BALDINO di Surso
Nato a Pavia da Urbanino, scultore in legno, ignoriamo la sua data di nascita. Nel 1453 (21 gennaio) contrae matrimonio; il 19 luglio 1456 vanta un credito per un'opera, che il Majocchi (p. 88) ritiene sia un lavoro d'intaglio per la cattedrale di Voghera, poi andato perduto. Collaborò probabilmente con il padre, e alla sua morte (ante 1464) ne continuò l'attività, tenendo aperta in Pavia (parrocchia di S. Michele) una bottega di intagliatore, con notevole fortuna, giacché dal 1464 abbondano i contratti d'acquisto di case e terreni da lui stipulati, benché B. lamentasse il passivo di una certa eredità ricevuta.
In un documento notarile del 1468 è espressamente indicato come "Baldino de Surso intagliator". Il 14 giugno dello stesso anno è citato in giudizio per non aver terminato il coro della chiesa di S. Maria a Biella; lite composta il 23 giugno con l'impegno dell'artista di por fine all'opera. L'8 apr. 1473 stipula un contratto per un Presepio con i due ss. Giovanni da collocarsi nella cappella di S. Giovanni in S. Michele di Pavia; il contratto precisa che l'opera deve essere in legno intagliato, dipinta in azzurro e oro, e le figure devono avere la grandezza di "un braccio". L'opera, se fu davvero eseguita, non ci è rimasta. Il 3 sett. 1476 firma una convenzione per un quadro a intaglio commessogli da una non precisata chiesa di Voghera; si suppone trattarsi della chiesa di S. Francesco, al cui frate guardiano l'artista rilascia una ricevuta di pagamento il 23 genn. 1477. Nello stesso anno corona con un'iscrizione ("1477 die 20 mensis octobris hoc opus fecit Baldinus de Surso papiensis") il coro ligneo del duomo di Asti, poi trasportato in S. Giovanni de Doninate e oggi nel Museo civico della città. Del coro, smembrato e malamente restaurato nel sec. XIX, restano ventisei stalli ornati di 28 figure (Gesù, Apostoli, Evangelisti, Santi). Morì a Pavia fra il 3 genn. e il 5 nov. 1478.
Nessuna opera di B. è rimasta, o è stata fino ad oggi rintracciata e identificata, fuorché il coro astigiano, al quale gli studiosi non risparmiano elogi per la aspra vigoria della maniera gotica, che il Taramelli vede affine a quella di Jean de Very e il Melani mette in relazione con il bel coro gotico di S. Ambrogio a Milano, al quale si sa che lavorarono molti artisti, a partire dal 1469, anche della cerchia pavese (Giacomo del Maino). Il Maggiora Vergano attribuiva a B. quattro pannelli lignei, di sua proprietà, con le Storie di s. Secondo,non più reperiti.
Fonti e Bibl.: R. Maiocchi, Codice diplomatico artistico di Pavia dall'anno 1330 all'anno 1550, Pavia 1937, I, passim (anni 1448-78); C. Dell'Acqua, Ricordi storici biografici pavesi,Pavia 1870, p. 395; V. Maggiora Vergano, Sull'antico coro della cattedrale di Asti,in Atti d. Soc. piemontese di Archeol. e Belle Arti, I(1875-77), pp. 219-221, 227; A. Taramelli, Stalli e mobili gotici nel Piemonte,in Arte italiana decorativa e industriale, VIII(1899), pp. 83 ss.; A. Melani, In proposito del coro di S. Ambrogio a Milano, in Arte e Storia, XXIV (1905), p. 65; U. Thierm-F. Becker, Künstler-Lexikon, II, p. 396.