BALFOUR, Arthur James, conte di Balfour
Uomo politico inglese, nato a Whittingehame, Prestonkirk (Scozia), il 25 luglio 1848. Fu educato secondo la tradizione della classe dirigente britannica al collegio di Eton e all'università di Cambridge. Nel 1874 il partito conservatore lo elesse deputato, e quattro anni più tardi lord Salisbury, allora ministro degli Esteri e fratello della madre del B., lo prese con sé come segretario particolare al congresso di Berlino. Sebbene giovane, egli era già molto in vista nella Camera dei comuni, dove seguiva lord Randolph Churchill nel suo Fourth Party, nell'alta società aristocratica, in cui egli primeggiava come appartenente al cenacolo intellettuale dei cosiddetti Souls. Nel 1885 il Salisbury gli affidò, nel gabinetto da lui presieduto, la presidenza del Local government Board e nel 1886 il segretariato per la Scozia, scambiato nello stesso anno con quello per l'Irlanda, d'importanza capitale in quel momento di crisi. Il primo tentativo del Gladstone di condurre in porto l'autonomia dell'Irlanda nella forma recisa nota sotto il nome di Home rule era naufragato, provocando una dislocazione degli antichi partiti. Il B. disorientò con l'energia del suo governo l'opposizione nazionalista e si sforzò di far procedere di pari passo il mantenimento dell'ordine pubblico e dei contratti agrarî con le riforme. Sebbene non gli riuscisse d'evitare conflitti sanguinosi e gli fosse imputata una sistematica difesa della polizia, il B. riuscì a dominare la situazione irlandese per tutto il tempo in cui i conservatori rimasero al governo. Sul terreno parlamentare subì uno scacco, non riuscendo a far votare dalla Camera dei comuni un disegno di legge per riorganizzare le amministrazioni locali in Irlanda, ch'egli difese in Parlamento, dopo aver lasciato il segretariato dell'Irlanda per la carica di primo Lord del Tesoro. Durante il quarto ministero del Gladstone il B. diresse l'opposizione conservatrice nella Camera dei comuni. Quando lord Salisbury tornò al potere, il B. ridivenne primo Lord del Tesoro, sostituendo lo zio malato anche nel Ministero degli esteri, all'epoca della vertenza anglo-russa intorno alle ferrovie cinesi, ch'egli seppe conciliare. Nell'estate del 1900 succedette al Salisbury come primo ministro, raccogliendo i frutti delle vittorie nell'Africa del Sud e attuando riforme nell'istruzione pubblica e nel regime agrario, finché le proposte del Chamberlain per la preferenza doganale alle colonie divisero nel 1903 il partito conservatore. Più durevoli furono i suoi successi nella politica estera, essendo riuscito a mantenere la pace durante la guerra russo-giapponese, e avendo concluso un accordo con la Francia, alla quale fu di grande aiuto per tener testa alle pretese tedesche nella crisi marocchina del 1904. Alla fine di quest'anno le elezioni diedero una grande maggioranza ai whigs e perfino il B. cadde nel suo collegio di Manchester, sicché poté solo più tardi rientrare alla Camera come deputato della città di Londra. Si decise allora ad accettare il programma economico del Chamberlain, mentre proseguiva la lotta contro il bilancio presentato da Lloyd George. Sconsigliò peraltro ai lord di persistere nella resistenza dopo tre elezioni generali sfavorevoli ai conservatori. Nel novembre del 1911 cedette a Bonar Law la posizione di leader conservatore, pur esercitando un'azione moderatrice che contribuì a far escludere l'Ulster dal Home rule. Si sobbarcò alle cure del governo durante la guerra ed entrò nel gabinetto Asquith come primo Lord dell'Ammiragliato (1915) e in quello di Lloyd George come ministro degli Esteri (1916). In tale qualità fu secondo plenipotenziario inglese al congresso della pace e, dopo le sue dimissioni, rappresentante alla prima assemblea della Società delle Nazioni e alla conferenza di Washington per il disarmo navale. Le sue dichiarazioni in favore del sionismo posero le basi della politica inglese in Palestina.
La dottrina filosofica. - Secondo la dottrina esposta già nei due primi scritti filosofici del B. (v. sotto), un sistema filosofico deve fondare in modo soddisfacente gli ultimi principî, su cui riposa la conoscenza; e cioè, anzitutto il principio dell'uniformità della natura e la fede in un mondo esterno transubbiettivo. Esaminando i sistemi filosofici dominanti, il B. giunge al risultato che nessuno di essi soddisfa a questa esigenza. D'altra parte, il fatto che la base della scienza della natura sia dubbia, non deve condurre a mettere in dubbio i principî della fede in altri campi; e nell'"autorità", che per il B. è l'insieme delle condizioni non razionali, senza le quali non sarebbe possibile la vita pratica degli uomini, vanno cercati i fondamenti non solo della religione e dell'etica, ma anche della politica e persino della scienza della natura. Negli scritti più recenti, il B. ha cercato di sviluppare questi concetti in senso più nettamente teistico.
Opere: A Defense of Philosophic Doubt, being an Essay on the Foundations of Belief, Londra 1879; The Foundations of Belief, being Notes introductory to the study of Theology, Londra 1895 (trad. ital. 1906); Reflections suggested by the New Theory of Matter, Londra 1904; Decadence, Cambridge 1908; Questionings on Criticism and Beauty, Oxford 1909; Essays and Addresses, Edimburgo 1905; Theism and Humanism, Londra 1915; Essays speculative and political, Londra 1920; Theism and Thought, Londra 1923.