa, apprezzata anche dal neoeletto Innocenzo XII. Il 26 agosto è ordinato presbitero, il giorno seguente vescovo di Larissa, consacrato il 30 settembre dal cardinale Fabrizio Spada, nuovo segretario di Stato. Inoltre, anche per l'interessamento dei cardinali Cantelmi e Imperiali, da tempo suoi intimi amici, il 28 agosto viene deputato prefetto del Palazzo apostolico e il 3 dicembre dello stesso anno vescovo assistente al soglio pontificio. Entrato quindi a far parte della corte pontificia, il C. esercitò ancora negli anni seguenti, per l'assenza del titolare mons. Ercole Visconti, la carica di maggiordomo pontificio, con il titolo di promaggiordomo, dal 1693 al 1696. In tale periodo il C., oltre all'attività propria della sua carica, si interessò dell'azione assistenziale promossa da Innocenzo XII, occupandosi in particolare degli istituti d'istruzione, sia laici sia ecclesiastici, quali ad esempio il collegio di Capranica, del quale fu. protettore. Creato inpectore cardinale prete del titolo di S. Pietro in Montorio, nel concistoro del 12 dic. 1695, ottenne la pubblicazione della nomina due anni più tardi, con il concistoro dell'11 nov. 1697. In tale occasione il pontefice lo nominò vescovo di Ferrara, ma il C. ottenne di Poter mutare quella sede, ritenuta poco adatta per il suo incerto stato di salute, con l'arcivescovado di Fermo.
Nell'amministrazione di questa diocesi il C. dimostrò le stesse doti che a veva mostrato nei precedenti uffici: fermezza, impegno personale, volontà di riforma e una attenta cura per la formazione e la preparazione del clero diocesano. Pur legato a Roma da numerosi impegni e da affetti familiari, stabilì la sua residenza ordinaria a Fermo, da dove si allontanò solo in assai rare occasioni: come quella del matrimonio del fratello Tiberio con la nipote del cardinale Costaguti, Laura, o della partecipazione al conclave dal quale uscì eletto Clemente XI Albani, nel 1700.
Nel suo impegno pastorale predominò il problema dell'istruzione dei chierici e dei laici della diocesi, di una diocesi per tanti versi isolata come quella fermana. Da qui l'apertura di un seminario diocesano e l'istituzione di un collegio per i giovani della provincia, affidato ai gesuiti. Nel 1701 invece sono chiamati ad operare nella diocesi i padri della missione, ai quali si dove con il C. l'apertura di un ospizio per le penitenti e successivamente di un altro, ospizio "per le pericolanti donzelle". Nell'esercizio della sua autorità vescovile ebbe invece a volte conflitti di giurisdizione con i vicari generali che l'abbazia di Farfa teneva ancora nelle Marche per la cura dei numerosi benefici e parrocchie da essa dipendenti, conflitti terminati nel 1705, quando il C. ottenne la soppressione di tali vicari nella diocesi fermana.
Morì a Fermo il 26 maggio 1709.
Fonti e Bibl.: Gran parte della document. riguardante la sfera privata e una ricca corrispondenza con i familiari si conservano nell'arch. della famiglia Cenci in Roma: di particolare importanza politica la serie Lettere di mons. B. C. vice-legato di Avignone. Docum. sulla sua attività pastorale nell'Archivio arcivescovile di Fermo, dove si conserva anche una biografia inedita, opera del suo successore A. Borgia. Arch. Segr. Vat., Legazioni. Avignone, fin. 59-63; Secreteria Brevium, 1711, f. 296; 1827, ff. 6, 9; 2048, f. 75; Acta Cameralii, 23, f. 248; Dataria Apostolica, 1691, f. 39; Arch. S. Congr. Caerim., 561, fasc. A, f. 19. Nella Bibl. Ap. Vat. varie copie di una sua brevissima biografia, opera del conte Orazio d'Elci, in Vat. lat. 13659, ff. 176-177; Urb. lat. 1631, ff. 339-340; Ottob. lat. 2686, ff. 237-240; Vat. lat. 7440, ff. 258-261; numerose lettere al C., in Vat. lat. 9040, ff. 2-29, 32-43, 45-63, 65-179, 193-198, 310-373, 375-404; Correspond. du nonce en France Angelo Ranuzzi, 1683-1689, a cura di B. Neveu, Rome 1973, I, pp. 145, 587, 596, 599, 618, 623, 667, 799, 805, 826; II, pp. 24, 67, 77, 91 s.,103, 140, 154, 286 e sub voce Avignon; M. Catalani, De Ecclesia Firmana eiusque episcopis ... commentarius, Firmi 1783, pp. 294 ss.; F. M. Renazzi, Notizie storiche ... dei maggiordomi pontifici, Roma 1784, p. 145; B. Katterbach, Referendarii utriusque Signaturae..., Città del Vaticano 1931, p. 342; C. Fraschetti, I Cenci. Storia e docum. dalle origini al secolo XVIII, Roma 1935, pp. 98, 245 s.; L. von Pastor, Storia dei papi, XIV,2, Roma 1961, pp. 453, 473; R. Ritzler-P. Sefrin, Hierarchia catholica..., V,Patavii 1952, pp. 202, 237.