GAMUCCI, Baldassarre
Nacque a Firenze il 14 dic. 1822. Dopo una formazione letteraria e filosofica, iniziò gli studi di pianoforte con C. Fortini e di composizione con L. Picchianti. Nel 1849 fondò la Società corale del Carmine, incorporata a partire dal 1860 nella scuola corale dell'Istituto musicale di Firenze, scuola di cui il G. restò sempre direttore. Dal 1852 fu strumentista e dal 1854 maestro di cappella nella scuola di musica dell'Accademia di belle arti. Dal 1862 fu accademico residente dell'Accademia dell'Istituto musicale di Firenze; dal 1876 fu preside della Società degli artisti di musica. Collaborò inoltre a diversi periodici, tra i quali, al Boccherini, di cui fu critico musicale dal 1867, e alla rivista Arte e storia, a cui contribuì saltuariamente dopo il 1882.
Morì a Firenze l'8 genn. 1892.
Spirito eclettico e versatile, dotato di una vasta cultura, il G. si dedicò sia alla composizione, sia alla critica e alla didattica, rivelandosi un valente musicista e un arguto musicologo. Fu particolarmente attento alla realtà artistica e sociale del suo tempo che tratteggiò con precisione in numerosi scritti pubblicati negli Atti dell'Accademia del R. Istituto musicaledi Firenze e nei periodici Boccherini e Arte e storia.
Convinto assertore della funzione formativa della musica, ne sostenne l'insegnamento sin dalle scuole elementari, sottolineando inoltre la necessità di promuovere iniziative culturali, quali l'ampliamento delle società corali e l'incremento dei concerti pubblici (Le scuole corali in Italia, in Atti dell'Accademia del R. Ist. musicale di Firenze, XXV [1887], pp. 54 ss.). Estimatore del bel canto italiano, si occupò in particolare di S. Mercadante, dal G. considerato, per lo stile "robusto e grandioso", un precursore di G. Verdi (Monografia intorno alle opere di S. Mercadante, ibid., IX [1871], pp. 15 ss.). Ammirò L. Cherubini indicandolo "riformatore della musica drammatica" e dedicandogli la sintetica biografia Cenni intorno alla vita ed alle opere di L. Cherubini fiorentino ed al monumento ad esso innalzato in S. Croce (Firenze 1869). Non risparmiò critiche aperte nei confronti della situazione artistica e musicale del tempo, in piena decadenza, secondo il G., dopo la metà del secolo (La musica e le presenti condizioni sociali, ibid., XXII [1884], pp. 79 ss.), consigliando di contro ai giovani compositori uno studio più attento dell'armonia e del contrappunto, dell'analisi musicale, specie degli autori per lui "classici" (Verdi, Rossini, Bellini), e in particolare della "nobilissima" musica sacra (Sulle attuali condizioni della composizione musicale, ibid., X [1872], pp. 70 ss.). Nell'abbandono da parte dei cantanti della pratica di abbellire le melodie, il G. individuò una delle cause della decadenza del bel canto in Italia (Del costume di rifiorire le melodie vocali italiane, ibid., III [1865], pp. 31 ss.).
Sostenne l'importanza di una solida formazione culturale per il musicista, specie per il prestigio sociale che tale figura aveva ormai acquisito (La coltura intellettuale del musicista in rapporto all'arte e alle presenti condizioni sociali, ibid., XVIII [1880], pp. 26 ss.); richiamò a una maggiore competenza e professionalità una certa critica musicale, spesso condizionata nei giudizi da interessi economici (La critica ed il giornalismo teatrale, ibid., XV [1877], pp. 59 ss.).
I suoi scritti per il Boccherini sulle opere di G. Paisiello (G. Paisiello e il suo Barbiere di Siviglia, VII [1868], nn. 5-7), G. Meyerbeer (Riflessioni sulla musica di Meyerbeer ed in particolare su quella del Roberto il Diavolo, VIII [1869], nn. 2, 4, 19, 20), D. Cimarosa (Il matrimonio segreto di D. Cimarosa, ibid., n. 8; IX [1870], nn. 9-10, 13-16), C.-L.-A. Thomas (Amleto di A. Thomas, X [1872], nn. 10-12; XI [1873], nn. 1, 2, 5, 6, 8, 9) uniscono una lucida analisi tecnica a una fine interpretazione psicologica. Degni di nota sono i suoi due opuscoli Considerazioni sul nuovo sistema d'armonia di A. Basevi (Firenze 1878) e soprattutto l'erudita dissertazione tecnico-scientifica Perché i Greci antichi non progredirono nell'armonia (ibid. 1881). Compendio della sua esperienza didattica è l'opuscolo di teoria musicale Rudimenti di lettura musicale per uso di tutti gli istituti sia pubblici che privati d'Italia (s.n.t.).
Si ricordano inoltre per il Boccherini: Della vita e delle opere di W.A. Mozart (VII [1868]); L'insegnamento musicale (XI, [1873], n. 12, pp. 45 s.); Cantanti e maestri compositori (XII [1874], n. 12, pp. 45 s.); A proposito della seconda Messa di Gounod (XIII [1875], n. 8, pp. 29 s.); La vestale di G. Spontini (XXIII [1876], n. 11, pp. 41 s.). Per gli Atti dell'Accademia del R. Ist. musicale di Firenze: Se il sistema che ora va introducendosi anche in Italia dell'uso esclusivo della chiave di basso o di quella di violino, o al posto, o in ottava, sia buono, e meriti di essere incoraggiato (V [1867], pp. 41 s.); Considerazioni sul bello musicale (XIII [1874], pp. 54 s.); Se i lunghi studi musicali e più specialmente quelli dell'armonia e del contrappunto possano raffreddare la inspirazione (XIX [1881], pp. 26 s.). Per Arte e storia: La pieve di Castelvecchio nella valle Riana (III [1884], 39, pp. 308 s.; 40, pp. 315 s.); Industrie artistiche fiorentine. Fabbrica di pianoforti della ditta Brizzi e Niccolai (V [1886], 33, pp. 246 s.).
Come compositore trattò vari generi musicali riuscendo particolarmente fecondo in quello sacro, dove mirò a una fusione equilibrata fra testo liturgico e musica. Caratteristiche del suo stile sono la melodia sobria, ma ispirata, unita a un contrappunto agile ed efficace.
Tra le diverse composizioni sacre del G., menzionate dal Fétis e per lo più inedite, si ricordano: la Messa da requiem per voci maschili e strumenti (organo o harmonium, tromboni, contrabbasso, 1871; ms. autografo presso la Bibl. del Conservatorio L. Cherubini di Firenze); 6 Messe da gloria a 3 e 4 voci; diverse messe a cappella; salmi, mottetti, litanie, introiti, graduali, inni, sia a cappella sia con accompagnamento orchestrale; l'oratorio Le sette parole di nostro Signore Gesù Cristo (versi di P. Winckler); Tre ore per il venerdì santo; la cantata I colli d'Arcetri per baritono e coro (circa 1873) e altre 2 cantate. Il G. ha inoltre composto l'opera teatrale in 4 atti Sigismonda da Salerno, mai rappresentata, nonché trascrizioni di brani d'opera e fantasie per pianoforte, fra cui: Nabucodonosor (Milano s.d.), Ballo in maschera, (ibid. s.d.), Trovatore (Firenze 1853) di G. Verdi; Scena ed aria da Paride ed Elena (ibid. 1871) di C. Gluck, Viscardello Op. 11 (ibid. s.d.) di Verdi, Violetta Op. 50 di Mercadante, Polka-mazurka (Firenze 1850), Giulia gentil la florentine (Milano s.d.); duetti brillanti per pianoforte e flauto (in collaborazione con R. Galli): Reminescenze da Il corsaro Op. 24, I masnadieri Op. 25 (Milano 1850) di Verdi, Poliuto Op. 26 di G. Donizetti; numerose melodie per più voci, coro e pianoforte presenti nel catalogo di F. Pazdírek.
Fonti e Bibl.: Necr. in La Nazione, 9 genn. 1892; Gazzetta musicale di Milano, XLVII (1892), 3, p. 51; La Nazione, 15 e 19 genn. 1892; Arte e storia, XI (1892), 1, p. 7; Atti dell'Accademia del R. Ist. musicale di Firenze, XXX (1892), pp. 15 ss.; A. Damerini, Il conservatorio di musica L. Cherubini di Firenze, Firenze 1941, pp. 37, 76, 78 s.; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, Suppl. I, p. 360; A. De Gubernatis, Diz. biogr. degli scritt. contemporanei, II, Suppl., p. 1168; F. Pazdírek, Universal-Handbuch der Musikliteratur, IX, p. 63; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 592; Enc. della musica Ricordi, II, p. 273; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 111.