DONATO (Donati), Baldassare (Baldissera, Baldassara)
Incerta è la data di nascita di questo compositore attivo a Venezia, nella seconda metà del secolo XVI. Tuttavia il fatto che nel 1550 era musico e cantore della cappella di S. Marco in Venezia e che sue composizioni cominciarono ad essere pubblicate nel 1548 ci inducono a collocare tale data a Venezia tra il 1525 e il 1530. Sappiamo che lavorò in stretto contatto con A. Willaert, il quale nel 1562 lo incaricò di insegnare ai pueri cantores, probabilmente quale coadiutore nella direzione della cappella musicale.
Nel 1564 gli fu affidato dai procuratori di S. Marco il compito di dirigere la cappella piccola, creata per esonerare C. de Rore (succeduto al Willaert nel 1563) dagli incarichi di amministrazione e di insegnamento. L'anno seguente, però, dopo l'elezione di G. Zarlino a maestro, la cappella piccola fu soppressa per difficoltà insorte nella gestione separata del coro. Ciò nonostante il D. continuò ad insegnare e nel 1574 fu approvata dai procuratori una disposizione per un "vice maestro" che assumesse i compiti dell'istruzione ai ragazzi e ai giovani preti (Arch. di Stato di Venezia, Proc. de Supra, registro 135, f. 10) con cui si confermava una situazione già esistente di fatto. La sua attività di cantore non si svolgeva solo nella cappella di S. Marco: il 4 marzo 1577 fu assunto insieme a tre colleghi dalla Scuola grande di S.Rocco. Le confraternite infatti, secondo una tradizione che ormai risaliva alla fine del '400, assumevano professionisti per l'esecuzione dei canti durante le processioni, le feste e le domeniche. Già l'anno seguente, però, i quattro cantori non erano più al servizio della Scuola perché il D. aveva avuto contrasti con i superiori.
Nel 1580 fu nominato maestro di cappella della cattedrale di Padova, ma, il 7 agosto dello stesso anno, nominato con decreto dei procuratori maestro di canto al seminario di S.Marco, istituito nel 1577 per l'istruzione di diciotto allievi di età compresa tra i dieci e i diciotto anni, rinuncio all'incarico padovano, preferendo continuare a lavorare nella cappella Marciana, e si dedicò esclusivamente all'insegnamento, chiedendo di essere esonerato da altri impegni (ibid.). Tuttavia i suoi rapporti con i superiori divennero col tempo difficili e nel 1589 sorse una controversia tra un gruppo di cantori da lui capeggiati e G. Zarlino circa la questione della esecuzione dei salmi per i vespri.
Alla morte dello Zarlino il D. fu eletto maestro della cappella per cinque anni. Il decreto prevedeva anche l'obbligo di "insegnar canto figurato, contrappunto et canto fermo alli clerici del seminario" (ibid., registro 138, 9 marzo 1590). Tra le incombenze del D. era anche quella di provvedere all'assunzione di altri elementi per il coro che al momento della sua elezìone aveva un organico pìuttosto esiguo (due soprani, quattro contralti, tre tenori, quattro bassi). Il D. tenne l'incarico fino alla morte, avvenuta a Venezia, probabilmente nel giugno 1603.
Famosissimo autore di villanelle alla napoletana, la sua prima raccolta, pubblicata nel 1550 da G. Scotto a Venezia con il titolo Le napollitane et alcuni madrigali a quatro uoci, ebbe larghissimo successo e A. Gardano la ristampò più volte (nel 1551, '52, '56, '58) con il titolo Il primo libro di canzon villanesche alla napolitana a quatro voci. Aggiontovi anchora alcune villote di Perissone à quatro con la canzon della gallina. Come già quelle composte da A. Wìllaert (Canzone villanesche alla napoletana..., edite a Venezia, presso A. Gardano. nel 1545) in esse viene usato il dialetto solo in una certa misura, essendo il linguaggio più sofisticato di quello degli autori napoletani. Rispetto ai contemporanei vi si nota una maggiore libertà nel trattare questo genere anche se alcuni elementi tipici rimangono nella preponderanza della voce superiore, nell'andamento sillabico delle voci, nell'uso degli accenti incrociati e nella struttura omoritmica. Il D. abbandona l'uso satirico delle quinte parallele tra le parti esterne, ma non i tradizionali elementi parodistici (assenti nelle Canzoni del Willaert), volgendoli dalla satira sulle convenzioni del madrigale alla ricerca di effetti realistici.
L'elemento parodistico è molto evidente in No police (pubblicato in A. Einstein, II, p. 449), in cui la resa sonora del "correre in quà e là" del protagonista esasperato dalla pulce si condensa in un puro schiamazzo omofonico con un grande effetto comico. Famosissima è la Canzon della gallina, con le sue realistiche imitazioni in cui l'Einstein individua punti di contatto con la canzone francese, sebbene ci sia meno contrappunto e più concisione. In Chila gagliarda ilD. riprende dall'omonima composizione di G. D. Del Giovane da Nola solamente il testo, dandogli un assetto nuovo e facendone un balletto. In questo brano è evidente in modo particolare la forte tendenza al diatonismo, che lo inserisce in una linea (ripresa da G. Gastoldi quarant'anni più tardi nei suoi balletti), rivolta al superamento del sistema modale e all'affermazione di quello tonale. Talvolta la melodia della voce superiore viene presa da composizioni di V. Fontana, ma non trasferita al tenor, com'era nell'uso comune di questo genere di musica.
Le villanelle del D. ebbero notevole successo anche all'estero: l'editore tedesco G. Baurnann nel 1576 ne trasformò sei in mottetti con testi in latino (pubblicandole a Erfurt con il titolo di Cantiones suavissimae, quatuor vocum, ante hac in Germania numquam aeditae) mentre due furono pubblicate a Monaco, presso A. Berg, nel 1585 in lingua tedesca in Schöner, auszerlesener, geistlicher und weltlicher teutscher Lieder XX.... Nelle raccolte antologiche pubblicate lungo tutta la seconda metà del sec. XVI fino ai primi del XVII, non solo in Italia ma anche all'estero, figurano numerosi madrigali composti dal Donato. Il primo, Suna fede amorosa, apparve già nel 1548 a Venezia in DiCipriano de Rore et di altri eccellentissimi musici il terzo libro di madrigali à cinque (G. Scotto); Ofelice colui lo troviamo in Fantasie, et recercari a tre voci ... et madrigali a tre voci, edito sempre a Venezia, G. Scotto, nel 1549. Questo fu ristampato anche in raccolte successive tra le quali Musica libro a tre voci primo di Adriano Wigliar, Cipriano de Rore, Archadelt, Ihan Gero et altri madrigali a tre voci de diversi autori, pubblicato a Venezia, G. Scotto, nel 1566. Più che tentare di combinare parole e musica, il D. espresse umori generali, senza particolari simbolismi, riallacciandosi quindi più al Willaert che al Rore. Nel '53 uscì il suo Primo libro di madrigali à cinque e a sei voci con tre dialoghi à sette, edito da A. Gardano e ristampato nel '56, '58, '59, '60, '67.
I testi sono di alto livello: F. Petrarca è presente con sette sonetti, ma ci sono anche P. Bembo, A. Navagero e C.A. Gesualdo. I' vopiangendo i miei passati tempi, musicato per cinque voci maschili nel registro basso, va notato per la concisione e per l'espressività, mentre l'influenza del Willaert, innegabile, salta agli occhi nei due sonetti del Petrarca che sono musicati in forma di dialogo a sette voci (cfr. gli stessi, sempre a sette voci, nella Musica Nova del maestro fiammingo). L'Einstein vede nel terzo dialogo, Ahi miserelle, un documento importante per la nascita del melodramma, laddove ne indica la resa drammatica. Pensier dicea, dall'Orlando furioso, esce in Ilterzo libro delle Muse a cinque voci, edito a Venezia, A. Gardano, nel 1561, e nel '68 viene pubblicato Il secondo libro de madrigali à 4 voci, edito sempre da A. Gardano. Dolor, se 'l mio dolor (O grief, if yet my grief) e Come la notte (As in the night) apparvero nella raccolta di N. Yonge, Musica transalpina..., pubblicata a Londra nel 1588. Il primo godette di una popolarità immensa dato che lo ritroviamo in intavolatura nel Fronimo, Dialogo di V. Galilei, Venezia, erede G. Scotto, 1584, insieme con altri due (Da quei bei crini, àcinque e Deh! lascia l'antro, à quatro). Ciòche rende attraenti i suoi madrigali, sebbene in essi manchi quell'attenzione così moderna alla parola come in C. de Rore, è il fortissimo senso melodico e la preferenza per lo stile accordale: in questi elementi risiede la modernità della sua musica e in questa direzione deve essere stata fondamentale per il D. la familiarità con un genere come quello della villanella, ma anche l'influenza di G. Zarlino. Già nel '58 questi andava teorizzando una pratica che ormai stava diventando comune e indicativo in tal senso è l'esperimento condotto dall'Einstein, che ha trascritto Dolce mio ben (dal II Libro dei madrigali) in forma monodica (III, pp. 322 s.), rendendo così evidente la tendenza a stabilire un rapporto gerarchico tra le voci.
Coerentemente con i suoi impegni di maestro nella cappella di S. Marco il D. compose anche musica sacra. Ilprimo libro de motetti à 5, 6 et 8 voci, pubblicato a Venezia nel 1599, raccoglie una produzione svolta in parecchi anni e che, stando all'alto numero di pubblicazioni in raccolte antologiche, si intensificò negli ultimi anni della sua vita. Non si tratta di una produzione di altissimo livello e si avvicina ben poco al gusto per le sonorità e per le progressioni cromatiche che caratterizzavano i suoi contemporanei (A. Gabrieli, C. Merulo). Un maggiore intuito il D. rivelò forse nelle musiche di tipo cerimoniale che compose per alcune festività della Repubblica, come ad es. i dialoghi corali, che sono più moderni di quelli di A. Gabrieli per la definizione più precisa di gruppi in opposizione. Tutte le voci, inoltre, sono trattate con semplicità, come si addice alla musica destinata a simili occasioni (cfr. Tratto fuori dal mar, in Trionfo di musica di diversi. A sei voci, libro primo, Venezia, erede G. Scotto, 1579).
Composizioni del D., tutte pubblicate a Venezia, si trovano nelle seguenti raccolte antologiche: Madrigali a tre voci de diversi eccellentissimi autori... Libro primo, A. Gardano, 1551; Di Cipriano de Rore il Quarto libro d'i madregali a cinque voci..., A. Gardano, 1557; Madrigali a tre voci de diversi eccell. auttori, novamente dati in luce, G. Scotto, 1559; Di Cipriano de Rore il quarto libro di madrigali a cinque voci, A. Gardano, 1563; La eletta di tutta la musica intitolata Corona di diversi novamente stampata libro Primo, 1569; I dolcifrutti primo libro de vaghi et dilettevoli madrigali..., G. Scotto, 1570; Ilprimo libro delle justiniane a tre voci..., G. Scotto, 1570; Il sesto libro delle villotte alla napoletana de diversi..., Figliuoli di A. Gardano, 1570; Musica di XIII autori illustri a cinque voci..., A. Gardano, 1576; Musica de diversi autori illustri , libro primo, G. Vincenti et R. Amadino, 1584; Musicale essercitio di Ludovico Balbi, A. Gardano, 1589; Nuova spoglia amorosa..., G. Vincenti, 1593; Madrigali de diversi a quattro voci raccolti da Gio. Maria Radino, R. Amadino, 1598; Leggiadre nimphe a tre voci. Alla napolitana de diversi eccellentissimi autori..., A. Gardano & fratelli, 1606.
Altre composizioni del D. si trovano nelle raccolte pubblicate a Londra, presso T. East, nel 1588, dal titolo Musica transalpina...; in quelle edite ad Anversa, Melodia olympica di diversi eccellentissimi musici... (presso P. Phalèse e J. Bellère, 1591); Livre septième des chansons d quatre parties... (presso J. Bellère, 1597), Florilegium sacrarum cantionum quinque vocum (presso P. Phalèse, 1609); in quelle pubblicate a Norimberga dal titolo Summa musicalis ... (presso C. Gerlach, 1588) e Sacrarum symphoniarum continuatio... (presso P. Kaufman, 1600); in quella edita a Roma, presso N. Mutii, nel 1600, Nuove laudi ariose della Beatissima Vergine ...; e infine in quella pubblicata a Strasburgo presso K. Kieffer nel 1603, intitolata Promptuarii musici sacras harmonias sive motetas ... .
In intavolatura, oltre che nel Fronimo, Dialogo di V. Galilei, comparvero composizioni del D. anche nella raccolta edita nel 1582 a Strasburgo Novae tabulae musicae testitudinariae hexachordae et heptachordae. Julis Caesaris Barbetti Paduani... (B. Jobin). Composizioni del D. in edizione moderna si trovano in Ch. Burney, A general history of music, London 1776-1789, III, p. 216; L. Torchi, L'arte musicale in Italia nei secoli XVI-XVII e XVIII, Milano 1901; W. B. Squire, Sing- und Spielmusik aus älterer Zeit, a cura di J. Wolf, Leipzig 1926, p. 104; A. Einstein, The Italian madrigal, Princeton 1949, I, pp. 449 ss.; III, p. 322.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Procuratia de Supra, registri 133, 135, 137, 138, 193 bis; Ibid., ibid., busta 91, Processo 208; Venezia, Archivio della Scuola grande di S. Rocco, Registro delle terminazioni, II, III; F. Caffi, Storia della musica sacra nella già Cappella ducale di S. Marco in Venezia dal 1318 al 1797, Venezia 1855, I, pp. 40 s., 43, 147, 193; II, pp. 31, 39; A. Einstein, The Italian madrigal, Princeton 1949, I, pp. 370, 381, 390, 409, 422, 438, 443, 448 s.; II, pp.525, 582, 673, 773, 799, 843, 845; III, p. 322; F. Nicolini, La villanella napoletana, in Riv. musicale ital., LIV (1952), pp. 21 ss.; B. M. Galanti, Le villanelle alla napoletana, Firenze 1954, pp. XXIV, 141 ss., 156; D. G. Cardamone, Forme musicali e metriche della canzone villanesca e della villanella alla napoletana, in Riv. ital. di musicologia, XI (1977), pp. 25 ss.; F. Luisi, La musica vocale nel Rinascimento, Torino 1977, pp. 529, 532, 560; E. Vogel, Bibliothek der gedruckten weltlichen Vocalmusik Italiens, I, Hildesheim 1962, I, p. 207; R. Eitner, Bibliographie der Musik-Sammelwerke des XVI. und XVII. Jahrh., Hildesheim 1963, p. 529; Rèpértoire intern. des sources musicales. Einzeldrucke vor 1800, p. 433; Bibliografia della musica ital. vocale profana pubblicata dal 1500 al 1700, I, Pomezia 1977, pp. 555 ss.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, III, coll. 657 ss.; Enc. della musica Rizzoli-Ricordi, I, Milano 1972, p. 323; The New Grove Dict. of music and musicians, V, pp. 543, 545; Diz. encicl. univer. della musica e dei musicisti, Le biografie, II, p. 518.