BIASSA, Baldassarre
Nacque in data imprecisabile da Antonio; le sue prime vicende sono collegate a quelle del fratello maggiore Gaspare, col quale servì dapprima nella marina genovese e in quella pontificia. Seguì poi le sorti politiche della fazione dei Fregoso, quando questi, nel 1487, furono espulsi da Genova ad opera di Ludovico il Moro e dell'opposto partito degli Adorno. È presumibile che aderisse poi agli accordi stabiliti dai fuorusciti genovesi con il cardinale Giuliano Della Rovere alla vigilia dell'impresa italiana di Carlo VIII: le prime notizie sicure su di lui risalgono infatti alla sua partecipazione alla lotta del Della Rovere contro Alessandro VI; fu lui, il 23 apr. 1494, a trarre in salvo il cardinale ribelle, portandolo in una sua galera da Ostia a Genova, donde il Della Rovere si trasferì poi alla corte di Francia.
Eletto al pontificato, Giulio II dimostrò subito la sua fiducia nel B., affidandogli nel novembre 1503 uno degli incarichi diplomatici più delicati del momento: insieme con Obizzo Alidosi egli fu infatti inviato nelle Romagne, la cui sottomissione allo Stato ecclesiastico appariva compromessa dagli antagonismi faziosi e dalla politica espansionistica dei Veneziani; compito del B - e del suo compagno - a quanto riferisce il Machiavelli - era di convincere quei "populi che per levarsi da' periculi imminenti, e torre ogni uomo da partito, si mettino in mano di sua Santità"; in particolare, poi, essi dovevano rivolgersi a Dionigi Naldi, l'influente castellano di Imola, la cui alleanza veniva considerata decisiva per l'egemonia sulla regione, "e con partiti, quanti più grossi saprà chiedere, rivoltarlo alla devozione della Chiesa". La missione non ebbe successo perché il Naldi preferì accordarsi con i Veneziani; ma il papa non dovette per questo diminuire la sua stima per il B., il quale, infatti, in quello stesso anno, fu nominato comandante della squadra navale pontificia col titolo di capitano generale del mare.
Sull'armata navale Giulio II faceva molto assegnamento nel quadro dei suoi vasti progetti politici, sia, cioè, per il recupero delle rocche già tenute dal Valentino, sia per la lotta contro le signorie particolari dello Stato pontificio, sia infine per l'aggressiva politica che avrebbe portato il papato dapprima alla guerra contro Venezia e poi contro i Francesi e gli Imperiali. Già nel 1506 il papa meditava di affidare al B. un colpo di mano contro Genova occupata dai Francesi, approfittando del turbamento politico che sarebbe seguito alla morte di Luigi XII, considerata imminente. A questo scopo lo incaricò di armare due galere che erano state fatte costruire nell'arsenale di Pisa da Alessandro VI; la guarigione di Luigi XII impedì che si desse seguito al tentativo.
In realtà, anche negli anni seguenti, il contributo della marina pontificia al comando del B. fu modesto. Né poteva essere altrimenti, per le scarse forze navali delle quali il capitano spezzino poteva disporre: in effetti, tra i primi provvedimenti presi da Giulio II per suo consiglio fu l'ordine di costruire nei cantieri di Ancona sei nuove galere; in attesa che queste fossero approntate non rimanevano al B. possibilità e compiti più vasti della difesa delle coste tirreniche dalle incursioni dei barbareschi; e anche in questi limiti le esigenze della guerra della lega di Cambrai lo costrinsero a risultati scarsamente prestigiosi. Nel 1509, infatti, due navi leggere barbaresche catturarono nelle acque di Ostia una delle due galere del B., volgendo l'altra in fuga: l'episodio gli guadagnò l'irrisione dei contemporanei, che non ritennero giustificazione sufficiente alla sconfitta il fatto che una parte notevole degli equipaggi romani fosse stata inviata nell'esercito pontificio, riducendo le due navi cristiane in condizioni di effettiva inferiorità.
Nel 1510 finalmente il B. poté disporre delle sei nuove galere e dare quindi un più considerevole contributo alle iniziative politiche e militari del pontificato. Denunziata in quell'anno la lega di Cambrai, Giulio II riprese il vecchio progetto di strappare Genova ai Francesi. Il piano della campagna prevedeva un attacco concentrico affidato per via di terra all'esercito pontificio al comando di Marcantonio Colonna e a 10.000 Svizzeri messi a disposizione del pontefice dai recenti accordi con i Cantoni, e per via di mare alla squadra pontificia del B. affiancata da undici galere veneziane al comando di Girolamo Contarini. Inoltre il B. aveva con sé i fuorusciti genovesi Ottaviano e Giano Fregoso, suoi congiunti, e Girolamo e Niccolò Doria, i quali garantivano che i Genovesi sarebbero insorti contro la guarnigione francese non appena la flotta veneto-pontificia fosse apparsa nel golfo.
Iniziate le operazioni nella primavera del 1510, il B. ed il Contarini occuparono con facili incursioni Chiavari, Rapallo e Sestri e si presentarono davanti a Genova, protetta da una squadra navale francese di forza pari a quella dei federati. Poiché l'insurrezione cittadina promessa dai fuorusciti fu impedita dalla tempestiva repressione del governatore Rochechouart, il B. ed il Contarini decisero di porre il blocco alla città, in attesa dei contingenti terrestri degli Svizzeri e del Colonna. Il piano era senza dubbio valido, poiché era nota la scarsa preparazione dei Francesi a un assedio e i rifornimenti potevano essere portati loro soltanto dal mare; non ebbe però successo per la superiore abilità marinara dei Francesi, i quali, dimostrando un'ottima conoscenza delle acque del golfo, costrinsero i federati ad uscire in mare aperto e qui li affrontarono vittoriosamente, inseguendoli poi sino all'isola d'Elba, dove il B. ed il Contarini trovarono finalmente scampo: di qui poi fecero ritorno a Civitavecchia.
Giulio II tuttavia non si rassegnò alla sconfitta: impose al B. di preparare nuove galere, altre ancora ne ottenne da Venezia e nel luglio successivo inviò ancora il B. e il Contarini a Genova. Questa volta i Francesi cercarono di evitare lo scontro, preoccupati dalle forze superiori degli avversari; ma il B. ed il Contarini neanche questa volta seppero corrispondere alle aspettative del papa: con un implicito omaggio alla abilità dell'avversario si limitarono ad un'azione meramente dimostrativa, tendente a confermare ai Genovesi la vitalità dei fuorusciti.
Negli anni successivi il B. limitò la sua attività alla sorveglianza delle coste pontificie dalle incursioni dei corsari saraceni, affiancato in questo da vari suoi congiunti. Nel 1512, nel momento di panico seguito alla sconfitta dei pontifici a Ravenna, fu convocato da Giulio II sulla riviera adriatica: si pensava nella corte romana, allora al seguito dell'esercito, di sottrarre per mare il papa alla cattura da parte dei Francesi; ma poi la rinunzia di questo, dopo la morte di Gastone di Foix, a proseguire nell'offensiva, fece sì che il progetto fosse abbandonato. Il R. rimase al servizio pontificio sino alla morte di Giulio II; fu esonerato da Leone X, che nel 1513 lo sostituì al comando della marina papale con il fiorentino Paolo Vettori. Non si hanno altre notizie sul B. se non quella della morte, avvenuta nel 1531.
Fonti e Bibl.: F. Guicciardini,Storia d'Italia, a cura di C. Panigada, Bari 1929, II, p. 169; III, p. 195; B. Senaregae,De rebus Genuensis commentaria. in Rer. Ital. Script., 2 ediz., XXIV, 8, a cura di F. Pandiani, p. 128; N. Machiavelli,Legazioni e commissarie, a cura di S. Bertelli, II, Milano 1964, p. 619; A. Guglielmotti,Storia della marina pontif., III, Roma 1886, pp. 53 ss.; E. Rodocanachi,Le pontificat de Jules II, Paris 1928, pp. 112, 143, 159; U. Formentini-T. Valenti, La Spezia e la sua provincia, La Spezia 1924, p. 77.