baldezza
. Il termine b., che nei poeti che precedono D. quasi mai sembra avere valore distinto da ‛ baldanza ' (si confronti l'ampia documentazione addotta dal Vallone), nell'uso dantesco indica la sicurezza dell'animo mista a letizia che traspira nel volto e nella vaghezza dei modi. In particolare, in Pd XVI 17 voi mi date a parlar tutta baldezza, esso assomma in sé gli aggettivi usati da Cacciaguida, sicura, balda e lieta (XV 67), ed esprime vari atteggiamenti dello spirito di D.: la sicurezza, la fiducia e la confidenza che si manifestano nell'esultanza esteriore. Con lo stesso ,valore, è uno degli attributi tipici dell'argomentare cavalleresco e cortese (cfr. G. di Pino, in Letture Dantesche, Firenze 1962, 2007) ed è riferito all'arcangelo Gabriele in Pd XXXII 109 Baldezza e leggiadria / quant'esser puote in angelo e in alma, / tutta è in lui. Con valore figurato, in endiadi con ‛ onore ', in Cv IV V 5 è riferito a Maria, la baldezza e l'onore de l'umana generazione, la " lieta fiducia " e la gloria, il vanto del genere umano. Per il Busnelli, l'endiadi, in cui il termine b. vale " letizia ", riecheggia la lode della Bibbia a Giuditta (Judith 15, 10 " Tu gloria Jerusalem, tu leatitia Israël, tu honorificentia populi nostri ").
Bibl. - S. Aglianò, Restauro di Paradiso XVI, 1-15, in " La Bibliofilia " LXIX (1967) 1-40; A. Vallone, " Baldanza " - " Baldezza " dai Siciliani a D., in Atti del Convegno di studi su D. e la Magna Curia, Palermo 1967, 315-332.