LANCI, Baldassarre
Figlio di Marino, nacque a Urbino nel 1510. Secondo Vasari il suo apprendistato artistico si svolse nella città natale, al seguito dell'architetto urbinate G. Genga; successivamente, sebbene non vi siano testimonianze di questa attività, trascorse diversi anni al servizio della famiglia Della Rovere, dove probabilmente consolidò la sua competenza nel campo dell'ingegneria idraulica e militare.
La prima notizia certa riguardante il L. risale al dicembre del 1546, quando fu invitato a Lucca per sovrintendere ai lavori di rifacimento della fortificazione cittadina (Martinelli - Puccinelli, p. 20). Durante la sua permanenza nella città toscana, che si protrasse per dieci anni, egli, oltre a seguire il cantiere della fortezza (sotto la sua direzione si completò infatti il settore sudorientale e furono fondati la piattaforma S. Frediano e il baluardo S. Pietro), ebbe anche l'opportunità di accettare altri incarichi. Nel 1549 effettuò un'ispezione completa di tutte le fortezze dello Stato lucchese allo scopo di verificarne le effettive condizioni; l'anno successivo diresse alcuni interventi di consolidamento al vecchio forte di Viareggio; e, nel 1553, gli venne chiesto di compilare una relazione dei beni e delle fabbriche della Repubblica (ibid., pp. 97, 137, 146).
Nel 1557, partito da Lucca, si recò a Montalcino per conto dei Francesi; mentre l'anno seguente fu impegnato, in non meglio precisati lavori, a Paliano e Nettuno, possedimenti laziali di Marcantonio Colonna. Probabilmente negli stessi anni, fu invitato dal governo pontificio a ispezionare le fortezze di Ancona, Ostia e Civitavecchia (Promis, pp. 312 s.).
Il 1560 segnò un'importante svolta nella carriera del L. poiché coincise con l'inizio del suo impegno per Cosimo I de' Medici, legame che lo accompagnò per il resto della vita, rendendolo protagonista della politica di difesa del Ducato (dal 1569 Granducato) di Toscana.
L'intento di Cosimo, all'indomani dell'annessione dei possedimenti senesi, fu quello di promuovere e rafforzare la sicurezza dei suoi confini e delle sue coste attraverso la realizzazione di nuove roccaforti, poste sulle principali vie di comunicazione.
Il primo incarico che il duca gli affidò fu la ricostruzione del forte di Siena. Il progetto del L., concordato con Cosimo, che intratteneva con l'architetto un fitto rapporto epistolare, prevedeva la sostituzione del vecchio forte trapezoidale spagnolo con una nuova imponente fortezza rettangolare, completata agli angoli da grandi bastioni (Rombai, p. 123). Nella primavera del 1561, mentre a Siena si lavorava al baluardo di S. Domenico, il nome del L. comparve in qualità di progettista della cinta muraria della torre delle Saline in Maremma; a partire da quella data egli ricoprì la funzione di supervisore dell'intero sistema di difesa costiero. Conservò l'incarico fino al 1570; e per esso si recò frequentemente nella zona per seguire i numerosi interventi di consolidamento (ibid., p. 158).
Nei primi mesi dell'anno seguente si recò a Malta per approntare dei progetti relativi all'edificazione di una nuova città sul monte Sant'Elmo (Promis, p. 314). Durante la primavera dello stesso anno raggiunse Grosseto, dove diede avvio a un'intensa attività di bonifica voluta dai Medici (Rombai, p. 123); nei mesi estivi tornò a Siena per la ripresa del cantiere del forte.
I lavori, di questo come degli altri cantieri che il L. seguì nel corso degli anni, procedettero con lentezza, complicati dalle forti difficoltà di reperimento della manodopera e dalle ostili condizioni ambientali; ciò costrinse il L. a gestire contemporaneamente le attività delle diverse fabbriche a lui affidate e a servirsi di esperti collaboratori in grado di controllare le eventuali difficoltà anche in sua assenza. Tra questi si ricordano in particolare il figlio Marino, il marchigiano Giovanni Camerini e l'urbinate Simone Genga.
Al principio del 1564, mentre si trovava in Maremma per seguire alcune opere idrauliche, il L. fu incaricato da Cosimo di occuparsi anche della fabbrica del nuovo forte di Grosseto; nell'estate del medesimo anno egli si spostò a Ponte d'Arbia, nei pressi di Siena, ove diresse alcuni lavori di consolidamento (ibid., pp. 283, 286).
Allo stesso periodo risale anche una nuova prestigiosa commissione ducale, riguardante il progetto e la costruzione della nuova fortezza di Radicofani, strategico centro posto sulla via Cassia al confine con lo Stato pontificio.
Il L. iniziò immediatamente i lavori a Castel Morro, la parte della fortezza più vicina al paese, consapevole del fatto che l'arrivo della cattiva stagione lo avrebbe costretto a una repentina sospensione del cantiere. Il suo progetto prevedeva di addossare nuovi baluardi alle mura medievali che circondavano il maschio (ibid., pp. 133-135).
Si dedicò poi quasi esclusivamente al cantiere di Grosseto, fortificazione di frontiera sulla via tirrenica, che necessitava della costruzione di nuovi baluardi, ma che progrediva con molta lentezza a causa della insalubrità del territorio. Dalle frequenti lettere che l'architetto scambiò con Cosimo si apprende che, nel 1566, oltre a seguire i lavori di bonifica in Maremma, egli si occupò del restauro delle terme di Bagni San Filippo in Val d'Orcia e realizzò pure una serie di opere idrauliche nel porto di Livorno che gli consentirono di sperimentare una draga di sua invenzione (Donatini, 1979, p. 35).
Negli ultimi anni della sua vita i molteplici impegni assunti lo costrinsero a frequenti spostamenti per poter controllare i suoi cantieri.
All'inizio del 1567 si recò a Grosseto con il figlio Marino, che a partire da quel momento collaborò costantemente con il padre, per seguire la costruzione del baluardo di porta Marina; raggiunse poi Siena, dove pure si procedeva alla costruzione del terzo baluardo e, durante l'estate, si trasferì a Ponte d'Arbia per procedere al consolidamento del ponte sulla via Cassia. Intervenne poi nella costruzione delle mura bastionate del porto franco di Livorno e in autunno si recò a Campiglia per seguire alcune opere idrauliche commissionate da Cosimo (Promis, pp. 320 s.).
Nel 1568, per l'ultimo anno, il L. seguì personalmente i lavori a Radicofani, iniziando la fortificazione del borgo, la cui direzione, a causa del sopraggiungere di ulteriori impegni, affidò poi al figlio Marino (Rombai, p. 137). Durante l'estate dell'anno successivo l'architetto fu incaricato da Cosimo di progettare e costruire la fortezza di San Martino, presso San Piero a Sieve, a difesa della via Porretana; il L. si recò immediatamente sul posto per accertarsi della natura del sito e dare rapidamente inizio ai lavori (Promis, p. 321).
Nel 1570, mentre i suoi principali cantieri erano ancora in corso, egli si recò con Cosimo a Montalcino per realizzare un nuovo baluardo che avrebbe dovuto incorporare la vecchia fortezza; questa costruzione procedette piuttosto rapidamente al punto da potersi considerare conclusa prima della morte dell'architetto (Rombai, p. 129).
Nello stesso periodo il suo nome compare nella documentazione riguardante Terra del Sole, "città fortezza ideale" voluta dal granduca nella Romagna fiorentina. Nonostante per diversi anni si sia ritenuto il L. autore dell'intero progetto (Donatini, 1979), la pubblicazione di nuovi documenti riguardanti l'argomento sembrerebbe confermare il suo arrivo nel cantiere e la sua responsabilità nella direzione dei lavori solo dopo la morte di G. Camerini, probabile ideatore del disegno originario (Bazzoni, 1994).
Sebbene l'ingegneria militare e quella idraulica rappresentassero il suo principale ambito di interesse, il L. ebbe occasione di sperimentare le proprie capacità anche in incarichi di diversa natura, tra i quali si rammentano: la realizzazione del giardino botanico per l'Università di Pisa, l'allestimento scenografico di una rappresentazione teatrale a Firenze e il progetto della chiesa di S. Maria della Rosa a Chianciano, un impianto a croce greca con abside semicircolare, realizzato postumo nel 1585 (Donatini, 1979, pp. 35, 48).
Il L. morì a Firenze nel dicembre del 1571.
Dei suoi quattro figli, oltre a Marino, si ricordano Pompilio, che probabilmente seguì le orme paterne, ma di cui non resta testimonianza, e Cornelio, poeta e commediografo, insignito nel 1575 del titolo di cavaliere dell'Ordine di S. Stefano (Promis, p. 321).
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite… (1568), a cura di G. Milanesi, Firenze 1881, VI, p. 325; VII, pp. 616 s.; C. Grossi, Degli uomini illustri di Urbino, Urbino 1819, pp. 139, 237; C. Promis, Biografie di ingegneri militari italiani dal secolo XIV alla metà del XVIII, in Miscellanea di storia italiana, XIV (1874), pp. 311-325; W. Valentini, S. Maria della Rosa di Chianciano, Orvieto 1892, p. 17; L.A. Maggiorotti, Gli architetti militari italiani, II, Roma 1935, p. 52; E. Donatini, La città ideale, Ravenna 1979, pp. 18, 23 s., 35-39, 41-48, 55, 61 s., 64, 69, 81 s., 89, 92, 103, 343; G. Contorni, L'attività di B. L. nello Stato di Siena, in Il potere e lo spazio: riflessioni di metodo e contributi. Atti…, Firenze 1980, pp. 131-139; I Medici e lo Stato senese, 1555-1609: storia e territorio (catal., Grosseto), a cura di L. Rombai, Roma 1980, pp. 120, 123 s., 129-131, 133-138, 141 s., 146 s., 151 s., 158, 196, 283 s., 286; R. Martinelli - G. Puccinelli, Lucca: le mura del Cinquecento. Vicende costruttive dal 1500 al 1650, Lucca 1983, pp. 6, 17, 20-22, 97, 137 s., 141, 146, 160 s., 163, 166, 168, 171, 184, 222, 227; M.A. Giusti, Edilizia in Toscana dal XV al XVII secolo, Firenze 1990, pp. 87, 95, 102 s., 104, 110, 233; Le mura di Grosseto: rilievi e studi per il recupero, a cura di M. Bini, Firenze 1990, pp. 16-18, 26-28, 53; C. Bazzoni, Ai confini del Granducato di Toscana: la costruzione della città fortezza di Terra del Sole, in Quasar, VI (1994), 11-12, pp. 39-41, 46; Id., Ai confini del patrimonio artistico del nostro paese: Terra del Sole, città fortezza clandestina, ibid., IX (1997), 17, p. 182; E. Donatini, Progettazione e fondazione della Città del Sole, ibid., pp. 180-182; Storia dell'architettura italiana. Il secondo Cinquecento, a cura di C. Conforti - R.J. Tuttle, Milano 2001, pp. 177, 180, 183, 491-493, 505 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXII, p. 284; Diz. encicl. di architettura e urbanistica, III, p. 327, s.v.; The Dictionary of art, XVIII, pp. 690 s.