BALDO da Passignano (Baldus de Pasignano)
Poeta cortigiano vissuto tra il 1244 (?) e il 1332 (?). La sua famiglia si era trasferita a Firenze da Passignano in Val di Pesa nei primi anni del sec. XIII. Il padre, Iacopo, riparò a Bologna con gli altri fuorusciti ghibellini nel 1268, o nell'anno successivo, in seguito alla sconfitta del suo partito. A Bologna nel 1269 B. fu iscritto alla società dei Toschi. Poiché l'immatricolazione a quella società non poteva avvenire prima del compimento del venticinquesimo anno d'età, si presume che egli sia nato verso il 1244. Nel 1274 lo troviamo alloggiato "in domo domini Pellegrini de Garixendis". È presumibile che nello stesso anno B., in seguito alla caduta dei Lambertazzi, lasciasse Bologna, seguendo la sorte degli altri ghibellini. Dal 1274 al 1303, infatti, i documenti bolognesi tacciono di lui.
Sembra che si rifugiasse subito a Padova: in tale circostanza avrà conosciuto quel Marco da Saliceto, un notaio, anch'egli esule da Bologna (qualcuno lo identificò col dantesco Marco Lombardo), che, divenuto più tardi cortigiano di Andrea III, re d'Ungheria alla morte di Ladislao IV, doveva chiamarlo in quella corte verso il 1291. Francesco da Barberino, che conobbe B. a Padova, o forse a Bologna, parla della sua fortuna presso quel re nei Documenti d'Amore: "vir dominus comes Baldus de Pasignano quem hactenus apud Regem Ungariae solicitudo et virtutes eius plurimum sublevarunt" (ediz. a cura di F. Egidi, III, p. 10). B. rimase alla corte di Andrea probabilmente fino al 1301. Quegli anni segnarono il momento più importante della sua vita: con lui un'eco della cultura italiana del tempo giunse nella corte d'Ungheria. Tornato a Bologna con il titolo di conte e in possesso di una cospicua fortuna, il B. nell'ottobre del 1304 ricevette da quel Comune la cittadinanza. Nel giugno del 1306 abbandonò di nuovo la città, probabilmente per motivi politici, nominando un procuratore del suo ingente patrimonio. Nel 1307 era di nuovo a Padova e, salvo alcuni temporanei spostamenti, fermò la sua dimora per lungo tempo nella città veneta. Un atto di quietanza del 1316 testimonia che in quell'anno B. soggiornava a Bologna ed era entrato nell'Ordine dei frati gaudenti. Che a Bologna B. abbia conosciuto Dante è mera ipotesi non suffragata da alcuna prova certa: l'incontro potrebbe essere avvenuto nel 1303, quando gli esuli bianchi e Scarpetta Ordelaffi si riunirono a Bologna; ma non è affatto certo che l'Alighieri vi fosse.
Vari documenti concernenti numerosi beni di B. ci portano fino al 1329. L'ultimo documento sono le sue disposizioni testamentarie del 22 giugno 1332.
Nel cod. Vat. 3793, c. 84 v, si conserva col nome di B. una canzone: Donzella, il cor sospira (cfr. l'edizione diplomatica ne Il libro de varie romanze volgare Cod. Vat. 3793,a cura di F. Egidi e S. Satta, Roma 1908; una edizione corretta è data da G. Zaccagnini [1927], p. 80). Tale canzone, che riccheggia la maniera della scuola guittoniana e sicilianeggiante, è ascrivibile ai primi tempi dei soggiorno bolognese di Baldo.
Non ci è pervenuto il Liber Spei,di cui parla Francesco da Barberino nei Documenti d'Amore. Doveva trattarsi di un'opera poetica di contenuto morale: B. parlava in essa della speranza come ispiratrice di nobili azioni ("et super multis novitatibus librum quendain ex proprio compilasset per cuius tenorem magna spes gentibus preparatur, pigritia tollitur et probitas imperatur" [loc. cit]).
Fonti e Bibl.: F. da Barberino, IDocumenti d'amore,a cura di F. Egidi, III, Roma 1924, p. 10; G. Zaccagnini, B. da Passignano, in Giorn. stor. d. letter. ital.,LXVI (1915), pp. 348-355; Id., Un rimatore delle origini cortigiano del re d'Ungheria (B. da Passignano), ibid., XC (1927), pp. 73-83; G. Livi, Dante, suoi primi cultori, sua gente in Bologna, Bologna 1918, pp. 161-164; N. Zingarelli, Dante,Milano 1931, p. 207.