Balletto
Nel corso dell'ultimo decennio del 20° sec. e agli inizi del 21° il b., inteso come spettacolo di danza nella sua accezione più vasta, al di là di schemi, stili o tecniche, ha visto consolidarsi la tendenza verso uno sviluppo condotto secondo tre direttrici fondamentali. La prima si identifica con quello che viene detto b. moderno, in cui la tecnica classico-accademica si fonde con elementi della danza contemporanea. Nell'ambito di tale corrente, tuttavia, è evidente la compresenza di linguaggi stilistici assai eterogenei, quando non diametralmente opposti: basti pensare all'enorme differenza che separa il coreografo russo B. Ejfman (n. 1946), affermatosi in Occidente nel corso degli anni Novanta del 20° sec. con le sue coreografie di ispirazione letteraria (I fratelli Karamazov, 1995; Don Giovanni e Molière, 2000; Anna Karenina, 2005) o biografica (Čajkovskij, 1993; Red Giselle, 1997, dedicato alla figura tragica della grande ballerina O. Spessivceva; Amleto russo: il figlio di Caterina la Grande, 1999), dall'inglese M. Bourne (n. 1960), segnalatosi, dapprima, con la sua versione in chiave omoerotica del Lago dei cigni (1995), successivamente con The Car Man (2000), che attraverso la musica della Carmen di Bizet (in una nuova orchestrazione) ripropone le atmosfere dei drammi di T. Williams, con Nutcracker! (2002), versione dissacrante dello Schiaccianoci di P.I. Čajkovskij, e con Edward Scissorhands (2005), basato sulla storia fiabesca dell'omonimo film di T. Burton. Tra i coreografi di scuola bejartiana è emerso lo spagnolo N. Duato (n. 1957), direttore della Compañía nacional de danza di Madrid dal 1990, particolarmente apprezzato in ambito internazionale per i suoi lavori caratterizzati da linee geometriche e da un uso dinamico dello spazio (Tabulae, 1994; Remansos, 1997; Ofrenda de sombras, 2000; L'homme, 2003; Herrumbre, 2004) e considerato uno dei maggiori innovatori della danza iberica dopo A. Gades (1936-2004), primo artefice, a partire dagli anni Sessanta del 20° sec., della rinascita artistica dell'arte coreutica spagnola.
La seconda direttrice sviluppa e consolida la tendenza, inaugurata da M. Cunningham (n. 1919), verso l'ideazione di una forma di espressione teatrale, detta postmodern dance, in cui la danza si configura come gestualità basata sull'improvvisazione (si pensi alle creazioni di C. Carlson, n. 1943, direttrice del settore danza della Biennale di Venezia negli anni 1999-2002: Light bringers, 2000; Writings on water, 2002; Down by the river, 2004; Inanna, 2005) all'interno di un contesto in cui musica (particolarmente significativo l'apporto di compositori quali P. Glass, T. Riley, L.M. Young), luci e scenografia contribuiscono alla creazione di un impianto teatrale unitario. In questa scia si collocano i lavori della massima esponente del minimalismo americano, L. Childs (n. 1940), particolarmente attiva in Europa dove le sue coreografie sono entrate a far parte del repertorio di numerose compagnie (tra i suoi ultimi lavori: Parcours, 2000; Largo, assolo ideato per M. Baryšnikov, 2001; L'uccello di fuoco, 2005), e quelli dell'outsider, anche compositrice, M. Monk (n. 1943): se la prima appare impegnata in un lavoro di ricerca a tutto campo, che oltre al b. abbraccia l'opera lirica (si pensi alle regie per la Salome di R. Strauss, 1997, o per l'Orfeo ed Euridice di C.W. Gluck, 2002), la seconda tende a sviluppare un particolare tipo di performance improntata a un carattere fortemente onirico (Magic frequencies, 1998; Mercy, 2001; The impermanent project, 2004).
La terza direttrice è quella che ha visto svilupparsi ulteriormente la ricerca di tipo neoespressionista condotta da P. Bausch (n. 1940), la quale, con il suo Tanztheater di Wuppertal, ha dato vita a spettacoli di teatro totale di grande impatto visivo, la cui carica dirompente non accenna a esaurirsi, come dimostra il sempre rinnovato successo delle sue più recenti creazioni: Wiesenland, 2000; Für die Kinder von gestern, heute und morgen, 2002; Nefés, 2003; Ten Chi, 2004; Rough cut, 2005. Commistioni di danza classica, jazz, contemporanea (il tutto coadiuvato da sofisticate tecnologie audiovisive) si ritrovano nei b. dei francesi J.-C. Gallotta (n. 1950), M. Marin (n. 1951), A. Preljocaj (n. 1957), esponenti della nouvelle danse, elaborazione della modern dance; degli statunitensi K. Armitage (n. 1954), D. Ezralow (n. 1956), M. Morris (n. 1956), e della belga A.T. de Keersmaeker (n. 1960), artisti dallo stile assai eterogeneo e tuttavia accomunati da un gusto accentuato per l'eclettismo. Nel filone della modern dance impegnata sul versante delle grandi tematiche sociali si inseriscono le creazioni degli anni Novanta del 20° sec., dal contenuto fortemente provocatorio (come Achilles loved Patroclus, 1993, o il discusso Still/Here, 1994, in cui la messa in scena prevedeva la partecipazione, su schermo e nastro registrato, di malati terminali), ideate da B.T. Jones (n. 1952), danzatore e coreografo caratterizzato da uno stile fluido e vigoroso, che nei suoi ultimi lavori sembra però aver abbandonato i toni declamatori per adottare uno stile di danza di tipo concertante (You walk?, 2000; Verbum, 2002; Chaconne, 2003; As I was saying…, 2005). Un caso a sé continua a rappresentare W. Forsythe (n. 1949), direttore del Frankfurter Ballet (1984-2004), considerato il massimo esponente del postmoderno nella coreografia, che nei suoi balletti coniuga stilemi della danza classica, spesso esasperati in senso fortemente acrobatico, con elementi del teatro-danza tedesco (Eidos: Telos, 1995; Hypothetical stream, 1997; Endless house, 1999). Dal 2005, dopo lo scioglimento del Frankfurter Ballet, Forsythe dirige una propria compagnia, per la quale ha ideato You made me a monster, spettacolo definito performance-installazione, caratterizzato dall'interazione tra pubblico e danzatori, commissionato dalla Biennale di Venezia nel 2005, che testimonia il cammino di ricerca del coreografo nel segno delle arti visive e del teatro d'avanguardia. Da segnalare, ancora, il lavoro dell'inglese M. Clark (n. 1962), autore di coreografie caratterizzate da uno spirito violentemente dissacratorio (tra le sue creazioni, si ricordano Time in our hand, presentato in Italia nel 2001, e Oh my goddess, 2003, con musiche che spaziano da E. Satie ai Sex Pistols). In Italia il b., nelle sue diverse forme, ha conosciuto nuovo impulso grazie all'attività di compagnie come l'Aterballetto, diretta dal 1981 al 1996 da A. Amodio (n. 1940) e dal 1997 da M. Bigonzetti (n. 1960), affermatosi nel corso degli anni Novanta come uno dei più interessanti coreografi italiani (tra i suoi lavori: Furia corporis, 1998; Comoedia, 1998-2000, trilogia ispirata al capolavoro dantesco; Sogno di una notte di mezza estate, 2000, su musiche originali composte da E. Costello; Cantata, 2001; Vespro, 2003; Rossini cards, 2004; WAM, dedicato a W.A. Mozart, 2005). Da ricordare anche il Balletto di Toscana (fondato e diretto dal 1985 da C. Bozzolini, n. 1943) e la compagnia Virgilio Sieni Danza, creata nel 1991 da V. Sieni (n. 1958), ideatore di un teatro sperimentale basato su un tipo di danza dal carattere evocativo e ritualistico (Trilogia del presente/Orestea, 1996; Babbino caro, 2001, rivisitazione della fiaba di Pinocchio; Il funambolo, 2002, ispirato al poemetto di J. Genet; Visitazione>Mother Rythm, 2005). Tra i coreografi italiani è emerso anche F. Monteverde (n. 1958), particolarmente versato nella trasposizione di opere letterarie, da Shakespeare (Giulietta e Romeo, 1989; Otello, 1994; La tempesta, 1996) a O. Wilde (Il fantasma di Canterville, 1996), a F. Wedekind (Next, liberamente ispirato al Risveglio di primavera, su musica di J.S. Bach, 2005). Interessante il lavoro di ricerca di E. Cosimi (n. 1958), che unisce il rigore di una tecnica ispirata alla scuola di Cunningham a un gusto della messa in scena di marca espressionista (Eliogabalo-Climax no stop, 1998; Bacon-Punizione per il ribelle, 1999; Nippon Palace, 2001; Hallo Kitty!, prodotto dalla Biennale Danza di Venezia, 2002; I need more, 2004). Nel solco della sperimentazione audio-visivo-gestuale si inserisce anche il lavoro di E. Greco (n. 1965), che dal 1995 opera in stretta collaborazione con il regista olandese P.C. Scholten, con il quale ha fondato ad Amsterdam la compagnia Emio Greco/PC. Tra le creazioni più recenti del duo Greco-Scholten sono da citare gli allestimenti di Teorema di P.P. Pasolini (2003) - in cui l'interazione danzatore-attore costituisce il fulcro della messa in scena - e dell'Orfeo ed Euridice di C.W. Gluck (2004), commissionato dal Festival internazionale di Edimburgo; nonché Double Points (2004-05): performance caratterizzata dall'uso di sensori applicati al corpo del danzatore in grado di produrre impulsi che, rielaborati elettronicamente, vengono trasformati in suoni.
bibliografia
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A. D'Adamo, Emio Greco/PC, Palermo 2004.
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William Forsythe: Denken in Bewegung, hrsg. G. Siegmund, Berlin 2004.