SANT'AMBROGIO, Banco di
Fu istituito nel 1593 dall'amministrazione del comune di Milano a iniziativa di G. Antonio Zerbi, uomo di larga esperienza commerciale, con l'intento di procacciarsi dai privati cittadini prestiti anche di piccole somme a condizioni meno onerose di quelle richieste dai grossi banchieri.
Regolato da proprî statuti pubblicati nel 1601 e modificati nel 1698, visse oltre due secoli fino alle soglie della rivoluzione francese, quando il debito del banco di S. Ambrogio fu trasportato in separata voce sul Monte di S. Teresa, donde fu assorbito dal Monte Napoleone e poi dal Monte Lombardo-Veneto. Era retto dal vicario di provvisione e dal regio luogotenente, che ne erano membri di diritto, da due dei signori XII di provvisione, da due dei conservatori del patrimonio della città, da due dei LX del consiglio generale, da un dottore collegiato, che suppliva il vicario nella presidenza e da una persona pratica di scritture e di conti. Rilasciava ai mutuanti, almeno sin dal 1675, titoli al portatore. Nel 1639, in seguito all'accrescersi continuo del debito della città, ottenne la libera amministrazione di redditi comunali fino a coprire gl'interessi del debito, e nel 1662 ottenne la piena proprietà dei detti redditi con facoltà di erogare l'avanzo ad ammortamento. Così, avendo dazî e tasse proprie, il banco diventò uno stato nello stato. Il 14 marzo 1771, un decreto restituiva allo stato le regalie del banco garantendone a questo integralmente i redditi, che furono dieci anni dopo mutati in un assegno fisso di circa un milione e mezzo di lire milanesi.
Ridottosi pertanto il banco a svolgere la sola attività di esigere un'annualità dallo stato per pagare gl'interessi ai creditori, esso fu soppresso il 13 agosto 1786. Ripristinato al tempo dell'invasione francese, fu abolito una seconda volta e definitivamente nel 1804: i creditori, in base alla legge 21 marzo di quell'anno, ricevettero il pagamento in titoli di rendita per la metà dell'annualità originaria, e per l'altra metà una cedola infruttifera che si accettava alla pari in conto prezzo di beni nazionali.
Bibl.: E. Greppi, Il banco di S. Ambrogio, Milano 1883, p. 38 (Estr. dall'Archivio storico lombardo, anno X, fasc. 3°, settembre 1883); C. A. Vianello, Il banco di S. Ambrogio, in Città di Milano, maggio 1919, pp. 173-75; C. Beretta, Un fervente propagatore dei principii della banca moderna vissuto a Milano nel secolo XVI, Milano 1924, p. 54.