BANGLA DESH
Nuovo stato indipendente, costituito nel 1972 in seguito alla separazione della provincia orientale del Pakistan dal governo centrale di Rawalpindi. Ha una superficie di 142.776 km2, con 71.300.000 ab., secondo il censimento del 1973. Racchiuso tra l'India, la Birmania e l'Oceano Indiano, il B. D. (= paese bengalese) è caratterizzato da un territorio prevalentemente pianeggiante, esteso com'è sui delta del Gange e del Bramaputra. La pianura alluvionale, creazione di numerosi fiumi (Gange, Bramaputra-Jamana, Tista e Surma-Meghma), è bordata a est dall'altopiano di Shillong, dai monti di tipo himalayano di Chittagong e a nord dall'ondulato bassopiano di Barind.
Essa può dividersi in due regioni: una (paradelta), corrispondente alla sezione più settentrionale, è situata al di sopra del livello delle inondazioni ed è tipica per il suo terreno ferruginoso detto khiyar; l'altra, più estesa, abbraccia la sezione centrale e meridionale e si presenta bassa, in gran parte depressa e acquitrinosa. Il suo ultimo tratto, decisamente anfibio, è occupato da una fitta foresta di mangrovie che nella parte occidentale prende il nome di Sundur bans (= bella foresta). Il clima è spiccatamente monsonico, con alte temperature e grande abbondanza di precipitazioni (oltre 3000 mm annui in media), distribuite in una sola stagione, da aprile a ottobre. In questo periodo si assiste di frequente anche alla formazione di cicloni che provocano nelle regioni anfibie già facilmente inondabili, anche invasioni di alte onde di marea. Pure essendo poco esteso, il B.D. ospita una popolazione assai fitta (densità media 441 ab. per km2), formata in prevalenza da Bengalini, originari delle stirpi più antiche della penisola indiana, che parlano il bengali e professano l'islamismo per oltre l'80%. Essi vivono distribuiti per lo più in numerosissimi piccoli villaggi in cui la dimora più diffusa è costituita da misere capanne rettangolari con muri di fango e tetti di stoppa a doppio spiovente; i villaggi sorgono prevalentemente in vere e proprie isole artificiali o in zone emergenti dal livello delle inondazioni. La densità di popolazione del B.D. tocca le sue punte massime nell'area deltizia, dove vivono più di 2000 ab. per km2. Le ingenti perdite umane provocate dalla secessione e dalla terribile alluvione del 1970 non consentono tuttavia ancora di attribuire una realistica e sicura attendibilità ai dati relativi all'odierna distribuzione quantitativa e qualitativa della popolazione dello stato e alla struttura professionale degli abitanti. L'urbanesimo, comunque, sembra un fenomeno poco diffuso; le uniche vere e proprie città sono la capitale Dacca (560.000 ab.), situata nel cuore del delta, dove forma un'unica conurbazione con la vicina Narayanganj e Chittagong (440.000 ab.), buon porto alla foce del Karnafuli.
Le attività agricole, cui è dedito circa il 90% della popolazione attiva, rappresentano la fonte principale dell'economia del Bangla Desh. Il riso (15 milioni di q annui), il tè, la canna da zucchero e specialmente la iuta (10 milioni di q annui) alimentano una discreta corrente di esportazione verso gli Stati Uniti, la Cina, il Giappone, Hong Kong, la Rep. Fed. di Germania e l'Italia. Favorevoli prospettive offre pure l'allevamento del bestiame, che, oltre ai numerosi ovini e caprini, conta anche un buon numero di bovini. Scarse sono invece le risorse forestali, tra le quali un posto di rilievo è occupato dal bambù. I prodotti della pesca, sia delle acque interne anfibie (220.000 t annue) che marittime (40.000 t annue), vengono in gran parte essiccati e salati e avviati verso i mercati stranieri (Giappone, Cina, Hong Kong).
Le attività industriali sono piuttosto esigue per la mancanza di capitali e l'assoluta insufficienza di manodopera qualificata; però un certo impulso è venuto dal recente sfruttamento dell'energia idroelettrica e dai non rilevanti giacimenti di carbone (Sylhet e Rajshahi), di petrolio e gas naturali (Sylhet), che hanno consentito nel primo caso soprattutto una cospicua intensificazione dell'industria tessile (iuta) e nel secondo un relativo sviluppo dell'industria chimica (Ghorsal, Fenchugang, Chittagong), siderurgica (Chittagong), del cemento, ecc. Notevole è ancora il peso dell'artigianato, praticato in tutto il paese. Il nodo principale è Chittagong, per il cui porto passano circa 4 milioni di t di merce all'anno, seguito dall'aeroporto di Tergaon-Dacca; importanza notevolissima per le comunicazioni interne hanno le arterie fluviali.
Bibl.: Autori vari, The Far East and Australasia 1975, Londra 1975.
Storia. - La parte orientale del Bengala, a maggioranza musulmana, dal 1947 faceva parte del Pakistan. Questo nesso però veniva eroso da gravi attriti; oltre alla mancanza di contiguità territoriale, v'era la differenza linguistica, per cui si era dovuto rinunziare a imporre ai bengalesi l'uso dell'urdu come lingua ufficiale. Inoltre questa regione povera e sovrappopolata, che pure forniva con la juta la componente maggiore delle esportazioni del Pakistan, si riteneva sfruttata economicamente e posposta nell'attribuzione dei pubblici uffici. In poche parole, nulla aveva in comune col Pakistan tranne la religione. Queste gravi difficoltà non furono mai superate anche per l'incapacità di tutti i governi succedutisi nel Pakistan di aderire a una soluzione confederale. Inoltre i due conflitti del 1965 con l'India, le cui cause erano estranee e non sentite nel Bengala, avevano leso, con l'interruzione del commercio, gl'interessi di quest'ultimo. Ne derivò una sempre più insistente richiesta di completa autonomia, di cui si fece interprete la Lega Awami sotto la guida di Shaikh Mujib ur-Rahman; nel febbraio 1966 essa formulava un programma in sei punti, che mirava a dissolvere il Pakistan in una confederazione con un debole potere centrale. Mujib ur-Rahman fu arrestato quasi subito, il che causò gravi disordini; la sua detenzione durò tre anni. Nel marzo del 1969 un'altra serie di gravissimi incidenti portò a una paralisi completa dell'apparato governativo, con molte vittime. Poco dopo, la già pesante situazione economica riceveva un colpo durissimo dal ciclone del 12 novembre 1970, una delle più gravi catastrofi naturali di questo secolo (più di 200.000 morti). Esso acuì al massimo il malcontento popolare contro il governo, accusato di lentezza e insufficienza dei soccorsi.
Per tutte queste cause le elezioni generali del 7 dicembre 1970, che diedero una schiacciante vittoria alla Lega Awami, furono seguite da una situazione estremamente tesa e da un vero collasso dell'amministrazione. Dopo vane trattative, il 26 marzo 1971 il governo pakistano incaricò il suo esercito di ristabilire l'ordine a ogni costo, il che fu fatto con estrema durezza. La Lega Awami fu posta fuori legge, il suo capo arrestato e imprigionato nel Pakistan occidentale. I suoi partigiani (tra cui un buon numero di soldati bengalesi) si diedero alla macchia, formando un esercito di liberazione e proclamando il 26 marzo l'indipendenza del Bangla Desh. Tuttavia le possibilità di successo contro le truppe regolari e le loro unità corazzate sarebbero state scarse, senza l'aiuto palese e massiccio dell'India. Si giunge così a uua breve guerra (v. india, in questa App.) conclusasi il 16 dicembre 1971 con la resa delle truppe pakistane nel Bangla Desh. Mujib ur-Rahman, liberato dal carcere, assunse la guida del nuovo stato come primo ministro (10 gennaio 1972). Dopo lunghe trattative a tre l'indipendenza fu formalmente riconosciuta dal Pakistan il 22 febbraio 1974 e pochi mesi dopo il B. veniva ammesso all'ONU.
Un'amministrazione inesperta si trovava di fronte a problemi enormi e a una situazione economica quasi disperata in un paese devastato dal ciclone e dalla guerra e soggetto a una tremenda pressione demografica (nel 1971 il B. aveva 71 milioni di abitanti, con un aumento del 40% in dieci anni). I cosiddetti Bihari, ossia i musulmani indiani rifugiatisi nel B. dopo il 1947, avevano parteggiato per il Pakistan, costituendo unità ausiliarie che si erano distinte nella repressione; dopo la liberazione essi attraversarono momenti tragici, finché furono in buona parte trasferiti nel Pakistan. Per salvare l'economia furono nazionalizzate le banche, le società di assicurazione, gli iutifici, le fabbriche tessili, la navigazione interna. L'India (che aveva quasi subito ritirate le sue truppe) concesse aiuti, e altri furono ottenuti dall'URSS, dall'America e da paesi minori. La costituzione definitiva fu promulgata il 16 dicembre 1972 e le elezioni del marzo seguente diedero nuovamente una vittoria totale alla Lega Awami. Ma ciò non valse a ristabilire la normalità nel paese, dove le violenze politiche, il banditismo, gli assassinî segnavano un crescendo impressionante. Quando a ciò si aggiunsero le gravi inondazioni e la carestia dell'estate-autunno 1974, il governo dovette nel dicembre proclamare lo stato d'emergenza. Onde riprendere in pugno la situazione, Mujib ur-Rahman emendò la costituzione, mutando il B.D. in una repubblica presidenziale e facendosene eleggere presidente (25 gennaio 1975).
In seguito a ciò un gruppo di ufficiali (i cosiddetti "maggiori") compí un sanguinoso colpo di stato: Mujib ur-Rahman venne ucciso con tutta la sua famiglia (15 agosto 1975), la costituzione fu sospesa, vennero sciolti tutti i partiti e imposta la legge marziale. Il governo militare non riuscì tuttavia a consolidarsi e fu a sua volta rovesciato da due successivi colpi di stato dei generali dell'esercito (3 e 7 novembre 1975). Prima di arrendersi, i "maggiori" trucidarono tutti i superstiti del gruppo che nel 1971 aveva creato il nuovo stato. Il giudice supremo Abu Sadat Mohammed Sayem divenne presidente; ma il potere effettivo rimase nelle mani dei tre capi di stato maggiore delle forze armate. Gradualmente la situazione si normalizzò e il nuovo regime ha tentato di avviare il paese verso un ritorno ai sistemi democratici, pur mantenendo in vigore la legge marziale.
Bibl.: J. Sen Gupta, History of the freedom movement in Bangla Desh 1947-1973, New Delhi 1973; B.-H. Lévy, Bangla Desh, nationalisme dans la révolution, Parigi 1973.