BANDUSIA
. È il nome di un luogo della Puglia, dove esistette un fons Bandusinus, o piuttosto il nome della ninfa abitatrice della sorgente. Il nome durava ancora al tempo di papa Pasquale II e ricorre in una bolla dello stesso all'abate del monastero di S. Maria apud Bantium (anno 1103), cui viene donata ecclesiam Sanct. martyrum Gervasii et Protasii in Bandusino fonte apud Venusiam (Ughelli, Italia sacra, 2ª ed., VII, p. 30).
Infatti una fonte a sei miglia circa da Venosa fu rintracciata dal Capmartin de Chaupy, alla ricerca di memorie oraziane, nella localitb detta Palazzo (Découverte de la maison d'Horace, Roma 1769, III, pp. 363 segg., 536 segg). La conseguenza che il Capmartin ne trasse nei riguardi dell'esegesi oraziana fu questa, che il fons Bandusiae, di cui parla Orazio nell'ode tredicesima del libro terzo, non vada cercato nella villa del poeta o nelle sue vicinanze in Sabina, secondo la tradizione dei commentatori, che risale già allo pseudo-Acrone (Bandusia. Sabinensis agri regio est, in qua Horati ager fuit), ma si debba invece ritenere che quella poesia fosse ispirata a Orazio da un viaggio in Puglia nel quale egli avrebbe rivisto la sorgente della sua terra natale. Questa interpretazione fu accolta e difesa nel commento alle odi di Orazio dal grande antiquario Carlo Fea (1811). Se non che di questi viaggi di Orazio in Puglia, tranne quello che fu di passaggio verso Brindisi nel 37 a. c. (Sat., I, 5), non si ha notizia, e l'ode in questione non sembra possa essere stata ispirata da una visita di passaggio, ma piuttosto doversi riferire a un non breve soggiorno. Così altri tennero fede all'interpretazione tradizionale e pensarono che Orazio alla sorgente della sua villa sabina, cui la poesia sarebbe rivolta, avesse imposto il nome di fons Bandusiae in memoria appunto della sorgente pugliese, sicché nella toponomastica antica sarebbero da distinguere due fontes Bandusiae: uno in Puglia, presso il quale Orazio crebbe e che sarebbe il fons di papa Pasquale, l'altro quello così nominato da Orazio in memoria del primo, nei pressi della sua villa sabina: opinione espressa già da G. Boissier nelle sue Nouvelles promenades archéologiques (Parigi 1886, p. 30) e accolta dal Pascoli (Lyra, 8ª ed., Livorno [1926], p. 251) e da Giustino Fortunato (Rileggendo Orazio, Roma 1926, p. 24 segg.). Se si accetta quest'ipotesi, l'identificazione di questo secondo fons Bandusiae è da farsi, sembra, col Fonte Bello o Fonte degli oratini nella valle del Licenza (G. Lugli, La villa sabina di Orazio, in Monumenti antichi pubblicati per cura della R. Accademia dei Lincei, XXXI, 1926).