BALDUCCI, Giovanni, detto il Cosci
Nacque a Firenze intorno al 1560 da Bastiano di Marco. Fu chiamato "il Cosci", dal nome dello zio materno Raffaello Cosci, presso il quale era stato allevato.
Scolaro di G. B. Naldini, si mantenne come costui nella linea tradizionale che contraddistingue gli epigoni vasariani e, in generale, i tardi manieristi fiorentini, con lontani riflessi dell'arte di Andrea del Sarto, del Pontormo, del Bronzino, e a volte - come in taluno degli affreschi dell'Oratorio dei Pretoni a Firenze, sua opera migliore - dello stesso Raffaello. Diversamente dalla pittura del Naldini, chiara e penetrante, il modo di dipingere del B. appare debole e povero d'invenzione (Voss), e il suo raccontare procede stancamente, pur senza esagerate leziosità manieristiche; la sua opera tarda è talora, secondo il Venturi, addirittura "volgare e enfatica". In ogni caso, il B. si manifesta miglior pittore negli affreschi che non nella pittura di cavalletto.
Varia e cospicua è l'attività del B. a Firenze, dove egli, nel 1578, figurava matricolato nell'Accademia del Disegno, nella quale fu più volte designato console. Negli anni 1575-79 collaborò con Federico Zuccari negli affreschi della cupola di S. Maria del Fiore; più tardi figurava tra gli aiuti dell'Allori nella decorazione a grottesche dei soffitti del primo corridoio della Galleria degli Uffizi. Già in età giovanile lavorò per il cardinale Alessandro de, Medici, arcivescovo di Firenze (poi Leone XI), del quale godette la stima e la protezione: per il palazzo di lui presso la Porta a Pinti (poi della Gherardesca) esegui affreschi, perduti, con "storiette dell'età dell'uomo" (Baldinucci). Per conto di Averardo e Antonio Salviati, e in collaborazione col Naldini, dipinse a fresco, nel 1580, il quadro d'altare con la Resurrezione di Lazzaro,e inoltre due Angeli e la Visione d'Ezechiele nella cappella sotterranea di S. Antonino in S. Marco. Era presente, sempre in stretta dipendenza dal Naldini, fra i pittori dello Studiolo di Francesco I in Palazzo Vecchio; nel 1589 partecipò all'ornamento del duomo di Firenze in occasione della venuta di Cristina di Lorena, sposa di Ferdinando I, ed eseguì varie opere (citate dal Baldinucci), di cui resta la grande tela con l'Ultima Cena sull'altar maggiore. Firmato e datato 1589 è lo Sposalizio di s. Caterina (San Gimignano, chiesa di S. Agostino). Del 1590 è il cielo di affreschi nella chiesa di S. Iacopo della Congrega maggiore in via S. Gallo (Oratorio dei Pretoni), che già abbiamo definito come la sua opera migliore.
Nell'elegante architettura del Dosio, gli affreschi del B. occupano per intero gli spazi delle pareti, con l'illustrazione delle Storie di Cristo dopo la Resurrezione e con le figure degli Apostoli,non privi di una certa nobiltà e vivacità di colore; del B. sono anche le tre tavole d'altare con l'Apparizione di Gesù agli Apostoli, Cristo Salvator mundi e Cristo seguito dai figli di Zebedeo,che molto risentono del fare pontormesco del primo Naldini.
A questi anni appartengono, oltre alla decorazione della cappella del S. Sacramento nel duomo di Volterra (1591), gli affreschi con Storie di s. Antonino e altri soggetti nel chiostro grande di S. Maria Novella, a Firenze, nonché gli affreschi (perduti) nell'ex convento delle monache della Crocetta (cappella maggiore e volta) dove il B. aveva eseguito anche i graffiti sulla facciata. Sempre a Firenze il B. dipinse due tabernacoli, di cui resta quello, assai ridipinto, all'angolo di via Pandolfini con via Verdi, ed eseguì alcuni dipinti per la sede della compagnia della S. S. Annunziata (attualmente ridotta a cinematografo); nel cortile della stessa gli si attribuisce un affresco col Martirio di s. Andrea. B. aveva anche completato uno Sposalizio di s. Caterina del Naldini, attualmente nella Pinacoteca di Prato.
Circa il 1592 l'artista, per invito del cardinale de' Medici, si recò a Roma. Durante il pontificato di Clemente VIII Aldobrandini, la sua opera a Roma fu notevole: in S. Giovanni Decollato restano affreschi ai lati dell'arcone d'accesso alla cappella maggiore e una Resurrezione di Lazzaro già su un altare nel chiostro; in S. Giovanni dei Fiorentini, cappella di S. Maria Maddalena dei Pazzi, affrescò Carlo Martello che fa penitenza (modello a Hampton Court); nel battistero di S. Giovanni in Laterano dipinse una Erodiade oggi perduta e in S. Prassede lasciò affreschi nella navata centrale, con Orazione nell'orto, Salita al Calvario, simboli della passione, figure di apostoli, angeli e putti. Da Roma, verso l'anno 1600, il B. si trasferì a Napoli, al servizio del cardinale Alfonso Gesualdo: in tale città il pittore era già stato nel 1598 per eseguire dipinti nel palazzo del duca di Maddaloni. Anche a Napoli, dove la sua presenza è accertata fino al 1612 (contrariamente alle notizie di alcuni storici, fra cui Baglione e Baldinucci, che lo danno morto nei primi anni del secolo), il B. lavorò alacremente, lasciando opere nel chiostro del Carmine Maggiore (Storie di Elia ed Eliseo),in S. Giovanni Battista delle Monache (Sacra famiglia),in S. Giovanni dei Fiorentini (soffitti; la chiesa è stata distrutta), in S. Maria della Sanità (S. Pietro martire e affreschi nel refettorio); le fonti descrivono altre opere nel duomo. La più tarda attività del B. è da ricercare in Calabria, dove la presenza di lui è attestata dalle due tele con l'Immacolata Concezione e da una Madonna del Carmine,firmata e datata 1614, in S. Maria Maggiore a Taverna. Suoi disegni sono a Firenze, agli Uffizi e nella Bibl. Marucelliana.
Morto a Napoli in epoca imprecisata (dopo il 1631), il B. fu sepolto nella chiesa di S. Maria della Sanità.
Fonti e Bibl.: R. Gualterotti, Della descriz. del regale apparato per le nozze della Serenissima Madama Cristina di Lorena,Firenze 1589, pp. 62, 66; G. Baglione, Le vite,Roma 1642, pp. 78 s., 336; F. Baldinucci, Notizie de' professori…, VIII, Firenze 1770, pp. 114-118; C.Celano, Ille notizie... della città di Napoli…,Napoli 1724, I, p. 80; IV, pp. 86, 89; V, p. 135; VII, pp. 72, 75; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia,Firenze 1834, I, p. 176; P. N. Ferri, Disegni e stampe del sec. XVI…, in Rass. d'arte, IV (1904), p. 91; G. Carocci, Itabernacoli di Firenze, in Arte e storia, XXIV XXV (1905), p. 56; A. Frangipane, Artisti fiorentini in Calabria - G. B., ibid., XXXVI (1917), pp. 142 s.; G.B. D'Addosio, Documenti inediti di artisti napoletani dei secc. XVI e XVII,Napoli 1920, p. 13; H. Voss, Die Malerei der Spätrenaissance in Rom und Florenz, II, Berlin 1920, pp. 358, 359; A. Venturi, Storia dell'arte italiana,IX, 6, Milano 1933, pp. 133-141 (con ulteriore bibl.); Ph. Pouncey, A 'modello' at Hampton Court for a fresco in Rome,in The Burlington Magazine, XCIII (1951), pp. 323 s.; W. e E. Paatz, Die Kirchen von Florenz, I, Frankfurt a. M. 1940, pp. 180, n. 460, 705, 706; III ibid. 1952, pp. 30, 64 nn. 120 e 121, 379, 397, 407, 411, 412, 529 n. 355, 607, 728, 729; IV, ibid. 1952, pp. 679, 686, 689 nn. 16, 17 e 18; U.Baldini e L.Berti, II Mostra di affreschi staccati,Firenze 1958, pp. 82 s.; P. Dal Poggetto, Arte in Valdelsa..., catal., Firenze 1963, p. 90 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, II, p. 40z; Encicl. Ital., V, p. 950.