Banksy
– Pseudonimo di artista inglese (n. Bristol 1974 o 1975), street artist tra i più famosi, la cui identità non è nota. Iniziò la sua attività alla fine degli anni Ottanta con i Bristol’s DryBreadZ nella sua città natale dove, nel 1998, organizzò insieme a Inkie (Tom Bringle) il Wallas on fire, la prima manifestazione di Street art inglese, per trasferirsi poi a Londra. Dapprima con graffiti disegnati a mano, poi adottando la tecnica dello stencil, B. ha imposto i suoi messaggi politici con uno stile ironico e un’estetica diretta e intelligibile «come quella di un manifesto pubblicitario» (S. De Gregori, Banksy, il terrorista dell’arte, 2010): celebri ormai i suoi rats (simbolo degli writers), il black bloc nell’atto di lanciare un mazzo di fiori, i due bobbies che si baciano, la cameriera che nasconde vista da tutti la polvere sotto il muro (metafora dell’AIDS), i personaggi di Pulp fiction che impugnano banane in luogo delle pistole, gli 'squarci' in trompe l’oeil sul muro divisorio in Cisgiordania; celebri anche i suoi eclatanti gesti di ‘guerrilla art’, come le incursioni nei musei (per es. nel 2005 al Metropolitan museum di New York, dove appese inosservato il ritratto di una dama che indossa una maschera a gas), negli zoo (per es. a Londra nella gabbia dei pinguini dove lasciò scritto a caratteri cubitali «We’re bored of fish»), a Disneyland, dove nel 2006 riuscì a introdurre una scultura raffigurante un detenuto di Guantanamo. Ha ricevuto una nomination all’Oscar per il documentario Exit through the gift shop (2010). Troppo famoso e ormai commerciale secondo alcuni per conservare la sua carica anti-istituzionale – le sue opere hanno raggiunto quotazioni altissime e sempre più raramente vengono rimosse –, B. ha certamente trasformato gli equilibri della street art, fenomeno prima di lui autoreferenziale e sempre al limite del vandalismo, sottraendola alla marginalità e rendendola fruibile a tutti.