BARTOLINI, Baldo (Baldus ser Cole, Baldus de Bartholinis, Baldo Novello)
Nacque da Cola, forse a Perugia, appena dopo la metà di maggio del 1409 - secondo l'età che compare nella trascrizione accettata dal Vermiglioli della sua lapide tombale, oggi scomparsa - oppure del 1414 - secondo la trascrizione della medesima lapide fornita da altri.
Suo padre, ser Cola "condam Bartolini Andrutii dicti Boccatii", era uno dei principali notai operanti allora in Perugia (rogò dal 1377 al 1443) al servizio sia dei privati sia degli uffici, anche i maggiori, del Comune (era, ad esempio, nel bimestre marzo-aprile 1384, notaio dei Priori); proveniva dal contado, precisamente dalla "villa Valiani Sancti Florentii" e aveva ottenuto nel 1390 la cittadinanza perugina e l'iscrizione al catasto dei cittadini antichi e originari. Abitava allora in porta Ebumea, nella parrocchia di S. Niccolò.
Resta cosi accertata in modo sicuro la paternità del B., dopo che di volta in volta fu detto figlio o nipote del giurista Onofrio, figlio di un Francesco, ovvero ancora venne inserito nella discendenza di un ser Bartolomeo "Cole Bartolini"da Piegaro, cancelliere di quel Comune, che il 2 luglio 1376 ottenne la cittadinanza perugina. ú da relegarsi, con tutta probabilità fra le leggende che sempre fioriscono intorno a un celebre maestro, la notizia fornita da un Antonio Cioncolario allievo di un allievo del B., che in un'annotazione fatta di proprio pugno in un esemplare (oggi conservato a Firenze, Bibl. Naz.) dell'incunabolo della Repetitio in 9 Cato (cfr. sotto Edd. a stampa, B, 2) dichiara di sapere che il B. fu figlio illegittimo del famosissimo dottore Angelo Perigli e di una monaca. Questa storia al Cioncolario doveva averla raccontata il maestro, Vincenzo Ercolarii, allievo a sua volta del Bartolini.
Il B. studiò diritto civile e canonico certamente a Perugia, dove ebbe per maestro, secondo afferma il Diplovataccio, Angelo Perigli. Appare per la prima volta fra i lettori di diritto dello Studio perugino, col salario di 20 fiorini, nell'anno di studi 1438-1439 (il registro dei Conservatori della moneta con il pagamento ai lettori dell'anno precedente non porta il suo nome). Non sembra che a quel tempo fosse ancora laureato, perché, a differenza di altri, il suo nome non èaccompagnato dalla qualifica di "doctor". La data documentariamente accertata dell'inizio del suo insegnamento non s'accorda con quanto il B. scrisse in due diverse occasioni, nel '74 e nel '75, aver già insegnato, a quel tempo, per trentotto anni. Ma la differenza non è molta, e può superarsi pensando a uno o due anni di lettura gratuita, prestata ancora da studente. Nel 1443-1444 il B., certamente laureato in utroque, è uno dei tre lettori di di ritto canonico (i canonisti erano complessivamente a Perugia undici, in quell'anno) incaricati del commento al Sextus. Il suo salario era di 35 fiorini. Doveva leggere il titolo De praebendis et dignitatibus (Sextus,3, 4) "in scolis sitis iuxta palatium dominoruin priorum"; le "scolae... eximii legum doctoris domini Baldi ser Cole de Perusio", come vengono indicate a proposito dei corsi che in esse doveva tenere anche un Altro professore.
Non è certo se sia il B. o Baldo figlio di Angelo Perigli il "famosissimus utriusque iuris doctor dominus Baldus de Perusio ad presens legens in civitate Senarum" ricordato in un documento (Siena, 10 ag. 1447) dell'anno di studi 1446-1447. La tardiva comparsa del Perigli nei ruoli dello Studio perugino, dove figura per la prima volta, e con modestissimo stipendio, nel 1450-1451, fa pensare che la lettura senese meglio si addicesse a un docente non proprio alle prime armi, quale poteva essere considerato il B. dopo una decina di anni d'insegnamento.
Nel 1450-1451 il B. è comunque certamente a Perugia, lettore non si sa se di diritto canonico o di diritto civile, ma assai più probabilmente di quest'ultimo. Il salario sembra aggirarsi sugli 85 fiorini. Il 14 maggio 1451 il B. è fra i ventidue dottori e i dieci procuratori che giurano di non sottrarre le cause civili ai loro giudici naturali ("de locis in quibus agitari debent"). Nel 1454-1455 il salario a lui corrisposto per la lettura è ancora sugli 85 fiorini, ma non sappiamo quali corsi svolgesse. Nel 1461-1462 la quotazione del B. è salita a 110 fiorini; egli tiene in quell'anno la lettura straordinaria di diritto civile di sera; è da supporre che la tenesse già da tempo. Passerà in seguito alla lettura ordinaria.
Il 10 genn. 1458 il B. si presenta agli ufficiali del Catasto e, dichiarando "qualiter necubi apparet allibratus", chiede di "facere librain et catastrum de per se" sotto la parrocchia di S. Stefano in Porta Eburnea; tra le "assegne" infatti di questa parrocchia troviamo la descrizione del nucleo originario dei'spoi beni, intorno a cui vediamo progressivamente formarsi una vastissima fortuna immobiliare in città e nel contado. Va notato che nel 1456 il B. appare in un suo consiglio (v. oltre MANOSCRITTI, B, 3) come "consultor" del Catasto. E del resto non è difficile supporre che la sua carriera di studioso s'intrecciasse strettamente, com'è d'abitudine nei giuristi, con gli impegni della vita politica e amministrativa cittadina, oltre che di quella giudiziaria.
A Perugia coesistevano faticosaniente, in un precario equilibrio, intorno alla metà del sec. XV, strutture vecchie e nuove: il Comune medievale, la rappresentanza della sovranità pontificia, l'oligarchia nobiliare, in seno a cui stavano prepotentemente emergendo i Baglioni guidati dalla forte personalità di Braccio. Nel settembre 1459 il B. compie appunto con successo, nell'interesse di Braccio e di Pandolfa Baglioni, una missione presso i Folignati, in occasione di certe rotture degli argini del Topino, che risultavano assai pregiudizievoli alle terre di Cannara e di Spefio, terre dei Baglioni. E verso la fine dell'anno successivo, appena Pandolfo esce cruentemente di scena per mano del cugino Braccio, il B. si reca, nell'interesse di quest'ultimo, dal papa, per rassicurarlo sulla situazione in Perúgia e per chiedere il difficile riconoscimento al ramo di Braccio di quei possessi ch'erano stati all'origine del sanguinoso episodio. Anche nel 1463 il B. andrà dal papa, inviatovi da Braccio a seguito dei tumulti antibaglioneschi di Spello, in cui si sospettava la mano di Roma. E tra l'altro chiederà, per conto del suo mandante, un'azione decisa anche da parte pontificia per allontanare da Perugia e dai Baglioni la minaccia dei fuorusciti.
Gli impegni della cattedra e le delicate missioni per conto dei Baglioni non impedirono in quegli stessi anni al B. di occupare anche l'ufficio di consultore dei Conservatori della moneta e del Tesoriere (è ricordato in tale veste nel 1461) e quello di avvocato fiscale della Camera apostolica perugina per un anno dal febbraio 1464. Il breve pontificio di nomina a quest'ultimo ufficio ci rivela che a quel tempo egli era già avvocato concistoriale. Non si può non mettere in relazione con l'altissimo prestigio ormai goduto dal B. il compito affidatogli nel 1463 di arbitrare una vertenza fra il "priore" di Roma e i magistrati di Perugia e gli appaltatori dei sussidi della città (Pellini).
Ma è soprattutto importante e si prolunga nel tempo il ruolo svolto dal B. nell'istituzione e nell'amministrazione del Monte dei poveri di Perugia (1462), progenitore degli odierni Monti di Pietà, creazione originale del Comune di Perugia, sotto l'impulso della predicazione antiusuraria francescana. Il B. partecipò senz'altro alle discussioni che, portarono alla fondazione del primo Monte nella primavera del 1462, e nel dicembre del 1465 fu fra i "Camorlenghi diputati et electi per li Magnifici Signori Priori a revedere e ordinare e statuire e prevedere ad agiognere e dichiarare gli ordinamenti dil Monti Vecchio e Novo"; il 9 luglio 1466 partecipò a un responso dei maggiori giuristi dello Studio, i quali dichiararono legittima l'abolizione del Monte Nuovo; nel luglio 1468 fu nel gruppo dei dottori al cui arbitrato in materia di pegni invenduti si dovevano rivolgere gli ufficiali del Monte degli anni dal 1464 al 1467; e nel settembre dello stesso anno 1468 è testimonio a un atto degli ufficiali in materia di pegni invenduti. Fu egli stesso, nel 1470, ufficiale del Monte e nello stesso anno giudice di una vertenza in cui erano impegnati gli ufficiali. Nel marzo 1471, insieme con altri giuristi e con gli ufficiali del Monte, sottoscrisse alcune correzioni ed aggiunte ai capitoli dell'istituzione e nel giugno dello stesso anno partecipò alle consultazioni del cardinale legato di Perugia, dalle quali trasse origine il cosiddetto II Monte; di questo egli, con i giuristi Pietro degli Ubaldi e Pier Filippo Della Cornia, è da considerarsi uno dei fondatori. Ancora nel 1472 si pronunciò negativamente, con Pietro degli Ubaldi, sulla questione se il condono delle multe dei condannati si estendesse automaticamente alle multe da devolversi all'Ospedale della Misericordia e al Monte.
Alla controversia teologico-canonica che divampò rapidamente e violentemente, occasionata dalla fondazione del Monte perugino e dal rapido diffondersi dell'istituzione nell'Italia centrale e settentrionale, il B. partecipò attivamente e in primissimo piano fra quella schiera di giuristi perugini che singolarmente, o riumti m collegio, o vicendevolmente sottoscrivendo gli uni i pareri degli altri, difesero con successo la liceità dell'istituzione e quegli aspetti di essa - onerosità del mutuo su pegno, salari agli ufficiali - che avevano suscitato le critiche più veementi. Al B. si attribuì la decisione "che gli denari avanzati non si potessero dare a, poveri, ma che in fine dell'anno se ne desse la mercede a gl'Offiziali del Monte... decisione... accettata da tutta la città" (L. Jacobilli, Vite ... ). Né è senza significato che il B. venisse chiamato più tardi (1484) ad approvare i capitoli del Monte di Pietà di Mantova (cfr. oltre Epp. A STAMPA, C).
La reputazione scientifica e professionale del B. s'era ormai estesa ben al di là della città e dello Studio dove egli era nato e insegnava. Nel 1469 - l'anno stesso in cui Federico III, passando da Perugia, lo aveva fatto con solenne investitura cavaliere dello speron d'oro e conte palatino - il B. procurava gravi preoccupazioni ai magistrati di Perugia per l'impegno che aveva contratto con i Senesi di recarsi ad insegnare dal 1469-1470 nel loro Studio. Il breve pontificio, ottenuto dai magistrati perugini, che gli vietava di allontanarsi, fu reso inoperante dagli argomenti del B., che sosteneva l'impossibilità di sottrarsi a un impegno ormai consacrato da un giuramento. Ma i Perugini non si dettero per vinti e inviarono a Siena (e a Ferrara, con cui s'era impegnato l'algevo e collega del B., l'altro celebre giurista perugino P. F. Della Cornia) un'ambasceria per ottenere lo scioglimento degli impegni già stretti.
Si deve ritenere, contrariamente a quanto è generalmente affermato, che la missione per ciò che riguarda il B. riuscisse, in quanto questi, a differenza del Della Comia, non lasciò Perugia. Ciò è attestato dagli impegni assunti dal B., nel gennaio e nella primavera nel 1470 per il Monte, e poi ancora dagli impegni per il Monte del 1471 e del 1472. Inoltre, il 10 sett. 1471, un breve di Sisto IV nominò il B. avvocato fiscale per un biennio. Ma c'è anche deff'altro: esistono le lezioni tenute dal B. nello Studio perugino negli anni 1470-1471, 1471-1472, 1472-1473, raccolte in due nitidi manoscritti da un allievo, Alberto Carucci da Colle Val d'Elsa (cfr. oltre MOSCRITTI, A, 1 e 2). Da esse si ricava un quadro assai particolareggiato della quotidiana attività del docente, in un'epoca in cui essa aveva raggiunto un'indiscussa eccellenza.
L'intendimento di Lorenzo il Magnifico di risollevare le sorti dello Studio pisano, assicurandosi l'opera di celebri professori, portò nel 1473 alla felice conclusione di trattative - oltre che con il Socini, col Sandeo, con l'Accolti - anche con il B., che dall'anno di studi 1473-1474 passò a Pisa, ad occuparvi la cattedra di diritto civile di sera con salario di 1050 fiorini, mentre il concittadino P. F. Della Cornia occupava quella di mattina. Il primo anno pisanofu turbato da incidenti con gli studenti fiorentini, ma soprattutto dalle diatribe con Bartolomeo Socini che il B. (come del resto il Della Cornia) rifiutava di avere come concorrente. Le difficoltà, dopo momenti di vera tensione, si appianarono, anche per l'opera mediatrice dell'arcivescovo di Pisa, Filippo de' Medici, ma avevano dato luogo a una nutrita serie di lettere del B. agli ufficiali dello Studio pisano e a Lorenzo il Magnifico, lettere che ci sono giunte in gran parte e che ci permettono di gettare particolarmente a fondo lo sguardo nella vita universitaria del tempo. A Lorenzo il Magnifico il B. scrisse assai spesso, non solo per protestare contro il Socini, per chiedere che i patti relativi alla sua condotta pisana fossero rispettati e per tessere l'elogio di se stesso e del suo modo d'insegnare, ma anche per chiedere agevolazioni nel pagamento del salario e per raccomandargli in gran numero studenti e altre persone, tra cui il nipote Giovanni Bartolini.
All'epoca pisana risalgono molte opere del B., poi stampate. A Pisa incominciò, per poi concluderlo a Perugia, il Tractatus de dotibus, l'opera sua più nota. Nella dedicatoria di essa troviamo un accenno dal quale ci par di capire che il B. nell'anno giubilare 1475 Si recasse a Roma.
L'assenza del B. (e del Della Cornia) da Perugia doveva aver messo in crisi lo Studio ch'era stato di Bartolo e di Baldo degli Ubaldi, e cosi con breve del 27 apr. 1476 Sisto IV disponeva il richiamo dei due dottori perugini in patria. Le condizioni erano che, oltre al salario corrisposto a ciascuno di essi dal Comune e dallo Studio, di 150 ducati, la Camera apostolica ne aggiungesse, sempre per ciascuno, altri 100, "ultra eorum. salarium consuetum", come in occasione di analoga concessione fatta ad altro giurista perugino troviamo scritto m un breve del 1503, allorché si ricorda l'introduzione da parte di Sisto IV e a favore del B. dell'eccezionale elargizione. I tentativi pisani di trattenere il B. (e il Della Comia) fallirono, ed essi, trincerandosi dietro la volontà del papa, rimisero piede, a condizioni migliori di quelle in cui lo avevano lasciato, nel patrio Studio.
Nel settembre del 1477 il B., ritenuto a ciò particolarmente idoneo per i legami stretti con gli ambienti fiorentini durante il soggiorno pismo, fu mandato ambasciatore alla Signoria fiorentina, per il, rinnovo della lega tra le due città. Possediamo la risposta data dai Fiorentini il 29 settembre alle richieste perugine formulate dal B., con la promessa, tra l'altro, di non consentire che i fuorusciti potessero "stare più presso a Perugia che nella città di Firenze, nella quale siamo certi non potranno machinare alcuna cosa contro a di voi". Di quei giorni si hanno anche lettere con cui il, B. chiede a Lorenzo il Magnifico di poterlo incontrare.
A Perugia l'autorità del B. crebbe ancora. Nel 1482 venne eletto fra i sei dottori e i cinque "gentiluomini" che insieme col vescovo di Assisi, luogotenente generale "in spiritualibus" del cardinale Savell, dovevano pacificare gli Oddi e i Baglioni, venuti ad urto in uno di quei periodici conflitti attraverso cui le due famiglie andavano precipitando irresistibilmente verso lo scontro finale. E al principio del 1483 venne eletto fra i sei gentiluomini per Porta che dovevano provvedere al miglioramento dell'ordine pubblico che a Perugia andava sempre più deteriorandosi. Nello stesso anno risulta che il B. fu avvocato del Comune. Nel 1485, allorché sotto l'impulso delle prediche di Bernardino da Feltre i priori decisero "una elettione di 15 Cittadini, tutti de' principali della Città, con facultà di poter regolare, et riformare l'honesto, et quieto vivere del popolo Perugino, raffrenando et moderando il sontuoso vestire così de gli huomini, come delle donne... ma etiandio in ogn'altra cosa che fosse loro paruto conforme al politico vivere della Città...", fra gli eletti vi fu il Bartolini. Alla fine d'agosto dell'anno successivo questi è fra i maggiorenti perugini che vanno al campo del duca di Calabria, di passaggio per il territorio perugino.
Nell'anno 1487,d'ottobre, il B. va a Roma con i figli Berardo e Mariano, il primo dei quali, grazie all'influenza paterna, entra in quell'occasione al servizio del cardinale "neapolitanus", ovvero di quell'Oliviero Carafa, al quale il padre anni prima aveva dedicato il suo trattato De dotibus (vedi oltre Epp. A STAMPA, A). L'altro figlio, Mariano, mvece, sta per coronare, con esami particolarmente felici, la sua carriera scolastica, cui seguirà una brillante carriera accademica e diplomatica al servizio della Chiesa. L'anno seguente vede l'elargizione al B., da parte di Innocenzo VIII, di un notevole beneficio: gli si concedono 40 corbe della fertile terra del Chiusi per la durata di ventinove anni (e non mancano successivi provvedimenti perché il B. non subisca alcuna turbativa del suo possesso). Si tratta di quelle terre dei Chiusi, di proprietà della Camera apostolica perugina, per le quali troviamo che gli eredi del R. pagano nel 1507 un censo di due ducati d'oro. Ma il 1488 è memorabile, nella biografia del B., per il detto attribuitogli in occasione degli ennesimi inutili provvedimenti varati nel giugno dalle autorità pontificie e comunali per infrenare il conflitto che divideva ormai tutta la città, fra partigiani degli Oddi e partigiani dei Baglioni: "E quando m. Baldo de ser Cola Bartolini prese el giuramento [di rispettare gli ordini emanati dalle autorità] disse: io giuro questa essere una pappolata, quasi volesse dire che quelli giuramenti non se oserveranno". Nel luglio del 1489, mentre il figlio Mariano gli subentrava nell'ufficio di consultore dell'Arte dei calzolai, il B. entrava a far parte della Mercanzia. In questo stesso 1489 il Diplovataccio aveva ascoltato le lezioni del B. sulla seconda parte dell'Infortiatum e il B. lo aveva scelto all'onore particolare di scortare, insieme con un altro dei suoi migliori allievi, il figlio Mariano durante le cerimonie della laurea.
Il 23 sett. 1490 "morì [Messer Baldo di] Ser Cola Bartolini, el quale era tenuto, che fosse uno deli primi e più valenti omeni de Italia in legge. E molti cettadini se condolevono dela morte sua, dicendo essere gran danno ala nostra città. Era omo vechio, e stette pochi dì amalato, e li fo fatto grande onore. Fo portato dali dottore sotto al baldachino e dali scolari, e fa sepelito in S. Maria dei Servi" (Cronaca perugina inedita..., pp.353-354). In questa chiesa, a cura dei figli, gli fu elevato un monumento sepolcrale, dov'erano il suo ritratto scolpito e un epitaffio, poi scomparso, ma conservatoci in trascrizioni fra loro non concordanti che lasciano qualche incertezza sull'età del B. al momento della morte.
Ereditarono l'ingente patrimonio del B. - che poi sarebbe stato diviso, il 4 dic. 1499, restando i libri patemi a Mariano - i figli Gian Piero, Teseo e Mariano, oltre ai quali il B. ebbe il già ricordato Berardo, forse un Antonio, e almeno due figlie, Aurelia (per la quale egli il 16 sett. 1475, da Perugia - dove evidentemente s'era portato nell'intervallo tra due anni accademici pisani - fece la promessa di dote) e Ludovica (per la quale la promessa ha la data del 21 giugno 1485).
Dal Besta il B. è semplicemente indicato fra i giuristi del Quattrocento che si levarono sopra la mediocrità. Per il più recente storiografo dell'università di Perugia egli fu - insieme al Della Comia - uno dei due grandi nomi che nel loro secolo illustrarono quell'ateneo. Mancano valutazioni più approfondite della figura del B. nel quadro - a sua volta estremamente vago per le esigenze di una modema storiografia - di un'epoca che, pur contrassegnata da alcune grandi personalità di giuristi, è stata liquidata come epoca di involuzione e di decadenza del pensiero giuridico. In mancanza dunque di un quadro sufficientemente dettagliato dell'epoca e di studi analitici e sistematici sull'opera del B. in rapporto, a quella dei predecessori, dei contemporanei e dei successori, ci si deve naturalmente limitare a seguire il giudizio dei contemporanei, badando naturalmente a sfrondarlo dalle iperboli usualL Da questo esame esce una figura di giurista e di professore che fu, nel suo tempo, una delle maggiormente reputate, non solo nella sua regione, ma nell'Italia tutta e fuori d'Italia. Basterebbe pensare alla chiamata a Pisa, anche per le circostanze in cui avvenne (restaurazione dello Studio per volontà di Lorenzo il Magnifico). Il Della Comia, che divise con il B. la responsabilità di mantenere alta la tradizione della scuola giuridica perugina, cita spessissimo nei suoi consigli il maestro e collega e lo dice uomo "integerrimi iudicii", "vertex" della scienza. A lui "tota (ut dicam) Italia recurrit pro consiiiis ab eo habendis et etiam extra Italiam plerunque ad eius responsa habetur recursus". E il Diplovataccio, il quale del B. fu allievo a Perugia - uno degli allievi di gran nome del B., fra Filippo Decio, Vincenzo Ercolani detto dal Fregio, Alberto da Colle Val d'Elsa, Francesco Novello da Roma, ecc. -, lo definisce "iuris utriusque monarcha", qualifica forse iperbolica, ma non distribuita indiscriminatamente, che troviamo anche, vivo il maestro, nei quaderni del suo allievo appena citato, Alberto da Colle Val d'Elsa. Più che mai significativa è l'attribuzione al B. di un'ideale successione al grande Baldo degli Ubaldi, consacrata dalla denominazione di "alter Baldus", o "Baldus novellus", o "Baldus secundus". Ma in che misura il B., citato onorevolmente dai maggiori giuristi dell'epoca (Alessandro Tartagni, Felino Sandeo, Giason del Maino, Benedetto Capra, G. B. Caccialupi), abbia realmente inciso nella storia del pensiero e delle istituzioni giuridiche, è ricerca da fare, facilitata dall'esistenza di notevoli frammenti, editi e inediti, dell'opera sua.
Ampia dovette essere infatti la produzione del B. per la scuola e per la pratica. Le indicazioni che seguono, di opere a stampa e di manoscritti, non escludono che il procedere delle ricerche sull'opera del B. possa condurre all'identificazione di altri, forse numerosi, manoscritti - meno probabilmente di nuove edizioni a stampa.
EDIZIONI A STAMPA: A) La più importante è senz'altro il trattato sufla dote, incominciato nello Studio pisano e completato nel 1479 a Perugia, dove venne subito stampato: De dotibus et dotatis mulieribus et earum iuribus et privilegiis, Perugia, johann Wydenast, c. 1479. Così secondo una grande autorità incunabulistica, il Gesawkatalog der Wiegendrucke (=GKW), 3467. Ma le ricerche di Adamo Rossi avevano provato in modo inequivocabile che la stampa del De dotibus fu, è vero, iniziata nel 1479, ma da Federico Eber, mentre dal Wydenast fu solo completata dopo che l'11 marzo 1482 s'era costituita, sempre a Perugia, una nuova società, rispetto a quella iniziale, per portare a termine il lavoro interrotto dalla morte dell'Eber. Preceduto da un bell'indice curato dal B. stesso, il trattato s'apre con una lettera dedicatoria, di intonazione umanistica, al cardinale Oliviero Carafa, dei quale ultimo è, di seguito, riprodotta la lettera del 10 marzo 1478 al B., scritta per incitarlo a pubblicare quel trattato, di cui gli aveva parlato di recente il perugino Paolo Boncambi, "in materia quamquam frequenti et quotidiana, omniurn tamen, difficillima et pertricatissima". Il cardinale, come si apprende dalla dedicatoria del B., aveva fatto i suoi studi a Perugia ed era stato allievo del Bartolini. Il trattato si divide in dodici parti: "Presentis operis et materie tractatuni dividenduni et subomandum duxi in duodecim. partes. Prima pars erit quot modis ponatur et accipiatur seu accipi possit ipsa dos in iure nostro. Secunda pars circa quiditatem dotis pro priori modo sumpto et an consistat in quodam iure universali et de multis circuniferentibus ad predicta. Tercia pars an contractus dotis sit de iure gentium vel de iure civili et an sit contractus nominatus vel innominatus. Quarta pars an contractus veliudicium. dotis sit bone fidei vel stricti iuris. Quinta pars an dos seu dotis causa sit causa pia et quomodo in dote capiatur causa pia seu dici possit esse causam piam. Sexta pars, veniendo ad privilegia dotis, que sint dotis privilegia ante matrimonium. Septima pars que sint dotis privilegia constante matrimonio. Octava pars que sint dotis privilegia soluto matrimonio. Nona pars que sint dotis privilegia circa ipsum dotis iudicium. Decima pars an dos soluni confessata habeat sua privilegia et quomodo. Undecima pars, an dos putativa habeat privilegia. Duodecima pars an et quando dotis privilegia egrediantur personani mulieris".
Il trattato sulla dote venne stampato ancora due volte nel sec. XV: Venezia, Paganino de' Paganini, 9 marzo 1496 (GKW, 3468); Milano, Ulrich Scinzenzeler, 22 febbr. 1497 (GKW, 3469). Seguirono nel sec. XVI numerose edizioni: 1) In opido Tridini 1508; 2) Venetiis 1515; 3) Lugduni 1527 (insieme col trattato sulla stessa materia di Giovanni Campeggi); 4) Lugduni 153.5, in Tractatus doctorum iuris, VII, CC. 2r-83r; 5) Lugduni 1544 in Tractatus ex variis iuris interpretibus collecti, VI, cc. 103V-213r; 6) Lugduni 1546 (con il trattato del Campaggi); 7) Lugduni 1549, in Tractatus ex variis iuris interpretibus collecti, VI, CC. 152-233; 8) Lugduni 1569, in Tractatus de dote ex variis iuris civilis interpretibus decerpti (contiene anche i trattati di J. Bottrigari, del Campeggi, di F. Hotinan, di C. Rogerio e altri); 9) Venetiis 1571, nella ristampa della raccolta precedente, dove il trattato del B. è a pp. 1-222; 10) Venetiis 1580, verosimilmente altra ristampa della stessa raccolta; ii) Venetiis 1584, in Tractatus illustrium... iurisconsultorum, IX, cc. 185r274r; 12) Francofurti 1586, in Tractatus de dote solennes et singulares quatuor (con scritti di J. Bottrigari, F. Hotman, Odofredo); 13) Coloniae Agrippinae 1591, nella ristampa dell'opera precedente.
B) " Repetitiones", "commentaria", "lecturae", alcune delle quali già edite nel sec. XV: 1) Repetitio rubricae de verborum obligationibus [D. 45. il... Repetitio de S si quis ita [D. 45- 1. 1,2], Venezia, Vindelino da Spira, 1476-1477 (GKW,3470), per le quali proponiamo la datazione (di stampa) del 14771478, anziché quella fornita dal GKW, dal momento che il "quintum iam agens annum"dalla chiamata a Pisa ricordato nel testo non può essere appunto riferito che all'anno accademico 1477-1478. Le stesse Repetitiones vennero ristampate a Siena da Enrico da HaarleM, 25 ott. 1483 (GKW,3471), e solo la Repetitio rubricae a Pavia, da Michele Garaldi, 24 ott. 1497 (GKW,3472). Altre edizioni dei due scritti nelle Repetitiones diversorum doctorum ff. Novi...1501; nelle Repetitiones diverse... in secunda ff. Novi parte...,Venetiis 1525, cc. 1r-6r, 57v-61r; nelle Repetitiones seu commentarii in varia iurisconsultorum responsa, Ludguni 1553, VI, cc. gr-14r, 112r-116v. Per la data di svolgimento di queste Repetitiones vedi oltre MANOSCRITTI, A, 2, a, b. 2) In§ Cato I. IIII ff. de verborum obligationibus [D. 45. 1. 4, il comentaria,accompagnati dal breve commento al S Si is qui duplam [D. 45. 1, 4, 2], Pavía, Leonardo Gerla, C. 1498. Si tratta del commento, forse nella redazione pisana del 1473-1474 (cfr. oltre Manoscritti, A, 2), a uno dei più discussi passi del Digesto sulle obbligazioni divisibili e indivisibili. L'opuscolo è riprodotto in Repetitiones diverse (1501); in Repetitiones diverse...(1525), cc. 165r-166v, 166v-167r; e in Repetitiones seu commentarii...(1553), IV, CC. 267r-268v, dove manca il breve commento al D - 45. 1 - 4, 2. 3) Repetitio super I. prima ff. solu. matri.[D. 24. 3. 1], in Prima Infortiati. Repetitiones diverse excell. doc. que in prima Infortiati parte reperiri possunt,Venetiis 1526, cc. 7r-4ir, e in Repetitiones seu commentarii...(1553), III, cc. 60v-97v. Fu composta nel 1475, nel secondo anno dell'insegnamento pisano, e può dirsi senz'altro la prima sistemazione dei materiali che saranno poi rielaborati nel Tractatus de dotibus. Essa era già stata svolta nel 1470-1471 a Perugia ~ (dr. oltre MANOSCRITTI, A, 1). Il Diplovataccio la dice svolta "solemniter" nel primo anno pisano, ma è da credersi piuttosto all'autore; oltre tutto possediamo le lezioni del B. a Pisa nel 1473-1474 e sono su altra parte dei Digesti (cfr. oltre MANOSCRITTi, A, 2). 4) Repetitio super I. si constante ff. solu. matri.[D. 24. 3. 241, in Repetitiones seu commentarii...(1553), III, cc. 152r-155v. 5) Repetitio in I. cum filio de legatis I.[D. 30. 11], in Repetitiones seu commentarii...(1553), IV, cc. 66v-69r (vedi anche oltre MANOSCRITTI, A, 1).
C) Scarsi i consigli pubblicati del B., che pure per questi, come si è visto, era molto ricercato. Nella Prima pars consiliorum Mariani et Bartholonìáei de Socinis senensium.., Ludguni 1551, troviamo al n. 78 (CC. 151rI 52r) una lunga "subscriptio" del B. a un consiglio che precede di B. Socini, al n. 138 (C. 233r) una "subscriptio" a un consiglio di P. F. Della Cornia e al n. 148 (CC. 247v248v) ancora una lunga "subscriptio" a un consiglio di B. Socini. Il B. è presente anche nella monumentale raccolta dei consigli di P. F. Della Cornia (citiamo da Consiliorum sive responsorum..., I-IV, Venetiis 1582) con i consigli, resi in forma abbreviata, n. 99 (C. 117r), n. 100 (C. '17v), n. 252 (C. 237v), n. 315 (C. 307v) del primo volume, e n. 94 (C. ggr) del quarto volume, tutti recanti sottoscrizioni del Della Comia, in funzione delle quali furono pubblicati. Ancora, di seguito a F. Coppoli, Consilium Montis Pietatis (Venetiis, Pietro Quarenghi, 31 luglio 1498) si legge (C. blr) l'approvazione del B. allo statuto del Monte di Pietà di Mantova. Un consiglio infine dell'autunno 1465, in materia di rappresaglie, redatto a favore dei Lucchesi, è ricordato in Sardini, Congetture.
MANOSCRITTI: A) 1) Firenze, Bibl. Naz. Centrale, ms. II. 1. 340 (Magl. XXIX,162). Comprende le lezioni del B. raccolte a Perugia da Alberto Carucci da Colle Val d'Elsa negli anni 1470-1471 e 1472-1473. Nel 14701471 - primo anno di studi del Carucci - furono commentate "fere omnes leges" del titolo Soluto matrimonio dos quema4modum petatur [D. 24. 31 (cc. ir-193v) e fra esse con particolare ampiezza (cc. ir-69r) la I. Dotium causa [D. 24. 3. 1], che fu più tardi oggetto di lezioni pisane (1474-1475) stampate nel sec. XVI (vedi sopra Epp. A sTAmpA, B, 3), oltre a contribuire, verosimilmente, al materiale del Tractatus de dotibus.
Al 1472-1473 - terzo anno di studi del Carucci - appartengono le "reportationes" sul titolo De legatis I [D. 301 (cc. 195r-301r), in cui è compresa la Repetitio,poi ed. sulla l. Cum filio (vedi sopra Epp. A STAMPA, B, 5). Una nota ci avverte che le lezioni sui legati finirono "die XVIIIa maii in vigilia Sancti Bernardini in calore ferventissimo". Seguono le "reportationes" sul titolo De condicionibus et demonstrarionibus et causis et modis eorum quae in testamento scribuntur [D. 35- Il (cc. 305r-307v, 315r-329V). 2) Perugia, Bibl. com. Augusta, ms. 1184. Anch'esso della mano di Alberto Carucci, contiene lezioni perugine del 1471/-/1472 e lezioni pisane del 1473-1474. Del 1471-1472, secondo anno di studi del Carucci, abbiamo le "reportationes" sulle leggi del titolo De adquirenda vel amittenda possessione [D. 41. 21, che portano la data finale del 25 giugno 1472 (CC. ir-72r, 75r-104v) nonché quelle (cc. 105r-181r) sul titolo De re iudicata [D. 42. 1], iniziate il 15 apr. 1472, e terminate con la fine dell'anno accademico (C. 181 r: "sed finis pro isto anno"). Si tratta di corsi che, secondo il Diplovataccio, furono svolti dal B. "multurn subtiliter et copiose".
Dopo le lezioni che il Carucci, sempre nel 1471-1472, ascoltò da Alberto Belli (cc. 188r262V), troviamo (CC. 267r-348r) le Reportationes in titulo de verborum obligationibus [D. 45. 1], lezioni svolte dal B. nel 1473-1474, quarto anno di studi del Carucci, trasferitosi a Pisa al seguito del maestro. Le "reportationes" si susseguono nell'ordine seguente: a)sulla "rubrica" del titolo, finita di commentare il 21 dic. 1473 (CC. 267r-273v) e oggetto di pubblicazione ancora nel sec. XV (vedi sopra Epp. A STAMPA, B, 1); b) sulla I. Stipulatio [D.45. 1. Il (CC. 276r-285r) la cui esposizione, iniziata il 5 nov. 1473 terminò l'ii marzo 1474, segno che dovette essere interrotta e poi ripresa; in questa "reportatio" è compresa quella sul S Si quis ita [D. 45. 1. 1, 2] pubblicata già nel sec. XV (vedi sopra Epp. A sTAmpA, B, 1); c) sul S Si quis simpliciter [D. 45- 1. 1, 3] e seguenti, nonché sulla I. Stipulationum [D. 45. 1. 2] fino al S Item si in facto [D, 45. 1. 2, 51, commenti incominciati il 18 novembre e terminati il 15 dic. 1473 (CC. 288r-298Y); d) sul famoso S Cato [D. 45. 1. 4, il, insieme con la esposizione del successivo S Si is qui duplam [D. 45. 1. 4, 21 (CC. 298v-305r); si tratta di lezioni iniziate il 16 dic. 1473, che furono stampate, ma non è certo se proprio in questa redazione, anch'esse nel sec. XV (vedi sopra Epp. A STAMPA, B, 2); e)sulle altre leggi dello stesso titolo, da D. 45. 1 - 5 U. Stipulationum)(C. 305r) fino a D - 45. 1 - 38, 5 U. Stipulatio ista 5 Sicut autem),con cui, sotto la data 14 luglio 1474, il manoscritto s'interrompe bruscamente (C. 348v) per l'evidente asportazione delle carte, non molte comunque, che dovevano contenere il resto delle lezioni di quel primo anno accademico del B. a Pisa.
B) Assai più numerosi dei sottoelencati debbono certamente essere i " consilia" manoscritti del B. conservati nelle biblioteche e negli archivi italiani e probabilmente anche stranieri. Si indicano, dopo una ricerca necessariamente limitata: 1) Arch. di Stato di Firenze, Carte Strozziane, III serie, n. 41 (che è una grandissima raccolta di "consilia" di vari autori); 2) Firenze, Bibl. Naz. Centr., Cod. Magl. XXIX,173, cc. 233r-245V, con bellissimo sigillo ben conservato; 3) Archivio di Stato di Perugia, Catasto, I gruppo, n. 30, cc. 335v-336v, responso dato nel 1456 come "consultor" dell'"Armarium Comunis"; 4) Ravenna, Bibl. Classense, ms. 485 (anche questa una grande raccolta di "consilia" di diversi autori); 5) Roma, Bibl. Apostolica Vaticana, cod. Ottob. lat.1726, cc. 139r-14ircod. Ottob. lat.1727, CC. 26r-27v; cod. Urb. lat.1132, CC. 261, 270.
Non si può chiudere la rassegna delle opere del B. senza accennare all'esistenza, segnalata dal Mazzuchelli nella Biblioteca del Collegio di Spagna di Bologna, di Commentaria del B. super Digestum Vetus et super Infortiatum (codd. 253, 254, 257), nonché di Commentaria super primam partem Codicis, a tit. de edendo [C. 2.fl usque ad titulum Si adversus credìtorem tit. 28 [C. 2.28, ma, rectius, C. 2.371 (cod. 256). La bibliografia giuridica del Freymon segnala, nella seconda metà del '500, Lecturae super IL Infortiati e Super I. ff. Novi nella biblioteca di Fabio Accoramboni e Lecturae super I. Codicis in quelle dell'Accoramboni e dell'Agustin. Il ricordo di un responso dato dal B. insieme con Benedetto Capra su una questione, vertente a Siena, nella quale una delle parti in causa era l'ospedale di S. Maria della Scala, è nell'opera di G. Gigante, Tractatus.... Si sa inoltre che il B. sottoscrisse un consiglio di Giovanni di Petruccio Montesperelli sul Monte di Pietà di Perugia, uno almeno ne scrisse, e uno almeno ne sottoscrisse del Collegio perugino dei giuristi, forse quello che al tempo del Mariotti si trovava a Perugia nella biblioteca del convento francescano di Monteripido. Si sa infine: che consigli manoscritti del B. esistevano nelle biblioteche del Marìotti e dei Vermiglioli.
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Missive e responsive, 77, cc. 60v-61r; Mediceo avanti il Principato, V, n. 820; XXIX, nn. 726, 1047, 1192; XXX, nn. 91, 106, 21S, 270, 454, 483, 489, 583, 588, 624, 833, 965; XXXV, nn. 763, 786, 880; XXXVI, n. 231; Studio fiorent. e pisano, 91 cc. 104r-111v, 184r-185v; Archivio di Stato di Perugia, Annali Decemvirali, a. 1376, C. 121rv; a. 1451, C. 54V; a. 1459, cc. 119V-120r; a. 1469, cc. 86v-87r; a. 1472,C. 35V, - 1476, cc. 47v-48r; a. 1477, cc. 62v-63r; a. 1483,C. 30r; Conservatori della Moneta, n. 74,C. qv; n. 75,C. sv; n. 76,C. sv; n. 83,C. 4r; n. 86,C. 7r; Notai, Francesco di Jacopo, a. 1475,C. 318r; Angelo di Tommaso di Angelo del Conte, aa. 1484-1492,CC. 25V-26r; Camera Apostolica Perugina, n. 1, cc. 96v, 108v, 116v-117r, 182r; n. 9,CC. 275r-277r; n. 15,C. 167V; Catasto, I gruppo, n. 33, cc. 63r64v; n. 34,CC. 343r-348v; n. 35, cc. 60r-67V; n. 38,C. 100rv; n. 65, cc. 128v-130r; II gruppo, n. 23,Cc- 43r-50r; P. Peflini, Dell'historia di Perugia, III (ms.),C. 117; Perugia, Bibl. comunale Augusta, ms. B. 4 (Ottavio Lancellotti, Scorta Sagra),C. 199V, Sub 13 giugno; ms. 1460: A. Mariotti, Appunti intorno agli uomini illustri di Perugia, V. 47V; ms. 1788, DI). 45, 47; Cronache e storie inedite della città di Perugia dal MCL al MDLXIII, in Arch. stor. ital., XVI, I (1850),pp.641, 65s, 662, 676, 71S, 736; Cronache della città di Perugia, a cura di A. Fabretti, 11 (1393-1561), Torino 1888, pp. 44, 54; Cronaca perugina inedita di Pietro Angelo di Giovanni (già detta del Graziani), in Boll. d. Dep. di storia Patria Per l'Umbria, IX (1903), pp. 63, 256, 286, 299, 334, 353 s.; B. de Bustis, Defensorium Montis Pietatis..., Mediolani, Ulrich Schinzenzeler, dopo il 31.1.1497,C. 63v; G. B. Caccialupi, Repetitio super I. Cunctos populos C. de Summa Trinitate, in Repetitiones... in varia iurisconsultorum responsa, Lugduni 1553, VII, C. 13r;Id., Repetitio super I. Si qua illustris C. ad Orfitianum, ibid., VIII, C. 416r; B. Capra, Consiliorum sive maius responsorum... volumen, Venetiis 1576, n. 103,C. 143r; P. F. Della Comia, Consiliorum sive responsorum..., Venetiis 1582, 1, nn. 28, 32, 38, 57, 61, 85, 99, 100, 118, 173, 178, 193, 211, 252, 253, 291, 294, 306, 309, 31S, 330, cc. 33r, 36v, 44v, 65r, 69v, 98V, 117rV, 130V, 170V, 174V, 185r, 203V, 237V, 238r, 281r, 284r, 297V, 300r, 307v, 327r; II, im. 74, 82, 88, 92,95, 96, 97, 106, 120,CC. 82r, giv, 94r, 98V, 104rV, 105v, 119r, 140r; III, nn. 62, 181, 186, 193, 270,CC- 93V. 202V, 206V, 213V, 291V; IV, nn. 9, 12, SI, 80, 94, 248, 255, 271,Cc- IOV, 13V, 62r, 84r, 99r, 238V, 244V, 271ry; G. Gigante, Tractatus de pensionibus ecclesiasticis, Venetiis 1542, q. 53,C. 72r; F. Sandeo, Commentariorum... in Decretalium libros V..., Venetiis i 584, II, col. 267; III, CoI. 199; M. e B. Socini, Prima pars consiliorum..., Lugduni 1551, im. 78, 138, 148, cc. 151r-152r, 323r [rectius 2331, 247V248v; A. Tartagni, Consiliorum... liber primus, Venetiis 1570, cons. 168,C. 128r; G. Del Maino, In Primam Digesti Veteris partem commentaria, Venetiis 1579,C. 147r (ad D. 2. 14. 21, 5); Id., In Primam Infortiatì partem commentaria, Venetiis 1579,C. sv (ad D. 24. 3.1); C. Cotta, Memoralia ex variis utriusque iuris doctoribus collecta, Basileae 1545,CoI. 299; G. B. Ziletti, Index librorum iuris pontificii et civilis... quarto loco... In lucen: editus..., Venetiis 1566, cc. 20V, 21V,22V, 23r, 36v; J. W. Freyinon, Elenchus ommum auctorum sive scriptorum, qui in iure tam civili quan: canonico...claruerunt.... Francofurti ad M. 1585, C. 15r; Pesaro, Bibl. Oliveriana, ms. 203: T. Diplovataccio, I, De claris iureconsultis, C. 86v; G. Panciroli, De claris legum interpretis, Lipsiae 1721, p. 221; F. Sweert, Selectae Christiani orbis deliciae ex urbibus, templis, bibliothecis, et aliunde ..., 1 Coloniae Agrivpinae 1608, p. 120; C. Alessi, Elogia civium Perusinorum. 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