Alighieri, Bambo
Figlio di Cione del Bello. I figli di Cione storicamente accertati erano due: Lapo (v.) e Simona (v.). Ma nel 1966, in un'imbreviatura di ser Giovanni di Boninsegna da Rignana del 6 marzo 1299, il Piattoli ha trovato un B., figlio di Cione di Bello del popolo di S. Martino del Vescovo, indubbiamente quindi figlio di un fratello di Geri di Bello, figlio di un cugino di D. e perciò lui stesso biscugino del poeta. Costui, per conto di suo padre Cione, non ancora decorato del cingolo cavalleresco e non ancora insignito del titolo di messere, in quel giorno s'interessò di una compera di grano, da consegnarsi al nuovo raccolto, presso un contadino delle pendici fiesolane; e questa era pur sempre un'esosa forma di usura alle spalle di quei coltivatori che avevano bisogno di qualche soldo in contanti.
Il nome B., che era usato anche come soprannome, è di lettura non certissima, e si potrebbe anche optare per una lettura ‛ Barbo '. Il Piattoli rifiuta, oltre la lettura ‛ Barbo ', persino la soluzione dell'identità Lapo - B., sia perché nell'antica Firenze il nome B. fu molto più frequente di Barbo, sia perché il documento avrebbe pur dovuto dire " Lapus vocatus Bambus ", oppure " Barbus, f. Cionis d. Belli "; per quanto non si possa escludere in via assoluta che Lapo di Cione fosse soprannominato Bambo forse per il suo aspetto paffuto e grassottello, proprio da bamboccione.
Comunque, a If XXIX 27 Benvenuto dice che a vendicare Geri del Bello furono più figli di Cione, che uccisero uno dei Sacchetti. Forse tale fatto fece sì che essi fossero esclusi dall'amnistia del 1311 che porta il nome di Baldo d'Aguglione: non sussistono infatti ragioni politiche, giacché essi non erano né ghibellini né Bianchi.
Non possiamo stabilire con esattezza quale fu il vendicatore di Geri: in favore di Lapo c'è la sua facilità a trascendere ad atti di violenza e a immischiarsi nei tumulti, e poi il mestiere di armigero che scelse nell'esilio; il Piattoli propende tuttavia per attribuire questo merito a Bambo. Forse i due fratelli furono insieme e concordi alla vendetta, insieme fuggirono, insieme incorsero nel bando contumaciale nell'avere e nella persona.
E probabile che, raggiunto il confine della fortia di Firenze, e trovatisi al sicuro, insieme si portassero alle case degli eredi del cugino Bellino di Lapo a Bologna o nel suo territorio (come S. Giovanni in Persiceto). Qui si divisero per correre vie e destini diversi; così nel 1306, come già sappiamo, Lapo era a Piacenza e in cattive condizioni finanziarie. Forse B. si fermò a Bologna, dove lo raggiunse la sorella Simona. Nessuno dei discendenti di Bello era più a Firenze allora e nessuno di essi mai più rivide Firenze.
Bibl. - L. Passerini, La famiglia di D., nel vol. miscellaneo D. e il suo secolo, Firenze 1865, 61 (già in questa opera era stata posta l'esclusione dei figli di Cione dalla riforma-amnistia del 1311 in rapporto con la vendetta che avevano fatto dell'uccisione di Geri); Piattoli, Codice 52, 100, 101, 106, 148.