BENZI, Baldo (Baude Fin)
In un documento del 12 dic. 1268 "Finus, Guiduccius et Tile. fratres filii d. Sinibaldi de Feghine", abitanti nel popolo di San Simone, sono citati come ghibellini colpiti da decreto di confino, ma cui si permetteva "in civitate Florentie commorari". Non v'è dubbio che qui si tratti di Fino padre del B., ed è testimoniata pertanto l'antica appartenenza della famiglia al partito ghibellino.
Col padre e con i fratelli, il B. costituì, presumibilmente intorno al 1290, una sorta di società, che trattò esclusivamente affari commerciali tra Firenze e le fiere della Champagne. Di questa attività Renieri, fratello del B., stilò un registro, che ci è pervenuto, per quanto corrotto e mutilo, in un codice oggi all'Archivio di Stato di Firenze: il Libro del dare e dell'avere di Renieri Fini de' Benzi e fratelli da Figline alle fiere di Sciampagna (Capitani d'Orsammichele, n. 220). In questo registro il nome del B., contrariamente a quanto avviene per i fratelli, non compare spesso, specie nelle partite posteriori al 1298; ciò potrebbe spiegarsi col fatto che egli sin dal 1292 era entrato al servizio dei banchieri di Filippo IV il Bello, i fratelli Franzesi, Albizzo e Musciatto, anch'essi da Figline e suoi "consanguinei". Forse, a partire dal 1300, egli ne divenne anche socio.
Nel primo periodo di questa sua attività, condotta parallelamente a quella della società in proprio coi familiari, il B. non risiedette a Parigi, almeno a giudicare dal fatto che nessun registro ce lo nomina; mentre invece si trovano ricordati i nomi di altri "fattori" dei Franzesi, Guido Falconieri, Chinchinello Corradi e Landuccio Masetti, alloggiati in rue Thibaud aux Dés.
A partire dal 1298 il nome del B. compare invece spessissimo in diversi documenti (Journaux du Trèsor de Philippe le Bel, 11 giugno e 19 ott. 1298; 7 gennaio, 23 febbraio, 19 luglio, 10 agosto, 23 novembre e 14 dic. 1299; 12 e 21 genn. 1300; 21 agosto e 6 nov. 1301; 31 dic. 1308). Nei primi anni del secolo XIV i documenti relativi al B. si fanno più radi. Dalle poche notizie pervenuteci sembra che egli si fosse associato col fratello Renieri, con Musciatto Franzesi Landuccio Masetti, Tanaglia di Simone, Chinchinello Corradi e con alcuni dei Pazzi in una società commerciale (citata anche nel Libro, cc. 28 e 45), della cui attività restano solamente due testimonianze, una dei 22 sett. 1304, relativa a un prestito emesso dalla società a favore della filiale parigina della banca senese dei Gallerani; la seconda riguardante un prestito concesso al conte di Fiandra, Roberto, nel 1306, alla sua liberazione dalla prigionia. Nel documento del 1304 il B. è per la prima volta nominato col suo nome intero: "Baldus domini Fini de Benzis".
A proposito del cognome, il Davidsohn (Storia di Firenze, III, p. 557 n. 1), senza alcuna precisa ragione, propose di correggere, laddove compare, il cognome "Benzi" in "Benci"; ma tale correzione non ci sembra giustificata, almeno allo stato attuale delle conoscenze. Infatti, eccetto un unico caso, quello di un documento del 17 ag. 1327, il cognome èsempre nella forma "Benzi" o "Bencis"; e soprattutto occorre tener presente che proprio nel manoscritto del Libro, testo da considerare senz'altro autografo, compaiono soltanto le due forme su riportate; il che ci sembra argomento pressoché inoppugnabile.
Intorno al 1306 la banca Franzesi fallì e a poca distanza uno dall'altro morirono Albizzo e Musciatto; parte dei loro beni venne confiscata3 parte costituì l'eredità del loro fratello Niccolò, il quale l'8 marzo dei 1309 incaricò il B. e un certo "jaque Pierre" della vendita di alcuni beni.
Non più "fattore", il B. si adopera pian piano per far assumere alla società familiare, che ancora operava attivamente alle fiere della Champagne, il carattere di una vera e propria compagnia, la cui principale attività è ora costituita dall'esportazione di lane e pelli d'agnello a Firenze, dove acquistava sempre più importanza e prestigio l'Arte della lana. Facendo leva probabilmente su relazioni influenti strette alla corte francese nel corso della sua quasi ventennale attività al servizio dei Franzesi, il B. ottiene una specie di esclusiva per tale esportazione, del cui giro ci sono rimaste alcune cifre (Actes du Parlement de Paris: 8 apr. 1311, 5 luglio 1315, 12 nov. 1317, 26 marzo 1320, 19 dìc. 1321; Les journaux du Trèsor de Charles IV le Bel:maggio 1322, dicembre 1324, febbraio e luglio 1326).
Ma il nome del B. compare anche in alcune carte fiorentine. La prima, del 2 sett. 1311, cita dominus Baldus de Fighino et consortes tra i ghibellini esclusi dalla "Riformanza" di Baldo d'Aguglione; non sappiamo però quando i Benzi fossero stati bandìti: probabilmente in qualcuna delle persecuzioni guelfe degli anni tra il 1302 e il 1308. Dovettero tuttavia essere graziati qualche mese dopo, se nel 1312 proprio il B. fu incaricato dal Comune della delicatissima missione di saggiare il re di Francia per vedere di indurlo, fors'anche con denaro, a intervenire contro Arrigo VII (Compagni, Cronaca, III, cap. 32). Assai probabilmente proprio per questa partecipazione colpevole l'anno successivo "Baldus et Rainerius Fini, Schiattinus, Tile et Scalga de Bengis de Fighine Vallis Arni superioris" sono condannati al bando da Arrigo VII. Con tutta probabilità il B. e fratelli si rifugiarono in Francia, ma non mancarono evidentemente di avvicinarsi talora alla patria, nella speranza di potere rientrarvi; è quanto ci sembra testimoni una lettera che un certo Giachino, loro fattore, indirizza da Parigi l'8 ott. 1314 a "Baldo Fini e fratelli in Firenze o dove fossono" (cod. Magliab. CI. VIII, 1392): quel "dove fossono" pare assai significativo.
Non sappiamo quando i Benzi poterono rientrare in Firenze. Certo è che il susseguirsi delle condanne non dovette giovare agli affari del B., il quale intorno al 1324 fu condannato e bandito per bancarotta e insolvenza, e soltanto l'anno seguente, l'11 ottobre, venne prosciolto, in occasione di una larga amnistia. Subito dopo, tra la fine del 1326 e i primi del 1327, egli incorse in una nuova condanna: accusato con un certo Spinello Primerano di aver sperperato il denaro che il Comune aveva consegnato a tutti e due perché assoldassero cavalieri francesi, fu imprigionato col suo compare nel carcere delle Stinche, perché impossibilitato a versare la somma di ben 1106 fiorini e 40 soldi della quale il giudice aveva multato globalmente lui e Spinello; tale somma, non versata entro il tempo prescritto, era stata anche raddoppiata. Con un decreto del 25 marzo 1327 il duca di Calabria incaricò Filippo di Sangineto e Guglielmo da Eboli della revisione del processo, e ordinò di rimettere poi in libertà i due imputati, qualora essi avessero pagato la multa cui questo nuovo giudizio più clemente li avesse condannati.
L'ultimo documento riguardante il B. porta la data del 17 ag. 1327, e concerne un debito di 200 fiorini d'oro che egli e i fratelli avevano contratto qualche tempo prima nei confronti di una certa Isabella di Coriaco, la quale ne reclama ora la restituzione.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Napoli, Reg. Angioini, n. 266, cc. 133v (25 marzo 1327) e c. 229v (17 ag. 1327); Arch. di Stato di Firenze, Provv. XXII, c.17 (11 ott. 1325); Delizie degli eruditi toscani, XI, Firenze 1778, pp. 68, 133-34; D. Compagni, Cronica delle cose occorrenti nei tempi suoi, in Rer. Italic. Script., IX, 2, 2 ediz., a cura di I. del Lungo, ad Indicem;P.Dazzi, Sette lettere inedite del sec. XIV, Firenze 1866, pp. 11 ss.; Les Actes du Parlement de Paris…,a c. di E. Boutaric, II, Paris 1867, nn. 3917, 4465, 5058. 6032, 6586; C. Piton. Les Lombards en France et à Paris, Paris 1892, pp. 111, 188, 199, 203, 210; A. Della Torre, Un doc. poco noto sul ribandimento di Iacopo di Dante, in Arch. stor. ital., s. 5, XXXIII (1904), p. 297; R. Bevere, La Signoria di Firenze... negli anni 1326 e 1327, in Arch. stor. napoletano, XXXIV(1909), pp. 634-35; XXXV (1910), p. 254; Les journaux du Trésor de Charles IV le Bel, a c. di J. Viard, Paris 1915, nn. 628, 6462, 9740, 10183; Les journaux du Trésor de Philippe le Bel, a c. di J. Viard, Paris 1940, nn. 599, 1073, 2161, 3096, 3098, 3150, 3797, 3947, 4131, 4176, 5173, 5399, 5972; G. Bigwood, Les livres des comptes des Gallérani, II, Paris 1962, pp. 93-94, 110, 162, 214; R. Davidsohn, Storia di Firenze, II, 2, Firenze 1957, p. 554; III, ibid. 1960, pp. 556, 557 n. 1, 1029, 1061; IV, 2, ibid. 1965, p. 635.