TACCONE, Baldassare
TACCONE (Tacco, Taccono, Tacconi, Tacconus Alexandrinus, Taconus, Tachonus, De Tachonibus), Baldassare (Baldassarre, Baldessare, Baltassar, Balthassar, Balthasar, Balthasarus, Alexander, Alessandro). – Nacque ad Alessandria in Piemonte nel 1461, da Giacomo, in una famiglia, forse convertita, di piccola nobiltà di origine popolana (creata da Filippo Maria Visconti nel 1417 come una specie di polizia viscontea per risolvere, fra l’altro, le lotte guelfo-ghibelline di quella città).
Il padre Giacomo è menzionato negli Annali di Alessandria come uno dei quattro gentiluomini del quartiere di Marengo presenti alla cerimonia della piantagione di alberi per l’inaugurazione dell’abbellimento della città nel 1466 (Ghilini, 1666).
Nel 1487 Baldassare Taccone compose l’epitaffio per la tomba di Cicco Simonetta a Pavia, dimostrando già così un certo coinvolgimento nella politica milanese e anche una certa abilità a muoversi nelle sue complesse trame, data l’inimicizia di Ludovico il Moro per Cicco, che fu decapitato nel 1480.
Nel 1488, viaggiò a Pavia e a Tortona per le feste organizzate da Bergonzio Botta in occasione delle nozze di Gian Galeazzo Sforza e Isabella d’Aragona, per le quali scrisse dei testi celebrativi. Nell’aprile del 1489 si recò in una fortificazione non identificata per distribuire gli stipendi ai soldati e nell’ottobre del 1490 in Liguria (Ioannis Tollentinatis..., 1512). Lo troviamo diretto a Roma nel settembre del 1492 con l’amico e collega Niccolò da Correggio, e forse con Gaspare Visconti, per rendere omaggio al nuovo papa Alessandro VI. Vi rimase qualche tempo, come testimonia il manoscritto Sessoriano 413 della Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II nel quale si leggono delle sue poesie latine e italiane indirizzate a Niccolò da Correggio. Vi si firma già «canzellar[ius]», cioè ‘cancellario’ di Ludovico il Moro, fratello del cardinale Ascanio Sforza (Pyle, 1997).
Nel 1493 fu il poeta ufficiale per le nozze di Bianca Maria Sforza con Massimiliano I d’Asburgo, celebrate il 30 novembre: in quello stesso anno pubblicò i versi declamati in duomo (Coronatione e sponsalitio de la serenissima Regina M. Bianca Ma. SF...), nei quali allude al suo «patron misser Guaspar Visconte»: l’opera contiene anche un riferimento (vv. 102 s.) alla statua equestre colossale di Francesco Sforza progettata da Leonardo da Vinci nel cortile del castello. Taccone diventò cittadino milanese, per intervento di Ludovico il Moro, il 25 febbraio 1497, come «scrib[am] nostr[um] dilect[um]» (Biblioteca Trivulziana, Archivio storico civico, Registro n. 7, Litterarum ducalium 1497-1502: item 12; cfr. I registri delle lettere ducali del periodo sforzesco, a cura di C. Santoro, Milano 1961, p. 281).
I suoi testi poetici non ebbero grandi estimatori e furono anzi al centro di qualche polemica letteraria, criticati, ad esempio, da Lancino Curzio e Galeotto del Carretto (Marri, 1983; Marchi, 1986). Lo stesso Taccone, del resto, ebbe sempre un atteggiamento di modestia nei confronti della sua poesia: in un epigramma a Niccolò da Correggio scrisse «Rem veram fateor: poeta no[n] sum» (Roma, Biblioteca nazionale, Sessoriano 413, c. 490).
Nel periodo felice della corte sforzesca, prima della morte di Beatrice d’Este, Taccone scrisse due opere drammatiche a noi pervenute: l’allegoria politica, L’Atteone, e la Danae. L’Atteone è databile tra il 1480 e il 1494, che è l’anno della morte di Gian Galeazzo Sforza a cui fu indirizzata, e probabilmente prima del 1489, dato il silenzio a proposito della sposa Isabella d’Aragona (L’Atteone..., a cura di F. Bariola, 1884; ma cfr. Teatro del Quattrocento, p. 293); è stata conservata in due manoscritti (Firenze, Biblioteca nazionale , II ii 75, e Parigi, Bibliothèque nationale de France, Ital. 1543). L’allegoria resta però ambigua: la figura del protagonista Atteone potrebbe riferirsi sia al giovane duca Gian Galeazzo, nipote di Ludovico, sia a Giovanni Maria Visconti; ma nessuna di queste due ipotesi sembra risolutiva. La Danae fu scritta invece nel 1496 e resa famosa dal fatto che fu messa in scena da Leonardo da Vinci: i suoi disegni si conservano nel codice Atlantico nella Biblioteca Ambrosiana a Milano e su un foglio al Metropolitan Museum of art a New York. L’ultima opera poetica conosciuta di Taccone, «monosillaba nonnulla ad Nic[olaum] Cor[rigium]», fu pubblicata nell’edizione di Sidonius Apollinaris stampata da Ulrich Scinzenzeler a Milano nel 1498, con il commento di Giovanni Battista Pio (Argelati, 1745, II, 2, coll. 2177 s.).
Sono rari i documenti relativi alla vita di Taccone, che tuttavia dimostrò una notevole capacità di adattamento alle mutazioni politiche in Lombardia, servendo non solo gli Sforza (Ludovico fino alla sua cattività nel 1499, e uno dei due figli, Massimiliano), ma anche i francesi quando occuparono la città dal 1499 al 1512, e lo stesso Massimiliano quando riprese la città con l’aiuto degli svizzeri. Tra i documenti noti resta un atto di compravendita, nel 1502, di una proprietà di Taccone da parte di Johannes Petrus de Gambaloytis, ma restano oscuri gli anni successivi: probabilmente fu assente da Milano, soggiornando forse ad Alessandria, o, con più probabilità, a Innsbruck. Potrebbe essere stato a Roma nel 1512, quando scrisse un epigramma in lode di Johannes Corycius per la sua commissione ad Andrea Sansovino di una Madonna con il Bambino e s. Anna: fu pubblicato nella Coryciana, nel 1524 (Pyle, 1997; Coryciana..., a cura di C.J. Ijsewijn, 1997, p. 132).
Nel 1517 è di nuovo documentato a Milano: «Balthasar Tachonus nobilis et cancellarius in Capitaneatu justitiae Mediolani», nel ruolo di «Notarius» per stendere un atto che vietò l’uso delle armi dentro la città, a nome e per conto di Odet de Foys, allora governatore francese di Milano. Nel 1518 firmò due documenti di compravendita per l’acquisto di terra a Milano da certi «fratelli Bovati».
Morì a Milano il 30 dicembre 1521. Sembra che avesse scritto il proprio epitaffio nel 1520; due lapidi, tratte da un sarcofago probabilmente adornato da una statua, sono ora inserite nelle mura del chiostro della chiesa di S. Ambrogio.
Fonti e Bibl.: Firenze, Biblioteca nazionale, II.ii.75; Archivio di Stato di Milano, Indice lombardo. Notaii, filza 8087, protocolli 673 e 691; Parigi, Bibliothèque nationale de France, Ital. 1543; Roma, Biblioteca nazionale, Sessoriano, 413; Coronatione e sponsalitio de la serenissima Regina M. Bianca Ma. SF. Augusta al Illustrissimo S. Ludovico SF. visconte Duca de Barri..., s.l., Leonard[us] Pachel, 1493; Sidonii apollinaris poema Aureum eiusdemque epistolae..., Mediolanni [sic], Uldericum Scinzenzeler, 1498; Ioannis Tollentinatis II equitis Epistolarum libri III, Mediolani, Ioannem Castilioneum, 1512; Coryciana, Romae, apud Ludovicum Vicentinum et Lautitium Perusinum, 1524, fol. sig. M; G. Ghilini, Annali di Alessandria overo le cose accadute in essa città nel suo, e circonvicino territorio dall’anno dell’origine sua sino al MDCLIX [...] con due tavole..., Milano 1666, p. 104: Anno 1466, n. 6; L’Atteone (Favola) e le rime di B. T., a cura di F. Bariola, s.l. 1884; A.G. Spinelli, La Danae di B. T. recitata in casa del Signore Conte da Cajazzo... (1496), Per le nozze Mazzacorati-Gaetani dell’Aquila d’Aragona, Bologna 1888; Teatro del Quattrocento. Le corti padane, a cura di A. Tissoni Benvenuti - M.P. Mussini Sacchi, Torino 1983, pp. 293-334; Coryciana critice edidit, carminibus extravagantibus auxit, praefatione et annotationibus instruxit, a cura di I. Ijsewijn, Romae 1997, p. 132.
Ateneo dei letterati milanesi, adunati dall’abbate Don Filippo Picinelli Milanese, Milano 1670; Ph. Argelati, Bibliotheca scriptorum mediolanensium, II, Milano 1745, pars 1, coll. 1495 s., 2177 B - 2178 B; J.A. Sassi, Historia literario-typographica Mediolanensis, ibid., I, pars 1, p. DCIII e nota k; M. Herzfeld, La rappresentazione della “Danae” organizzata da Leonardo, in Raccolta vinciana, 1922, f. 11, pp. 226-228; N. Pirrotta, Li due Orfei. Da Poliziano a Monteverdi. Con un saggio critico sulla scenografia di Elena Povoledo, Torino 1975 (trad. ingl. Music and theatre from Poliziano to Monteverdi, Cambridge 1982, pp. 36, 39, 46-48, 291-296, 336, tav. 13); K. Steinitz, Leonardo architetto teatrale e organizzatore di feste, IX lettura vinciana (15 aprile 1969), in Leonardo da Vinci. Letture vinciane I-XII (1960-1972), a cura di P. Galluzzi, Firenze 1974, pp. 249-274 (in partic. pp. 257-261 e figg. 5-10); F. Marri, Lingua e dialetto nella poesia giocosa ai tempi del Moro, in Milano nell’età di Ludovico il Moro, I, Milano 1983, pp. 231-291; A. Tissoni Benvenuti, Il teatro volgare della Milano sforzesca, in ibid., pp. 333-351; R. Marchi, Un nuovo sonetto contro B. T., in Diverse lingue, I (1986), pp. 71-78; U. Rozzo, L’ordine de le imbandisone per le nozze di Gian Galeazzo Sforza con Isabella d’Aragona, in Libri e documenti, XIV (1989), pp. 1-14; M. Tavoni, Storia della lingua italiana. Il Quattrocento, Bologna 1992, pp. 153-155; C.M. Pyle, Milan and Lombardy in the Renaissance. Essays in cultural history, Roma 1997, capp. I, VI, VII, VIII, IX, passim; S. Meschini, Luigi XII duca di Milano. Gli uomini e le istituzioni del primo dominio francese (1499-1512), Milano 2004, pp. 324 s., n. 341.