BALKH (A. T., 92)
Città del Turkestān afghāno, situata presso il fiume omonimo, a 550 m. s. m., su di un'importante via commerciale che collega i passi del Kōh-i Bābā al guado dell'Āmūdaryā. La città moderna ha appena 500 case; la sua popolazione era nel 1905 di 2000 ab., circondario compreso. Ha piccole colonie di Ebrei e di Indù commercianti; il suo bazar è insignificante. Ha importanza solo come centro d'una regione fertilissima, famosa per le frutta, irrigata da 18 canali provenienti dal fiume Balkh, i quali straripando formano paludi malariche. Il clima, temperato, è assai malsano.
Storia. - L'antica βάκτρα dei Greci, Bakhtrish (che è il nome di tutta la regione) degli Achemenidi, ebbe grande importanza nella storia culturale e religiosa della Persia, dapprima come sede del viceré achemenide della Battriana (cui corrisponde in parte l'odierno Khorāsān, in parte il Turkestān afghāno), poi come capitale del regno ellenistico di Battriana e più tardi del principato del Ṭokhāristān. Accanto alla religione zoroastriana, al manicheismo e al cristianesimo nestoriano, fiorì a Balkh il buddhismo sino all'epoca dell'invasione araba; al culto buddhista era infatti dedicato il famoso santuario di Nawbahār, meta di pellegrinaggi sin dalla Cina, e di cui ci restano numerosi per quanto confusi e leggendarî ricordi negli storici e geografi arabi; dal Barmak, o gran sacerdote buddhista del Nawbahār di Balkh, discese poi la celebre famiglia dei Barmecidi illustratasi sotto i primi califfi ‛abbāsidi di Baghdād, nei secc. VIII-IX d. C. L'invasione araba, iniziatasi con scorrerie sporadiche alla metà del sec. VII, riuscì solo alla fine del sec. I dell'ègira (90 d. C.), con Qutaibah ibn Muslim, a spezzare le ultime velleità di resistenza e indipendenza della regione. Staccatasi poi questa dalla diretta dipendenza dal califfato di Baghdād, Balkh seguì le sorti del Khorāsān, passando di mano in mano tra le varie dinastie musulmane che vi si succedettero: dai Ṣaffāridi ai Sāmānidi (sec. X), ai Ghaznevidi e ai Selgiuchidi. Devastata dai Mongoli di Genghīz Khān nel 1220, disputata fra gli Uzbeki e gl'imperatori mongoli dell'India, dopo avere appartenuto a varî rami della famiglia di Tamerlano, Balkh fu successivamente possesso persiano (sec. XVIII), afghāno, degli emiri di Bukhārā, e di nuovo (dal 1841) afghāno. Della tramontata importanza politica e culturale fanno ancor oggi testimonianza cospicue rovine, specialmente dell'epoca buddhistica. La missione archeologica francese Foucher vi ha iniziato degli scavi nel 1922.
Nell'885 èg. (1480-81 d. C.) la popolazione locale credette avere scoperto, in luogo poco distante dal sito dell'antica città, la tomba del califfo ‛Alī; e attorno ad essa (detta Mazār-i sherīf e divenuta oggetto di venerazione degli Sciiti) è sorto l'attuale piccolo centro, noto appunto, forse più ancora che con l'antico nome di Balkh, con quello di Mazār-i sherīf.