BANDA (fr. musique militaire, harmonie; sp. banda; ted. Militärmusik; ingl. band)
Il vocabolo ha origine militare: si chiamavano bande i raggruppamenti di un determinato numero di soldati. Il significato musicale è venuto solo molto più tardi, per lenta derivazione, dato che in ogni esercito uno di questi raggruppamenti, di numero certamente molto più esiguo degli altri, era costituito dai sonatori che ritmavano con squilli e con rulli la marcia dei soldati, e li eccitavano al combattimento. Erano squilli di trombe, colpi battuti ritmicamente sugli scudi o su una specie di tamburo formato da pelli distese sulle coperture dei carri, come, per citare un esempio, usavano i Cimbri.
Nel periodo aureo dell'Impero romano troviamo già le prime corporazioni musicali di strumentisti (v. tibicini). I comuni, seguendo l'esempio delle corti feudali, formarono corpi stipendiati di sonatori (chiamati trombetti, pifferi, ecc.).
La più antica corporazione di tali sonatori sembra sia la Filarmonica dei Laudesi, già fiorente a Firenze nel 1232, i cui membri erano riconosciuti quali ufficiali del Comune. Abbondano i documeuti relativi ai sonatori di tuba, trombe e tamburello e più tardi anche di piffero, che con regolare stipendio accompagnano gli eserciti dei varî comuni alla battaglia, partecipano alle feste, figurano in ogni cerimonia ufficiale; e, oltre che a Firenze, a Siena, Pisa, Lucca, Pistoia, Arezzo, Perugia. A Venezia fin dal sec. XIII compaiono, nelle cerimonie ufficiali, le trombe d'argento avute in dono dal pontefice. A Roma, dove era in grande favore la musica, non solo alla corte papale, ma in tutte le piccole corti cardinalizie e principesche, figurano già nella prima metà del sec. XIV i trombettieri e mimi particolari del popolo romano, accanto ai trombetti dei Conservatori e a quelli speciali del Senatore di Roma, regolarmente organizzati e stipendiati.
Né vanno dimenticate le corti dell'Italia settentrionale: i principi d'Acaia, che mandano i musici migliori a perfezionarsi alla fiorente scuola di Ginevra (sec. XIV); i duchi di Milano; le corti di Mantova e Ferrara, dove, fin dal 1441, compaiono musici tedeschi di gran fama. I comuni di Padova e Bologna già nel Trecento vantano veri e proprî concerti bene organizzati; a Venezia si svolgono gare musicali; Urbino, Ravenna, Rimini e la corte aragonese di Napoli seguono la corrente. Dopo il 1492 troviamo bande musicali, di preferenza, sui campi di battaglia.
Anche in Francia, in Inghilterra e in Germania le bande musicali nascono dalle compagnie di musici girovaghi, assoldati dalle varie città o dai signori. A Vienna, fin dal 1288, esisteva la corporazione dei sonatori girovaghi intitolata a S. Nicola, sotto la protezione del conte Pietro di Ebersdorff. Questo esempio fu imitato da molte città imperiali, nei due secoli seguenti, tanto che si vennero a stabilire vere e proprie bande di pifferai o musicanti municipali, sotto la direzione di uno Stadtpfeiffer ("piffero di città"). Queste bande costituiscono il primo germe dal quale vennero le bande moderne: esse si componevano generalmente di pifferi, flauti, cennamelle o pive, viole, tamburi e trombe. Nel 1426 la città di Augusta otteneva dall'imperatore Sigismondo di poter mantenere un corpo di trombettieri e timpanisti municipali, privilegio che poi venne esteso a quasi tutte le città libere.
In Francia, prima di Luigi XIV, i grandi generali assoldavano a proprie spese un certo numero di sonatori, che li accompagnavano al campo e li seguivano in battaglia allo scopo di dar segnali e di rallegrare le truppe nei riposi. Francesco I stabiliva nel 1534 che ogni banda (intesa la parola nel senso militare di truppa) di mille uomini avesse 4 tamburi e 2 pifferi: ci troviamo qui di fronte a una vera e propria organizzazione di tipo reggimentale, con relative fanfare.
Un elemento importante e fattore efficacissimo per lo sviluppo delle bande è l'introduzione del flauto, comparso per la prima volta in Italia alla battaglia di Melegnano (15 settembre 1515), sonato tra gli Svizzeri che facevano parte dell'esercito di Francesco I, e introdotto in Inghilterra per volere di Enrico VIII, che lo fece adottare tra i sonatori della corte e dell'esercito, richiedendone fino a Vienna. Sua figlia, la famosa regina Elisabetta, usava far eseguire durante i pasti, per suo godimento, veri concerti, da ben 12 trombe e 2 timpani, con accompagnamento di pifferi, cornette e tamburi.
Intanto nei principali centri artistici d'Italia si erano venuti organizzando regolari concerti in piazza, con un sonatore di cornetto o di trombone in qualità di direttore. In tale qualità a Firenze, nel 1621, troviamo un Alberto Gregori, padre, sembra, di Annibale Gregori, dotto contrappuntista. Nel 1638 si pubblica a Francoforte un Metodo per imparare a sonare di tromba tanto di guerra quanto musicalmente, di Girolamo Fantini, dedicato a S. A. il granduca di Toscana.
I più noti compositori dei secoli XVII e XVIII, quali Monteverdi, Merulo, Schütz e Gabrieli, s'interessarono della musica per strumenti a fiato e lasciarono composizioni per cornetti e tromboni.
A Roma, già nella prima metà del '500, tre sono le categorie di musici: quelli di Castel S. Angelo, i tamburini di Campidoglio e i trombetti e pifferi pure di Campidoglio; i primi sotto la giurisdizione diretta del pontefice. L'istituzione più importante, fra queste, è quella del Concerto capitolino, che nella prima metà dell'Ottocento si chiamerà Banda capitolina e nella seconda metà dell'Ottocento Banda di Roma. Accanto a questi musici in veste civile ci sono quelli prettarnente militari, presso tutte le truppe di leva dello Stato pontificio.
Fin dal 1708 allo Stato maggiore vennero aggregati piccoli concerti sia per la cavalleria sia per la fanteria, composti generalmente di alcuni oboi e talvolta anche d'un timpano e di un fagotto: erano gli embrioni delle future bande, che si andavano formando gradatamente, con l'aggiunta di altri strumenti, attraverso una lenta evoluzione tecnica, e una volonterosa elaborazione individuale. Alla fine del '700 si dividono in bande propriamente dette (civili) e bande turche (militari); le prime composte di oboi, fagotti, corni, trombe e clarinetti; le seconde composte di serpenti, oboi, grancasse e clarinetti.
A Torino già nel sec. XVI esisteva una banda di tromboni, che nella seconda metà del'600 diventerà bande de hautbois con 12 sonatori, affidata dal duca Vittorio Amedeo II alla direzione e alla riforma del Lulli. Non si sa precisamente quali composizioni il Lulli scrivesse per la banda torinese, ma certamente le marce che egli scrisse per l'esercito francese, sotto Luigi XIV, restano gli esempî migliori di musica per banda tra tutti i tentativi del '600. Nel '700, in generale, tutta la musica scritta per banda ha il carattere di musica da camera per strumenti a fiato, finché nel 1763, per ordine di Federico di Prussia, la musica militare ebbe un organico ben definito, che servì di base al suo progressivo sviluppo anche presso le altre nazioni. L'organico comprendeva due oboi, due clarinetti, due corni e due fagotti; ai quali strumenti subito dopo si andarono aggiungendo uno o due flauti, una o due trombe, controfagotto e serpentone.
Si badi però che nel sec. XVII si chiamava banda (bande in Francia e band in Inghilterra) anche un non numeroso corpo di scelti sonatori di strumenti a corda (così la grande bande dei ventiquattro violini alla corte francese).
La rivoluzione francese contribuì anch'essa, con le feste e le cerimonie speciali, ad accelerare l'evoluzione della banda, e l'11 luglio 1794, in occasione della traslazione del corpo di Voltaire al Panthéon, la musica della guardia nazionale eseguì composizioni espressamente scritte dal Gossec, nelle quali erano introdotti ottavini, tromboni, cassa rullame, grancassa, tam-tam, non mai prima d'allora adoperati.
La più antica partitura a stampa che noi conosciamo è una pubblicazione in dieci parti separate: VI Marches pour harmonie, composées par W. A. Mozart, arrangées par C. A. Goepfert, stampata a Bonn dall'editore N. Simrock verso il 1794.
Nella prima metà del sec. XIX, sono da segnalarsi le sette composizioni di Cherubini esistenti in autografo nella Biblioteca reale di Berlino; le quattro di Beethoven; il Notturno op. 34 di Spohr, pubblicato intorno al 1815 per fiati e musica di giannizzeri. Musica per banda scrissero inoltre G. Spontini, quando nel 1820 fu nominato direttore generale della musica a Berlino; C. M. Weber, per la Società reale dei musicisti inglesi; G. Rossini, in occasione del matrimonio del duca d'Orléans avvenuto a Fontainebleau il 30 maggio 1837; e infine E. Berlioz, che diede la sua Grande sinfonia funebre e trionfale, giudicata da Wagner "grande dalla prima all'ultima nota", nel decimo anniversario della rivoluzione del 1830, per la traslazione delle vittime delle Tre giornate nel monumento loro eretto sulla piazza della Bastiglia.
Le musiche militari ottengono un grande incremento dalle riorganizzazioni operate in Francia nel 1845, per iniziativa del grande fabbricante belga di strumenti, Adolfo Sax, e in Germania del Wieprecht, direttore generale delle musiche militari di Prussia. In Italia, per il momento, le musiche militari restavano stazionarie, tanto che, quando nel 1867 ebbe luogo a Parigi una gara europea di bande, in occasione dell'esposizione, l'Italia non figurò affatto, mentre si presentarono, accanto alle Guide della Guardia imperiale e alla Guardia di Parigi, otto bande venute dall'Austria, dal Baden, dalla Baviera, dal Belgio, dai Paesi Bassi, dalla Prussia, dalla Spagna e dalla Russia. Bande civiche però si andavano intanto formando a Bologna, a Firenze, a Milano, a Napoli e in moltissime altre città, quasi sempre come derivazione di bande sorte per la guardia nazionale.
A Roma, nel novembre del 1871, fu istituita la Banda comunale, con gli elementi che l'anno prima, sotto la direzione del maestro Giuseppe Mililotti, avevano formato la banda della Guardia nazionale; per parecchi anni rimase divisa in due sezioni, che prestavano servizio separatamente, con meno di 40 musicanti per ciascuna sezione. Nel 1882, con il maestro Pezzini, la banda comunale fu riunita in un solo complesso di 68 musicanti, che poi, nel 1885, con l'assunzione del nuovo direttore, maestro Vessella, dnennero 80, divisi tecnicamente per "famiglie", con l'aggiunta di strumenti che mancavano al vecchio organico, cioè: clarinetto piccolo in la bem., clarinetti contralti e bassi; i corni da 2 portati a 4; le cornette da 5 ridotte a 2; introdotti 4 tromboni prima completamente assenti, trombone basso in fa e contrabbasso in si bem.; regolarizzata tutta la famiglia dei flicorni e abolita la forma circolare nei bassigravi e contrabbassi; introdotti i timpani. Questo di Roma fu il primo esempio di formazione regolare d'un complesso bandistico moderno, che si presentò la prima volta al pubblico di Roma il 21 aprile 1886 per l'inaugurazione del monumento a Pietro Metastasio, in Piazza S. Silvestro, con l'esecuzione d'una cantata espressamente composta dal maestro Mazzarella e la cui istrumentazione, elaborata dal maestro direttore, fu la prima partitura scritta secondo il nuovo organico.
Lasciando da parte il vano tentativo di riforma delle bande militari, ordinato nel 1884 dal Ministero della guerra e fallito completamente nei risultati pratici e tecnici, solo nel 1901 si poté ottenere un vero e proprio ordinamento delle bande militari in Italia, a cura di un'apposita commissione che volle fondarsi anche su esperimenti di confronto fra la vecchia organizzazione e la nuova che si proponeva; l'esperimento provò l'eccellenza della nuova banda, pur ristretta, così, a un numero di non più che 46 musicanti. Per quanto nel 1920 le bande reggimentali siano state, per ragioni di economia, ridotte a una per ogni corpo d'armata, il lavoro di questa riforma non può dirsi perduto, perché nello spazio di 18 anni le 94 bande, sistemate su nuovo organico e sparse in tutta Italia, hanno dimostrato che è possibile ottenere buoni risultati con l'adozione di quei nuovi criterî. Particolarmente nell'Abruzzo, nella Puglia e in Toscana, è oggi ben difficile trovare, pur nei più piccoli centri, una banda organizzata secondo i vecchi sistemi.
Banda in palcoscenico. - Una funzione speciale della banda è quella che essa assolve in molte opere, sonando, visibile o no, sul palcoscenico. Trascurando le origini e i primi esempî di siffatta intromissione di un complesso di strumenti a fiato entro la compagine vocale-strumentale del melodramma, rileveremo che una particolare importanza essa conseguì nel grand opéra francese e sue derivazioni, per pezzi di carattere talora marziale, talaltra festoso e anche mondano, quando cioè sfilano sulla scena i soldati oppure quando vi si svolge una festa. Limitandoci alle opere italiane, citiamo fra quelle di Verdi: Don Carlos, Aida, Otello per il primo caso, Rigoletto e La Traviata per il secondo. Tra le opere più recenti vanno ricordate Parisina di Mascagni, Turandot di Puccini, Fra Gherardo di Pizzetti, ecc.
Bibl.: F. Cancellieri, Storia di solenni possessi di Sommi Pontefici, Roma 1802; G. Kastner, Manuel général de musique militaire à l'usage de l'armée française, Parigi 1848; L. F. Valdrighi, Cappelle, concerti e musiche di Casa d'Este dal sec. XV al XVIII, Modena 1884; G. Zippel, I sonatori della Signoria di Firenze, Trento 1892; F. Saraceno, Saggi storici, Pinerolo 1894; S. Cordero di Pamparato, Per la storia delle musiche militari piemontesi dal 1567 al 1798, in Gazzetta del Popolo della Domenica, 19 luglio 1896; H. Macaulay, The story of the flute, Londra 1904; P. Molmenti, Storia di Venezia nella vita privata dalle origini alla caduta della Repubblica, 4ª ed., Bergamo 1905; D. Caporali, Le musiche militari dei Romani, in Rassegna Dorica, I (1930), n. 4°.