FAMILIATI, Bandino (Bandino Pisano)
Nacque a Pisa intorno al 1160.
Poche le notizie sulla sua famiglia: lo si può ritenere senz'altro di origini non oscure se un omonimo, probabilmente suo familiare, è ricordato fra i consoli del Comune di Pisa per l'anno 1167; recenti studi hanno inoltre diffusamente illustrato l'attiva partecipazione di appartenenti alla casa dei Familiati alla vita economica e politica pisana nella seconda metà del XII secolo. Il prestigio dei Familiati è inoltre testimoniato da una fonte letteraria del sec. XIV, che ricorda una "Torre de Famiglitti da Domo" esistente a Pisa nell'anno 1291.
Incerti dati abbiamo in merito al suo curriculum di studi: il Sarti lo vuole studente nell'ateneo bolognese, mentre un'altra tradizione erudita suppone che il F. abbia compiuto l'intero ciclo della sua formazione culturale e professionale presso maestri e scuole della sua città natale.
Prima di comparire fra i docenti dello Studium di Bologna, il F. partecipò alla vita pubblica pisana comparendo, nel 1188, tra i firmatari di un trattato di pace fra Genova e Pisa. A partire dal 30 dic. 1198 il F., coetaneo di autorevoli giuristi quali Azzone e Jacopo Baldovini, fu chiamato ad insegnare presso l'università di Bologna: in quel giorno, infatti, giurava solennemente ai rettori ed agli ufficiali del Comune di garantire, per i successivi due anni, l'insegnamento di diritto civile concessogli dallo Studium bolognese.
Nelle fonti emerge, per gli anni successivi, l'intensa presenza del F. negli atti e nelle pubbliche attività della vita cittadina: partecipazione abituale per giuristi nell'età comunale, quando il ruolo del giurisperito assunse una primaria funzione, di sostegno e consulenza, per le ricorrenti questioni di natura pubblica che la nuova istituzione politica doveva affrontare e risolvere.
Nel 1203 il "legum doctor Bandinus" compare, in qualità di teste, all'accordo intercorso fra il Comune di Cento ed il Comune di Galeria in merito ai rispettivi confini. L'accordo fu favorito dall'opera di mediazione di Gerardo Ariosto, all'epoca vescovo di Bologna, e sostenitore delle richieste del Comune di Cento. Un'altra controversia, intorno ai limiti dei rispettivi confini tra i Comuni di Rimini e Cesena veniva risolta, testimone lo stesso F., nell'agosto del 1205.
L'anno successivo il F. ricompare, insieme con un altro importante doctor legum, il Bagarotto, in qualità di teste nel rinnovo di una concessione enfiteutica rilasciata dall'abate del monastero di S. Stefano di Bologna. Lo stesso abate promosse, nel gennaio del 1207, una causa con i canonici della chiesa di S. Stefano e S. Giovanni in Monte, in merito all'affidamento di alcuni possedimenti terrieri, causa nella quale il F. intervenne in veste di giudice. Su tale questione fu richiesto un intervento anche della corte pontificia: in un mandato emanato dalla Cancelleria di Innocenzo III, redatto il 10 dic. 1207, veniva infatti nominato un giudice d'appello che confermò, il 24 sett. 1208, le decisioni del Familiati.
Nel maggio del 1209 i territori di Medicina e Argelato e del contado di Imola, occupati dopo la morte dell'imperatore Enrico VI dal Comune di Bologna, furono restituiti a Wolfger (Volchero), patriarca, di Aquileia e legato di Ottone IV. Il F. fu testimone alla solenne cerimonia conclusasi fra questo e Guido da Lambertino vicario del podestà di Bologna, Gigliolo di Sesso. Negli atti pubblici bolognesi il F. ricompare il 19 febbr. 1216, quando fu fra i firmatari del rinnovo dei patti intercorrenti fra la città di Firenze e quella di Bologna, in materia di rappresaglie. Sempre in quell'anno era stato presente alla contesa, discussa nel palazzo comunale di Bologna, fra il monastero di S. Silvestro di Nonantola ed il vicino Comune di Crevalcore, in merito allo sfruttamento di un terreno boschivo denominato "la saliceta".
Tutte le testimonianze edite che abbiamo intorno al F. illustrano la sua fattiva collaborazione e presenza nel risolvere aspetti giuridici e legali di natura pubblica. Scarsi sono, al contrario, i dati in merito alla sua attività d'insegnamento continuata, con ogni probabilità, nel corso degli stessi anni presso lo Studium di Bologna. Ricordato come apprezzato glossatore, la fama e l'opera del F. scomparvero all'interno del complesso corpus di glosse redatto da Accursio nella prima metà del '200, dove il suo lavoro esegetico è presente, molto raramente, segnalato con la sigla "Ba".
Odofredo Denari nella sua Lectura super Codice, così ricca di dati ed aneddoti intorno ai primordi della scuola e della riflessione giuridica bolognese, rammenta un processo, di cui sono ignote le circostanze ed i dati cronologici, al quale parteciparono molti giuristi, fra i quali lo stesso F. che, insieme con Iacopo Baldovini, sostenne intorno al capitolo Momentariae possessionis del titolo Qui legitimam (3, C., 3, 6) un'opinione contrastante con le tesi dei suoi colleghi Azzone ed Ugolino de Presbiteris. Così, Cino da Pistoia, nella sua puntuale disamina della legge Hac consultissima (B, C., 6,22), ricorda l'opinione del F., "Qui fuit Pisanus et tractavit utiles quaestiones". Testimonianza di tali quaestiones èpresente negli statuti dell'università padovana, redatti nel 1331 ed esemplati sul modello bolognese, che contemplano anche delle Questiones Bandini trascritte, ancora agli inizi del XIV secolo, dai locali stationarii. Le originarie quaestiones del F. avevano comunque già subito, come sostenuto da G. Fransen (Cortese, p. 237), modifiche e rimaneggiamenti, dove non erano estranei gli apporti testuali e dottrinali di autori più tardi; èquesto forse il caso delle Questiones Bandini conservate in un manoscritto della Biblioteca della cattedrale di Toledo (ms. 40-6, cc. 219rb-223va). Memoria del F. serbano anche il canonista Enrico da Susa, nonché Bartolo da Sassoferrato, senza che essi forniscano ulteriori dati circa il valore complessivo della sua personalità.
Il F. morì nel 1218, probabilmente nel mese di gennaio, e fu sepolto nella chiesa di S. Salvatore di Bologna, lasciando ai canonici della chiesa la somma di 3 lire d'oro. Suoi esecutori testamentari furono il vescovo Enrico di Fratta ed il priore dell'eremo camaldolese.
Fonti e Bibl.: Fragmenta historiae Pisanae, in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., XXIV, Mediolani 1738, col. 660; Odofredus, Lectura super Codice, I, Lugduni 1552, p. 138; Cyni Pistoriensis In Codicem doctissima commentaria, II, Francoforti ad Moenum 1578, p. 365; L. A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi, III, Mediolani 1740, col. 902; G. Tiraboschi, Storia dell'augusta badia di S. Silvestro di Nonantola, II, Modena 1785, p. 355; L. V. Savioli, Annali bolognesi, II, 2, Bassano 1789, pp. 203, 252, 276, 298, 367; M. Fantuzzi, Monumenti ravennati, Venezia 1803, pp. 301, 303; J. F. Böhmer, Regesta Imperii, V, Die Regesten des Kaiserreichs ... 1198-1272, III, Innsbruck 1892, p. 1797; Chartularium Studii Bononiensis, I, Bologna 1909, pp. 9, 15; XII, ibid. 1939, pp. 114, 116, 119, 121; G. G. Trombelli, Memorie istor. concernenti le due canoniche di S. Maria e di S. Salvatore insieme riunite, Bologna 1752, pp. 87 s., 332; G. M. Mazzuchelli, Gli scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, p. 228; Memorie istor. di più uomini illustri pisani, III, Pisa 1792, pp. 73-83; G. Tiraboschi, Storia della letter. ital., II, Milano 1833, p. 112; F. C. von Savigny, Geschichte des römischen Rechts im Mittelalter, IV, Heidelberg 1850, pp. 391 ss.; F. Buonamici, I giureconsulti di Pisa al tempo della Scuola bolognese, in Per l'VIII centenario dell'Università di Bologna, Studi giuridici e storici, Roma 1888, pp. 34 s.; M. Sarti-M. Fattorini, De claris Archigymnasii Bononiensis professoribus, I, Bononiae 1888, pp. 100 s.; II, ibid. 1896, pp. 27 s., 286, 288; B. Brugi, Ilcatalogo dei libri degli Stationarii negli statuti dell'Università bolognese dei giuristi, Modena 1919, pp. 12, 20 s.; E. Besta, Fonti, in Storia del diritto italiano, diretta da P. Del Giudice, I, 2, Milano 1925, p. 804; A. Sorbelli, Storia dell'Università di Bologna, I, Il Medioevo (secc. XI-XIV), Bologna 1940, pp. 69, 72; E. Cristiani. Nobiltà e popolo nel Comune di Pisa, Napoli 1962, pp. 118 n. 140, 389; A. Garcia y Garcia-R. Gonzalez, Catálogo de los manuscritos juridicos medievales de la catedral de Toledo, Roma-Madrid 1970, p. 149; I. Fried, Die Entstehung des Juristenstandes im 12. Jahrhundert, Köln-Wien 1974, passim; E. Cortese, Legisti, feudisti e canonisti: la formazione di un ceto medievale, in Università e società nei secc. XII-XVI, in Atti del IX Convegno intern. d. Centro italiano di studi di storia ed arte. Pistoia…, Pistoia 1982, p. 237.