BANDELLI, Bandello
Nacque verosimilmente intorno alla metà del secolo XIV, da Michele, di famiglia lucchese di elevata condizione. Nel 1372 intraprese gli studi di diritto canonico a Bologna. Le notizie che vogliono il B. impegnato negli studi legali - quelli civilistici dovettero precedere i canonistici - fin dal 1368, e quelle che lo vogliono laureato in entrambi i diritti, potrebbero essere confermate sia da un documento lucchese dell'8 genn. 1379 che, qualificando il B. addottorato "in decretalibus", tratta del sussidio quadriennale assegnatogli per tali studi dal Comune di Lucca nella misura di dieci fiorini d'oro l'anno, sia da un documento bolognese del 13 febbr. 1371, riguardante il conferimento al B. della prima tonsura: in questo egli è presentato come studente in diritto civile. Per alcuni autori tuttavia il B. figura solo come "decretorum doctor".
Il 16 sett. 1387 fu perfezionata l'elezione del B. a vescovo di Città di Castello, nella cui cattedrale egli celebrò la messa solenne il giorno di Natale dello stesso anno.
Nella diocesi tifernate il B. rimase vent'anni, nel corso dei quali la città e il territorio, frequentemente travagliati dalle armi dei Perugini, dei marchesi del Monte S. Maria, degli Ubaldini (1398), ma soprattutto delle compagnie straniere, videro una memorabile manifestazione della religiosità popolare, quando, dal principio di settembre del 1399, si mossero per il territorio tifernate processioni di migliaia di persone - si dice sedicimila nel settembre - commosse dalla asserita apparizione di un misterioso pellegrino in Scozia.
Del governo episcopale del B. si possono ricordare la consacrazione della chiesa di S. Agostino avvenuta il 7 giugno 1388, la scomunica subita il 24 dic. 1390 ad opera del cardinale camerlengo per non aver pagato i "communia servitia", scomunica da cui fu assolto il 14 maggio 1394 da Ercolano, abate di S. Antimo di Perugia. Frequenti furono le liti con l'abate del monastero di S. Giovanni di Borgo S. Sepolcro, riguardo a motivi di giurisdizione su Borgo, per sostenere le quali il B. dovette anche farsi prestare dal Comune 200 fiorini d'oro; una transazione fra il suo predecessore Buccio e l'abate fu annullata; Bonifacio IX peraltro, con breve dei 1401, esentò l'abate dalla giurisdizione del vescovo di Città di Castello; tale esenzione fu confermata nel 1404 da Innocenzo VII, nonostante che il B. avesse cercato di appellarsi contro la decisione.
Ai compiti pastorali si aggiunsero particolari incarichi affidatigli dai pontefici. Così Urbano VI il 2 giugno 1388 lo destinò nunzio apostolico in Germania e in Boemia con facoltà. di rivedere i conti a tutti i collettori apostolici, e Bonifacio IX lo nominò il 28 ott. 1394 collettore generale di tutte le rendite della Camera apostolica nel ducato di Spoleto e in Perugia, Nocera, Chiusi, Cortona, Assisi, Foligno, Gubbio, Città di Castello. Secondo taluni autori, il B. sarebbe stato collettore in Toscana e nel ducato di Spoleto prima dell'elezione episcopale; e si ricordano anche Todi, Siena, Arezzo, fra le diocesi nelle quali il B. esercitò l'opera sua al servizio dell'amministrazione finanziaria pontificia; in questa è assai verosimile che abbia in effetti iniziato la sua carriera ecclesiastica.
Il 13 maggio 1407 Gregorio XII trasferì il B. alla sede vescovile di Rimini, appena questa rimase senza titolare. E il 19 settembre dell'anno seguente, allorché volle rinforzare le file dei suoi fedeli messe in crisi dallo scisma, lo nominò da Siena cardinale di S. Balbina. Grandi feste furono decretate a Città di Castello il 19 ott. 1408 per il passaggio del B. che si recava a Siena a ricevere il cappello dalle mani del pontefice, per il quale stava rapidamente avvicinandosi il giorno della deposizione pisana. Nel conferirgli il titolo cardinalizio Gregorio XII scioglieva il B. dal vincolo che lo univa alla Chiesa riminese e gliene affidava il governo come commendatario (Tonini). Il B. fu chiamato anche, impropriamente, "cardinalis Ariminensis".
A Gregorio XII, che il 1° genn. 1411 (Tonini, 1412) gli conferiva la facoltà di dispensare del 4° grado i sudditi del dominio veneto, che lo aveva nominato legato, oltre che in territorio veneto, anche in quello di Romagna, che il 25 marzo 1411 gli affidava il compito di indagare sulla condotta dell'abate di S. Emiliano della diocesi eugubina, il B. rimase fedele, mentre, come conseguenza della deposizione del papa, il suo titolo cardinalizio veniva contestato. Essendosi il pontefice rifugiato a Rimini alla fine del 1412 presso Carlo Malatesta, il B. lo ricevette solennemente il giorno dell'Epifania del 1413 nella chiesa cattedrale.
Seguita il 4 luglio 1415 nel concilio di Costanza la rinuncia al pontificato di Gregorio XII, ma dichiarati legittimi i suoi atti, anche la nomina del B. e quella di altri dodici cardinali fu riconosciuta valida. Poco dopo, il 25 dic. 1415, il B. morì a Costanza. Alcuni autori collocano la sua morte nel 1417, l'Eubel nell'ottobre 1416. Fu sepolto a Costanza nella chiesa degli agostiniani "absque magna pompa, opibus quippe destitutus". Il 31 dicembre i cardinali del concilio comunicavano la notizia ai canonici di Rimini.
Una lettera del B., datata 1396, all'abate di S. Salvatore sul Monte Amiata, ricordata dall'Oldoini e vista dall'Ughelli, ha fatto annoverare il B., per il vero impropriamente, "fra i Cardinali letterati".
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