BAMBERGA
(ted. Bamberg; Papinberc, Babenberch nei docc. medievali)
Città della Germania in Alta Franconia (Baviera settentrionale). Rispetto alle antiche sedi vescovili tedesche sul Reno o a quelle a S del limes romano (Augusta, Ratisbona), B. è una fondazione relativamente recente. Nel 902 o 903 viene menzionato un castrum appartenente ai Babenberg, che nel 906 passa nelle mani dei Corradini franconi. Per ordine dell'imperatore Ottone I, nel 964 venne esiliato in questa fortezza Berengario II di Ivrea, re d'Italia, che vi morì nel 966 e fu sepolto regio more. Nel 973-975 l'imperatore Ottone II donò il possedimento regio (praedium) e "civitatem cum [...] aedificiis, ecclesiis terris cultis et incultis" al duca bavarese Enrico il Litigioso (MGH. Dipl. reg. imp. Germ., II, 1, 1888, pp. 53-54).Anche se questi dati attestano l'esistenza di B. nel sec. 10°, mentre da risultati di scavi si può desumere la presenza di un insediamento già nel sec. 8°, la città raggiunse emergente importanza storica solo con il figlio di Enrico il Litigioso, il re Enrico II (v.) il Santo (1002-1024, dal 1014 imperatore), che, nonostante l'opposizione dei vescovi delle diocesi confinanti di Würzburg ed Eichstätt, fece assurgere al rango di sede vescovile questa località remota dell'area nordorientale del suo ducato di origine (sinodo di Francoforte nel 1007, conferma del papa Giovanni XVIII nello stesso anno). A spingere in tal senso il re sembra possa essere stato anzitutto il desiderio di lasciare ai posteri una diocesi fondata da lui personalmente, come avevano già fatto i suoi predecessori Ottone I (nei confronti di Magdeburgo) e Ottone III (nei confronti di Gnesen), tanto più che Enrico e la sua consorte Cunegonda non ebbero eredi e donarono alla Chiesa gran parte dei loro possedimenti. In ogni caso alla base della fondazione va visto peraltro anche l'intento di convertire gli slavi pagani che occupavano allora la regione.L'imperatore Enrico II dotò riccamente il nuovo vescovado con proprietà terriere e preziosi arredi liturgici e già prima del 1007 diede avvio alla costruzione della cattedrale, ove venne sepolto nel 1024.In origine B. apparteneva all'arcivescovado di Magonza, tuttavia già Enrico II pose la sua fondazione sotto il protettorato particolare del papa (1020); il terzo vescovo, Hartwig, ricevette nel 1053 il pallium da papa Leone IX, atto che si ripeté nei confronti di molti fra i suoi successori. In seguito i vescovi di B. ottennero un'indipendenza sempre più ampia, sino al momento, al più tardi nel 1235, in cui la diocesi poté considerarsi de facto autonoma. Sin dall'inizio comunque i vescovi (nel sec. 13° chiamati principes, dal 14° vescovi-principi) dominarono anche la città e la regione.Tra i vescovi del Medioevo maturo sono da ricordare soprattutto Suidger, che nel 1047 salì al soglio papale come Clemente II, e Ottone I il Santo (1102-1139; in precedenza vicario e magister operis del duomo imperiale di Spira), che fu molto attivo come fondatore e riformatore di monasteri e come missionario in Pomerania.Un terzo periodo di grande importanza per la città - dopo l'era dell'imperatore Enrico e quella di Ottone il Santo - si ebbe tra la fine del sec. 12° e la prima metà del 13°, con la dominazione dell'importante famiglia dei conti di Andechs-Merania, originaria dell'Alta Baviera e politicamente legata agli Svevi, che dal 1177 al 1242 diede vescovi alla città.Nel 1208 B. fu teatro dell'assassinio del re Filippo di Svevia, perpetrato da Ottone di Wittelsbach. Una volta superati i disordini seguiti a tale evento, il vescovo Egberto (1203-1237) diede inizio alla costruzione del duomo tuttora esistente, costruzione finanziata, e con una somma notevole, anche dall'imperatore Federico II (1225).La storia successiva di B. è tipica delle città vescovili tedesche in cui (diversamente per es. da Colonia) non riuscì ad affermarsi un comune autonomo. Alla fine del sec. 14°, infatti, la città arrivò bensì alla compilazione di uno statuto cittadino, tuttavia non solo rimase sempre sottomessa ai propri vescovi-principi, ma divenne inoltre anche più debole rispetto alle immunità (il Capitolo del duomo e altre quattro fondazioni religiose gestivano addirittura mercati propri esenti da tasse). Nel Tardo Medioevo B. fu messa in secondo piano dalla libera città imperiale di Norimberga, appartenente alla sua diocesi, che accolse tra l'altro anche la riforma luterana, mentre la città episcopale rimase, ed è tuttoggi, una delle più importanti città cattoliche della Franconia. Nel 1802 venne secolarizzato il Capitolo, nel 1808 fu soppressa la sede vescovile, che però nel 1817 venne riconfermata nuovamente con il rango di arcivescovado (suffraganee sono le diocesi di Eichstätt, Würzburg e Spira).B. si trova al margine orientale dello Steigerwald, là ove esso degrada nella valle del fiume Regnitz, che confluisce nel Meno poco più a N della città. L'impianto della città esula dagli schemi consueti. In piano, tra i bracci del Regnitz, si sviluppò la Inselstadt; sui pendii verso O si ergono, su colline diverse, il duomo e le altre chiese: la parrocchia Zu Unserer Lieben Frau (Obere Pfarrkirche) e i monasteri di St. Jakob, St. Michael e St. Stephan. All'esterno della città medievale, nella zona sudoccidentale, si trova l'Altenburg.Al sec. 8° risalgono le modeste sopravvivenze (venute alla luce mediante scavi) di un primo insediamento a S-O del duomo (Schwarz, 1975). Al castrum dei Babenberg (sec. 10°) apparteneva una chiesa ad aula riportata alla luce sotto l'attuale duomo (Sage, 1976). Si suppone contemporaneo un suburbium, insediamento mercantile, posto tra la fortezza e il fiume (c.d. am Sand). La chiesa parrocchiale di St. Martin, pur mancando testimonianze archeologiche certe dato che la costruzione medievale è andata distrutta, viene annoverata per la sua dedica tra le fondazioni di epoca carolingia.Della città dell'imperatore Enrico sono da ricordare in primo luogo il duomo e il vicino palazzo reale nell'area dell'antica fortezza dei Babenberg. La posizione distanziata delle chiese diede a B. l'aspetto di una città di grandi dimensioni: al duomo si aggiunsero la fondazione di St. Stephan del 1009, a m. 432 di distanza in direzione S, il monastero benedettino di St. Michael, fondato presumibilmente nel 1015, a m. 433 in direzione N, la chiesa di St. Maria und St. Gangolf (1057), a m. 1235 in direzione E e infine, più vicino al duomo a O, la chiesa di St. Jakob (1071). Le chiese della città formavano quindi uno schema a croce con assi obliqui - con le due chiese parrocchiali ognuna al centro di un braccio della croce - di cui erano coscienti già i contemporanei: "sic locus [...] ecclesiis [...] in modum crucis undique munitus" (Adalberti Vita Heinrici II imperatoris; MGH. SS, IV, 1841, p. 794). Il punto di intersezione fra gli assi (il c.d. ombelico) non sembra fosse costituito dal duomo, bensì dalla Tattermannsäule posta nella piazza davanti al duomo e al palazzo (Morper, 1957); manca tuttavia già nel sec. 11° la testimonianza dell'esistenza della colonna. Come in molte città medievali la vasta area (più di km. 1,5 di diametro) non era densamente popolata, anche se vi si costituirono diversi nuclei intorno alle citate fondazioni religiose, di volta in volta con diversa struttura sociale ed economica. Sul Domberg, dove si trovavano il palazzo e le residenze del vescovo e dei canonici, risiedeva la nobiltà di corte; sul Michaelsberg i Benedettini; sul Kaulberg, intorno alla chiesa parrocchiale, la piccola borghesia e gli artigiani.Nel 1130 il vescovo Ottone I ottenne il regio diritto di tenere mercato e lo dislocò nella zona dove si è sviluppata l'od. Inselstadt (assi principali Grüner Markt e Lange Straße; cinta muraria anteriore al 1265). Caratteristica di B. è la mancanza di un sistema difensivo completo includente l'intera città: ognuna delle singole unità, indipendenti dal punto di vista giuridico, ne possedeva infatti uno autonomo (in primo luogo il Domberg con torri d'ingresso; Neukam, 1922-1924, pp. 288-293). Ancora nel 1435 B. poté difendersi dagli ussiti soltanto con una cinta muraria in legno.Esistono numerose e dettagliate raffigurazioni tardogotiche di B., fra cui è da menzionare quella nel Liber chronicorum di Hartmann Schedel (1493 ca.); la più importante fonte topografica è rappresentata tuttavia dalla pianta di Zweidler del 1602 (Hofmann, 1939). Vedute d'insieme della città testimoniano che gli edifici civili erano per lo più costruzioni lignee 'a graticcio' (Fachwerk). A partire dalla fine del sec. 17°, all'epoca dei vescovi-principi della casa di Schönborn, la città assunse un aspetto barocco, ma molte case mantennero il loro nucleo medievale. Tale aspetto si mantiene tuttora perché, diversamente dalla gran parte delle città tedesche, B. venne risparmiata dai bombardamenti bellici del 1939-1945.L'opera architettonica di gran lunga più significativa dell'intera città è il duomo, un monumento ben conservato, costruito in blocchi di solida arenaria. L'edificio attuale, eretto al principio del sec. 13°, ripete negli elementi principali lo schema dell'originaria fondazione dell'imperatore Enrico II, anche se le dimensioni risultano accresciute e l'asse spostato poco più a N. Il primo duomo, consacrato nel 1012, aveva cori contrapposti con relative cripte, secondo uno schema ricorrente nell'architettura carolingia e ottoniana dell'impero tedesco. Il transetto e il coro principale (coro del Vescovo) si trovavano a O, un riferimento alla basilica vaticana che ritorna anche nella dedica a s. Pietro (Peterschor). Due torri si innalzavano accanto al coro est; quest'ultimo era dedicato a s. Giorgio e serviva principalmente al Capitolo del duomo (Georgsbrüder). Il corpo longitudinale aveva copertura piana ed era diviso in tre navate da sostegni di cui non si conosce il tipo (Sage, 1976). Nel 1081 un incendio danneggiò la chiesa, successivamente il vescovo Ottone I (1102-1139) fece ampliare la cripta orientale e ne fece decorare l'interno con stucchi e pitture. Nel 1185 ci fu un secondo incendio e l'edificio venne in un primo momento restaurato, ma ben presto si procedette a una nuova costruzione. La fondazione del sec. 13°, pur con proprie fondamenta, si modellò, in segno di devozione, sullo schema di quella dell'11° secolo. Controversa è la data di inizio dei lavori, che va probabilmente posta solo dopo il 1212, quando il vescovo Egberto fu prosciolto dal bando imperiale. Quasi tutta la critica ritiene che la durata dei lavori di costruzione sia stata relativamente breve e la fabbrica fosse già ultimata nel 1237, data della consacrazione del duomo (Winterfeld, 1979).I lavori iniziarono da E con la nuova ampia cripta e la grandiosa abside di forme ancora tardoromaniche, affine all'architettura delle regioni del Basso e Alto Reno. Il corpo longitudinale è diviso in tre navate da pilastri rettangolari a cui si addossano agli angoli membrature a tre quarti di cilindro. Nel corso della costruzione si passò, con qualche variante, da un primo progetto che prevedeva una copertura piana alle volte costolonate, con conseguente trasformazione dell'intero sistema. Nella zona occidentale non fu più seguito lo schema del sec. 11°: il Peterschor (utilizzato già nel 1231) è rialzato ma non ha una cripta sottostante e, all'esterno, è affiancato da due torri, come a E. Quest'ultima parte della costruzione, di carattere più spiccatamente gotico, a cui appartiene anche la sala capitolare (Nagelkapelle), è stata messa in rapporto con il cantiere cistercense della vicina abbazia di Ebrach. Tuttavia non è stato accertato se il frater Wortwinus, indicato come magister operis in un documento del 1229 relativo alla consacrazione di un altare (Reitzenstein, 1934, p. 149), provenisse proprio da quel cantiere.Le parti superiori delle torri occidentali ripresero il motivo dei tabernacoli angolari della cattedrale di Laon, molto caro al gusto dell'epoca. I piani superiori delle torri orientali e i coronamenti di tutte e quattro le torri sono creazioni del 18° secolo.Anche per quel che concerne le sculture si riscontra un rapido passaggio da forme romaniche a forme gotiche di provenienza francese. Gli studiosi hanno distinto due diverse botteghe susseguitesi cronologicamente, entrambe di altissimo livello artistico. Alla prima bottega, oltre alla copiosa scultura architettonica (capitelli), si devono ascrivere il portale della Grazia (Gnadenpforte), a N dell'abside orientale, che nel timpano mostra la raffigurazione della Vergine tra s. Giorgio, s. Pietro e i committenti, e, all'interno del duomo, le lastre di recinzione laterale del coro di S. Giorgio, dove, in ogni campo delimitato da un'arcata, sono raffigurate due figure di santi in atto di discutere tra loro (profeti sul lato nord, apostoli su quello sud e inoltre l'Annunciazione e s. Michele). Queste sculture si caratterizzano per il forte plasticismo, l'impetuoso movimento delle figure (alcune delle quali addirittura volte di spalle), le vesti ricche e altrettanto impetuosamente mosse. Nel portale dei Principi (Fürstenportal; sul lato nord, prospiciente la piazza, nel Medioevo detto Ehetor, cioè portale dell'Antica e Nuova Alleanza), che mostra una serie di figure di apostoli poggianti sulle spalle di una corrispondente serie sottostante di profeti, si può già cogliere, in alcune figure dello strombo, nel timpano e soprattutto nelle immagini della Sinagoga e dell'Ecclesia (dal 1936 poste all'interno del duomo), la presenza della seconda bottega, formatasi a Reims e sensibile anche agli influssi di Strasburgo. Questa bottega operò anche nel secondo portale est, il portale di Adamo (Adamspforte), dove vanno ricordate in particolare le rappresentazioni di s. Stefano, dell'imperatore Enrico e della consorte Cunegonda, di s. Pietro e di Adamo ed Eva, che sono da considerarsi tra i più antichi nudi monumentali del Medioevo (dal 1944 conservate nel Diözesanmus.).Le opere più note della seconda bottega si trovano però all'interno del duomo. Si tratta di imponenti figure di grande effetto, poste attualmente su mensole nel lato settentrionale del coro est, di cui non si hanno notizie sicure per quanto riguarda collocazione e destinazione originarie. Questo gruppo di sculture è costituito dalle figure di Maria ed Elisabetta, di s. Dionigi, del c.d. Angelo sorridente e del papa Clemente II (quest'ultima originariamente utilizzata come copertura della tomba del pontefice che si trova nel coro ovest e che risale allo stesso periodo).Del gruppo fa parte anche la celebre statua del Cavaliere di B., situata sulla fronte del pilastro nordorientale del coro, che costituisce una tra le prime realizzazioni plastiche a carattere monumentale di un cavaliere (altezza m. 2,33) che si conoscano nel Medioevo. La figura di questo giovane re rappresenta un problema insoluto dal punto di vista iconografico, poiché non vi è alcuna iscrizione e il cavaliere ha come unico attributo una corona. Fino a oggi sono state avanzate più di una dozzina di ipotesi di identificazione con un personaggio storico (fra gli altri: Enrico II, Filippo di Svevia, ucciso a B., l'imperatore Costantino). Il nobile e misterioso cavaliere svevo è stato inoltre oggetto di numerose interpretazioni, frutto, come nota Hinz (1970), di un romanticismo esaltato, spesso con implicazioni politiche a carattere nazionalistico. L'identificazione più verosimile, dal punto di vista storico e iconografico, è quella con s. Stefano, re di Ungheria e cognato dell'imperatore Enrico II, sebbene non sembra sia stata formulata prima del 1729 (Kroos, 1976, pp. 143-146).Non c'è unanimità di opinione per quanto riguarda l'origine stilistica delle sculture di Bamberga. Alcuni autori colgono influenze francesi già nella prima bottega (Weese, 1897; Verheyen, 1962a; 1962b; 1965; Gosebruch, 1977; 1983) e del resto i confini tra l'operato dell'una e dell'altra bottega non sono tracciati in modo uniforme, così come variano i raggruppamenti di opere attribuiti alle singole personalità artistiche. È comunque certo che già la prima bottega non può spiegarsi come frutto di una tradizione artistica locale o regionale. Affinità stilistiche con la miniatura, soprattutto il c.d. Salterio di B. (Staatsbibl., Bibl. 48), rivelano piuttosto parallelismi che non un rapporto di dipendenza, tanto più che la datazione e la provenienza degli stessi manoscritti risultano problematiche. Altrettanto certo è che gli scultori della seconda bottega dovevano conoscere le sculture della cattedrale di Reims, fatto che risulta evidente ponendo a confronto la scena della Visitazione del portale principale di Reims con l'episodio analogo di B., o la testa del Cavaliere con quelle dei re della galleria del transetto settentrionale di Reims. È incontestabile tuttavia che le sculture di B. siano creazioni altamente originali; di conseguenza la maggioranza degli studiosi preferisce pensare alla formazione di maestranze tedesche a Reims che non all'attività di scultori francesi a Bamberga.Tutte queste sculture furono realizzate in un breve lasso di tempo, dal 1220 al 1237 ca.; in seguito a B. non venne più raggiunto un così elevato livello artistico, mentre importanti sviluppi si ebbero a Magdeburgo e Naumburg.Dell'arredo medievale del duomo si conserva una serie di notevoli monumenti funebri vescovili, tra cui sono da menzionare quello del vescovo Günther (secc. 11°-13°) e quello del vescovo Friedrich von Hohenlohe (metà del sec. 14°). Risalgono inoltre al sec. 14° gli stalli di entrambi i cori, con figure intagliate.Poche sono invece le opere pittoriche conservate. L'attuale aspetto dell'interno del duomo è il frutto di un restauro di intenti puristi, avvenuto sotto Ludovico I, re di Baviera (1826-1827), che eliminò l'arredo di epoca barocca. Un rivestimento pittorico è testimoniato già per la prima cattedrale; per la seconda, l'attuale, si è potuta individuare una decorazione dipinta a motivi architettonici (Haas, 1978). Frammenti con figure si trovano nella recinzione meridionale del coro ovest (sec. 13°), così come sui pilastri della navata (sec. 14°). Anche le sculture in pietra in origine erano ampiamente dipinte.Nel tesoro del duomo, il cui più antico inventario risale al 1127, sono stati conservati per secoli i più importanti manoscritti miniati di età ottoniana - con la secolarizzazione in gran parte trasferiti a Monaco - realizzati nel monastero della Reichenau, a Ratisbona o nel monastero di Seeon e donati alla cattedrale dall'imperatore Enrico II. Vanno ricordati in particolare l'Evangeliario di Ottone III (Monaco, Bayer. Staatsbibl., Clm 4453), il Libro delle Pericopi di Enrico III (Clm 4452) e il Sacramentario di Enrico II (Clm 4456). A B. rimase fra gli altri la celebre Apocalisse di B. (Staatsbibl., Bibl. 140) miniata a Reichenau, dono di Enrico II al monastero di St. Stephan.Presso il duomo esisteva già a partire dal sec. 11° una scuola, e un importante scriptorium si trovava nel monastero benedettino di St. Michael (dove intorno al 1100 venne scritto il Chronicon universale di Frutolfus). Si conoscono lavori di intaglio in avorio realizzati a B. nel sec. 11°, mentre non sembra che alla stessa epoca esistesse un'attività miniatoria degna dimenzione (il più antico esempio fu probabilmente l'immagine dedicatoria di un Commento a Ezechiele).Più numerose le opere che si conservano appartenenti al sec. 12° (Lutze, 1931; 1932); di grande valore è il Commento ai Salmi di Pietro Lombardo, attribuito di recente alla produzione dello scriptorium di St. Michael (Bamberga Staatsbibl., Misc. Bibl. 59; 1170 ca.), che presenta scene disegnate a penna rossa e bruna e in parte leggermente colorate, vicine agli esempi contemporanei di Ratisbona-Prüfening e Scheyern. Del tesoro del duomo (od. Diözesanmus.) facevano parte inoltre preziose vesti liturgiche realizzate con tessuti di seta provenienti dall'Oriente, dall'area bizantina e da Ratisbona (tra il Mille e la metà del sec. 11°); fra esse sono da menzionare il mantello stellato e la tunica di Enrico II, due mantelli detti 'di Cunegonda', il 'panno di Günther' e pianeta, piviale, dalmatica e calze pontificali del papa Clemente II.All'interno del complesso rinascimentale dell'Alte Hofhaltung a N del duomo si sono conservati la cappella dedicata a s. Tommaso (1020, nel sec. 13° ampliata in doppia cappella) e resti della cappella ottagonale dedicata a s. Andrea (1047-1053) e del palazzo reale e vescovile (dopo il 1185).Altri edifici che conservano parte delle strutture architettoniche romaniche sono le chiese di St. Michael (monastero riformato secondo il modello di Hirsau dal vescovo Ottone il Santo; basilica rinnovata nel 1112-1121; transetto orientale e torri del sec. 13°), di St. Gangolf (sec. 11°), di St. Theodor (fondata nel 1157 come convento femminile cistercense) e di St. Maternus, tutte peraltro ampiamente modificate nei secoli successivi. In seguito a restauri, la chiesa di St. Jakob, invece, se si prescinde dalla facciata, offre un'immagine relativamente fedele di una basilica a colonne del sec. 12°, ritenuta replica del primo duomo (doppio coro, transetto ovest, due torri accanto al coro est).In epoca gotica, a partire dal 1338 veniva eretto sul Kaulberg l'attuale edificio della parrocchiale Zu Unserer Lieben Frau (Obere Pfarrkirche), con un coro di tipo parleriano (1375-1421 ca.) affine ai grandi cori delle chiese di Norimberga. Nella chiesa si trovano anche importanti opere di scultura, la Brautpforte e il tabernacolo nell'ambulacro del coro.Al sec. 14° appartiene il chiostro della chiesa, oggi carmelitana, di St. Theodor, di aspetto romanico ma con ricchi capitelli gotici. Tra le chiese degli Ordini mendicanti è conservata quella dei Domenicani (coro del 1400 ca., corpo longitudinale e chiostro del sec. 15°). Alla produzione tardogotica del sec. 15°, oltre alle parti più importanti del chiostro del duomo (Andreaskapelle, 1414), appartiene la prima costruzione del Rathaus a opera di Hans Bauer, detto Vorchheimer.Arredi medievali degni di attenzione si trovano in molte chiese della città, in particolare in St. Michael (il primo sepolcro di s. Ottone del 1300 ca. e il secondo del 1440 ca.), e nella parrocchiale Zu Unserer Lieben Frau. Altre opere d'arte sono state trasferite a Monaco: nel Bayer. Nationalmus. si trovano un crocifisso proveniente da St. Jakob (1240 ca.), un antependium ricamato con l'Adorazione dei Magi proveniente dal duomo (1300 ca.) e un altare della chiesa francescana (1429); nella Schatzkammer der Residenz, sempre a Monaco, un altare portatile di Enrico II e la corona della regina Cunegonda.Tra gli artisti locali del Tardo Gotico si devono ricordare lo scultore Hans Nussbaum, i pittori Wolfang Katzheimer il Vecchio e il Giovane e Paul Lautensack. Originario della città è il pittore Hans Pleyden Wurff, attivo a Norimberga; mentre si conoscono attivi a B. numerosi artisti provenienti da altri centri della Franconia, Adam Kraft, Tilman Riemenschneider, Peter Vischer con i figli.
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Daz sant Johannes ein swert truoc'' ('Renner' v. 9012 f.). Zur Ikonographie des Clemensgrabes im Bamberger Dom, in Verbum et signum, I, München 1975, pp. 341-353; J. Zink, Der Bamberger Dom und seine plastische Ausstattung bis zur Mitte des 13. Jahrhunderts, Kch 28, 1975, pp. 387-405, 425-448; H. Keller, Zur Clemens-Tumba des Bamberger Domes, in Festschrift für Gerhard Kleiner, Tübingen 1976, pp. 187-195; R. Kroos, Liturgische Quellen zum Bamberger Dom, ZKg 39, 1976, pp. 105-146; W. Sage, Der Bamberger Dom, Ergebnisse der Ausgrabungen 1969-72, ivi, pp. 85-104; W. Sauerländer, Reims und Bamberg. Zu Art und Umfang der Übernahmen, ivi, pp. 167-192; id., Die Skulptur, in Die Zeit der Staufer. Geschichte, Kunst, Kultur, cat., I, Stuttgart 1977, pp. 310-377, nrr. 440-443; M. Gosebruch, Vom Bamberger Dom und seiner geschichtlichen Herkunft, MünchJBK, s. III, 28, 1977, pp. 28-58; W. Haas, Die Raumfarbigkeit des Bamberger Domes, Deutsche Kunst und Denkmalpflege 36, 1978, pp. 21-36; R. 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Tesoro del duomo. - E. Bassermann-Jordan, W.M. Schmid, Der Bamberger Domschatz (Bayerische Kirchenschätze, 1), München 1914; W. Messerer, Der Bamberger Domschatz in seinem Bestande bis zu Ende der Hohenstaufen-Zeit, München 1952; P.E. Schramm, F. Mütherich, Denkmale der deutschen Könige und Kaiser (Veröffentlichungen des Zentralinstituts für Kunstgeschichte in München, 2), München 1962; R. Baumgärtel-Fleischmann, Ausgewählte Kunstwerke aus dem Diözesanmuseum Bamberg, Bamberg 1983.Decorazione del libro: - Katalog der Handschriften der königlichen Bibliothek zu Bamberg, a cura di F. Leitschuh, H. Fischer, I-III, 1895-1897 (rist. Wiesbaden 1966); A. Goldschmidt, Die Elfenbeinskulpturen aus dem 8. bis 13. Jahrhundert, II, Berlin 1926; E. Lutze, Bamberger Buchmalerei im 12. Jahrhundert, ZKg 64, 1930-1931, pp. 161-167; id., Studien zur fränkischen Buchmalerei im 12. und XIII Jahrhundert (tesi), Giessen 1931; id., Die fränkische Buchmalerei im ersten Drittel des XIII. Jahrhunderts und ihre Beziehungen zu den Bamberger Georgenchorschranken, MünchJBK, n.s., 9, 1932, pp. 339-350; H. Swarzenski, Die lateinischen illuminierten Handschriften des XIII. Jahrhunderts in den Ländern an Rhein, Main und Donau, 2 voll., Berlin 1936; F. Geldner, Die Buchdruckerkunst im alten Bamberg 1458/59 bis 1519, Bamberg 1964; Katalog der Handschriften [...], IV, Erwerbungen seit 1912, Wiesbaden 1966; R. Blank, Weltdarstellung und Weltbild in Würzburg und Bamberg vom 8. bis zum Ende des 12. Jahrhunderts (Historischer Verein [...] Bamberg, suppl. 5), Bamberg 1968; F. Mütherich, Die Frühzeit der Malerei bis zum 13. Jahrhundert, in Bayern, Kunst und Kultur, cat., München 1972, pp. 52-56; Der Bamberger Psalter Msc. Bibl. 48 der Staatsbibliothek Bamberg (ed. in facsimile), a cura di E. Rothe, G. Zimmermann, Wiesbaden 1973; K. Dengler-Schreiber, Skriptorium und Bibliothek des Klosters Michelsberg in Bamberg (Studien zur Bibliotheksgeschichte, 2), Graz 1979; E. Klemm, Der Bamberger Psalter, Wiesbaden 1980; E. Harnischfeger, Die Bamberger Apokalypse, Stuttgart 1981; G. Suckale-Redlefsen, Der Buchschmuck zum Psalmenkommentar des Petrus Lombardus in Bamberg, Staatsbibliothek Msc. Bibl. 59, Wiesbaden 1986.
Tessuti. - A. Grabar, La soie byzantine de l'évêque Gunther à la cathédrale de Bamberg, MünchJBK, s. III, 7, 1956, pp. 7-26; S. Müller Christensen, Das Grab des Papstes Clemens II. im Dom zu Bamberg, München 1960; S. von Pölnitz, Die Bamberger Kaisermäntel, Weissenhorn 1973; A. Geijer, Bishop Gunther's Shroud in Bamberg Cathedral. Some Marginal Notes, in Documenta textilia. Festschrift für Sigrid Müller Christensen, München 1981, pp. 156-162; S. Müller Christensen, Das Gunthertuch im Bamberger Domschatz, Bamberg 1984; Textile Grabfunde aus der Sepultur des Bamberger Domkapitels, "Internationaler Kolloquium, Schloss Seehof 1985", München 1987.
Altri monumenti. - A. Lahner, Die ehemalige Benedictiner-Abtei Michelsberg zu Bamberg, Bamberg 1889; R. Krautheimer, Mittelalterliche Synagogen, Berlin 1927; H. Mayer, Die obere Pfarrkirche zu Bamberg (Bamberger Hefte für fränkische Kunst und Geschichte, 10-11), Bamberg 1929; A. Hardte, Die romanische Anlage der ehemaligen Collegiatsstiftskirche St. Jakob zu Bamberg, Amberg 1931; H. Mayer, R. Rauh, Neue Forschungen auf dem Domberg zu Bamberg, Deutsche Kunst und Denkmalpflege, 1936, pp. 190-204; H. Mayer, Bamberger Residenzen (Bamberger Abhandlungen und Forschungen), Bamberg 1951; B. Müller, A. Borutscheff, Der Kreuzgang des Karmelitenklosters in Bamberg, Bamberg 1961; T. Breuer, Die Altenburg bei Bamberg (Grosse Baudenkmäler, 193), München-Berlin 1965; H. Philip-Schauwecker, Das rätselhafte Heilige Loch zu Bamberg, BHVB 102, 1966, pp. 369-379; T. Breuer, Der Bamberger Karmelitenkreuzgang und die retrospektiven Tendenzen des 14. Jahrhunderts, Bericht des Bayerischen Landesamtes für Denkmalpflege 26, 1967, pp. 67-82; H. Paschke, Die Altenburg ob Bamberg und ihr Verein (Studien zur Bamberger Geschichte und Topographie, 35), Bamberg 1968; id., Das Dominikanerkloster zu Bamberg und seine Umwelt, BHVB 105, 1969, pp. 511-587; B. Müller, Der Bamberger Karmelitenkreuzgang, Königstein i.T. 1970; S. Grän, W. Tunk, St. Jakobskirche Bamberg (Schnell Kunstführer [=SK], 658), München-Zürich 1977; R. Zink, St. Theodor in Bamberg 1157-1554, Bamberg 1978; J. Hotz, Bamberg. Historisches Museum, Alte Hofhaltung (SK, 1262), München-Zürich 1981; G. Zimmermann, Bamberg St. Gangolf (SK, 1172), München-Zürich 1982; B. Neundorfer, Pfarrkirche U.L. Frau Bamberg (SK, 354), München-Zürich 19832; W. Sage, Notuntersuchung im Bericht der ehemaligen Martinskirche zu Bamberg im Jahr 1969, BHVB 120, 1984, pp. 61-78; B. Neundorfer, St. Michael Bamberg (SK, 366), München-Zürich 1985⁷; A. von Reitzenstein, Die Bamberger Domherrnhöfe. Ihre Frühgeschichte, BHVB 124, 1988, pp. 45-84; R. Suckale, Die Grabfiguren des Hl. Otto auf dem Michelsberg in Bamberg, ivi, 125, 1989, pp. 499-537.
Ulteriori opere d'arte e artisti. - K.H. Degen, Die Bamberger Malerei des 15. Jahrhunderts (Studien zur deutschen Kunstgeschichte, 280), Strassburg 1931; N. Bonsels, Wolfang Katzheimer von Bamberg (Studien zur deutschen Kunstgeschichte, 306), Strassburg 1936; A. Stange, Deutsche Malerei der Gotik, IX, Franken, Böhmen, Thüringen-Sachsen in der Zeit von 1400-1500, München-Berlin 1958; R. Baumgärtel-Fleischmann, Bamberger Plastik von 1470 bis 1520, BHVB 104, 1968, pp. 5-352; A. Stange, Kritisches Verzeichnis der deutschen Tafelbilder vor Dürer, III, Franken, a cura di P. Strider, H. Härtle (Bruckmanns Beiträge zur Kunstwissenschaft, II, 4, 6), München 1978; Oberfranken im Spätmittelalter und zu Beginn der Neuzeit, a cura di E. Roth, Bayreuth 1979; R. Suckale, Hans Pleydenwurff in Bamberg, BHVB 120, 1984, pp. 423-438; G. Goldberg, R. an der Heiden, Staatsgalerie Bamberg, cat., München 1986.H.P. Autenrieth