MARTORELLI, Baldo
– Nacque a Serra de’ Conti, nell’Anconetano, tra il 1420 e il 1427, da Gaspare, proprietario terriero che possedeva diversi beni tra Serra de’ Conti e Rocca Contrada.
Il M. compì i primi studi nella sua terra di origine; si recò poi a Mantova, dove fu allievo di Vittorino da Feltre nella scuola-collegio della Giocosa e studiò le arti del trivio e del quadrivio, apprendendo il latino, secondo l’orientamento del maestro, direttamente dai classici. In quel periodo fu in contatto con l’umanista bresciano Giorgio Valagussa, conobbe a Ferrara Guarino Guarini, di cui probabilmente ebbe occasione di ascoltare le lezioni, e strinse amicizia con Francesco Filelfo. Non è noto quanti anni trascorse a Mantova, ma l’inclinazione per gli studi grammaticali e retorici lo condusse a Milano alla corte di Francesco I Sforza, duca dal 1450, in qualità di precettore di due suoi figli, Galeazzo Maria e Ippolita Maria. A introdurlo a tale incarico fu Andreotto Del Maino, zio della duchessa Bianca Maria Visconti. Proprio per i due nobili allievi egli compilò, intorno al 1454, la Grammatica latina. La sua attività di precettore fu lodata da Bartolomeo Sacchi detto il Platina, nella Vita di Vittorino da Feltre: «in instituendis atque optime erudiendis adolescentibus regiis Baldus Marterellus» (cit. in Cingolani, p. 36).
Nel gennaio 1452 il M. fece parte della delegazione di nobili inviata a Ferrara per rendere omaggio all’imperatore Federico III d’Asburgo. Il 9 sett. 1454 ottenne la cittadinanza milanese e con molta probabilità prese moglie l’anno seguente. Dal matrimonio ebbe numerosi figli, come è attestato alla sua morte da una lettera da Napoli dell’ambasciatore milanese Francesco Maletta («Il povero gentilhomo ha lassata gran somma de figlioli», ibid., p. 101). Dal 1456 si dedicò assiduamente all’educazione di Ippolita Maria, dando vita a un legame intenso che proseguì anche a Napoli, quando la giovane andò sposa ad Alfonso d’Aragona, duca di Calabria, figlio di Ferdinando d’Aragona e di Isabella di Chiaramonte. Le nozze erano state decise fin dal 1455 e furono celebrate a Milano nel 1465, con la rappresentanza per procura da parte del figlio di Ferdinando, Federico. A Napoli il M. stabilì buoni rapporti con Antonio Beccadelli detto il Panormita, mantenne i contatti con Filelfo e svolse il compito di segretario e tesoriere di Ippolita Maria. Alla fine del 1466, o agli inizi del 1467, il M. tornò a Milano per collaborare con Bianca Maria, che era rimasta di fatto alla guida del Ducato dopo la morte di Francesco I Sforza, l’8 marzo 1466. Per conto della duchessa, nel mese di settembre del 1467 incontrò Piero di Cosimo de’ Medici a Firenze e fu ricevuto in udienza dal pontefice Paolo II a Roma. Era a Napoli in ottobre, già ristabilitosi da una malattia che lo aveva colpito durante il viaggio. Alla fine dello stesso anno, tornò nuovamente a Milano, al seguito di Ippolita Maria, desiderosa di rivedere la madre, e vi soggiornò fino all’estate successiva. Morta Bianca Maria il 23 ott. 1468, si recò, solo nel marzo 1471, dalla sua famiglia, che era rimasta a Milano fin dal tempo del suo trasferimento nel Regno e vi rimase per poche settimane.
L’ultimo periodo della sua vita, a Napoli, fu speso interamente al servizio di Ippolita Maria, soprattutto nella veste di tesoriere, e fu segnato dalle difficoltà economiche e dal tentativo di avere con sé la moglie e i figli, come attestato da alcune delle lettere dell’epistolario che raccoglie la corrispondenza da lui inviata a Bianca Maria Visconti e a Galeazzo Maria Sforza e quella ricevuta dagli amici Filelfo e Valagussa. Il M. riuscì a ricongiungersi con la sua famiglia soltanto nel 1472; nel gennaio del 1475, morì a Napoli dopo una breve malattia.
Una parte dei codici del M. entrò a far parte della biblioteca aragonese, altri passarono nelle mani dei figli. I manoscritti, raccolti tra Milano e Pavia dal 1450 al 1460, mostrano la sua ampia conoscenza dei classici latini e la predilezione per le opere degli storici, dei grammatici e dei retori.
Le lettere del M. e la Grammatica latina sono pubblicate in D. Cingolani, B. Martorello da Serra de’ Conti. Un umanista al servizio degli Sforza. Biografia con edizione delle lettere e della grammatica latina dal ms. Trivulziano 786, Serra de’ Conti 1983, pp. 131-177, 183-218.
Fonti e Bibl.: C. de’ Rosmini, Idea dell’ottimo precettore nella vita e disciplina di Vittorino da Feltre e de’ suoi discepoli, Bassano 1801, pp. 427-429; E. Motta, I terremoti di Napoli negli anni 1456 e 1466, in Arch. stor. per le provincie napoletane, XII (1887), p. 155; G. Mazzatinti, La biblioteca dei re d’Aragona in Napoli, Rocca San Casciano 1897, p. XXXVII; R. Sabbadini, Briciole umanistiche, LIV, B. M., in Giorn. stor. della letteratura italiana, 1907, n. 50, pp. 54-56; T. de Marinis, La biblioteca napoletana dei re d’Aragona, I, Milano 1952, pp. 98, 107 s.; II, ibid. 1957, p. 172; E. Pellegrin, Bibliothèques d’humanistes lombards de la cour des Visconti Sforza, in Bibliothèque d’humanisme et Renaissance, XVII (1955), pp. 235-241; Il giorn. del Banco Strozzi di Napoli (1473), a cura di A. Leone, Napoli 1981, passim; E.S. Welch, Ippolita Maria Sforza, duchessa di Calabria, in La discesa di Carlo VIII in Italia (1494-1495), a cura di D. Abulafia, Napoli 2005, pp. 130 s., 133 s.